domenica 23 dicembre 2007
Feudalesimo infinito...
sabato 10 novembre 2007
Donne italiane, le più discriminate
sabato 27 ottobre 2007
Riceviamo e pubblichiamo
Egregio presidente Del Boca,
è pur vero che tra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare, ma Lei evidentemente non è aggiornato sulla nostra professione in Campania.
Dire che non esistono giornalisti di seria A o di serie B non è soltanto una fandonia, ma è la chiara volontà di nascondere una prassi morale, un modus vivendi, che sta portando il nostro mestiere alla deriva. E badi bene: non ho parlato di demagogia, anche se pare proprio che si tratti di quello. Invece di riempirsi la bocca di parità e di tutele che in effetti non esistono e non sono mai esistite, perché non si occupa di quell'esercito sconfinato di giornalisti di serie C, D ed E che non hanno che mangiare, che non li vuole nessuno perché non hanno il santo in paradiso, che non hanno tessere di partito nelle tasche già bucate e che non possono contare sulla tutela di nessuno se non la propria e a proprie spese? Le si chiede troppo? Perché non va ad infilare il naso nel gotha dell'ordine regionale della Campania dove vivono sulle spalle dei contribuenti senza avere nemmeno la sensibilità di trattarti come una persona e non come un numero d'ordine? Perché il giornalismo italiano sta diventando tanto simile alla politica da quasi emularla? E' mai possibile che i rapporti con le sfere alte della categoria professionale vadano mantenuti solo ed unicamente in vista di elezioni di qualsiasi genere? Io ad esempio, come giornalista non catalogato in nessuna serie perché inesistente, ma buono solo ad andare a votare o a pagare l'obolo annuale ad ordine e sindacato, vengo preso in considerazione da qualche rappresentante di Via Cappella Vecchia solo ed unicamente quando si ha bisogno del mio consenso elettorale, o quando non risulto essermi svuotato il portafogli per far campare loro. Le sembra giusto? Anch'io, come migliaia di colleghi campani come me, ho dei bisogni e delle necessità urgenti ed impellenti, ma io non ho il santino da mostrare innanzi alle porte di S. Pietro, né posso dire "mi manda Picone". Io non ho mai avuto fortuna in questo lavoro che amo più d ogni altra cosa, e quel poco che sono riuscito fare è stato solo grazie a imprese ciclopiche e rischi personali. Mica sono uno delle decine di redattori nullafacenti che mammarai napoletana ha sistemato (do ut des) a stipendio fisso dentro le mura di viale Marconi, né sono una delle tante (a questo punto mi rammarico di non essere nato donna) che sculettando a destra e a sinistra si son fatte spazio nel mondo dell'informazione regionale ed extraregionale.
Io appartengo a quella categoria di giornalisti che se inviano un curriculum non ricevono neppure risposta, a quella sfera di dimenticati ed abbandonati che neppure se si propongono 'gratis et amore dei' riescono a carpire un si subordinato o meno che sia;uno di quelli che se va da un politico per una raccomandazione, sbaglia sempre politico e non ottiene nulla se non aria fritta ceduta gratuitamente. D'altra parte vengo da Benevento, la patria della politicizzazione della categoria, il fulcro del sistema politica-informazione, il pianeta delle scimmie, dove se non ti batti il petto e ussi alla luna rossa, o sotto ad un campanile, Le assicuro che non succede nulla. Allora, mi domando e dico: perché continuare a fantasticare ed idealizzare un mondo professionale che non esiste? Dov'è la giustizia, o la parità de diritti? Costa così tanto in termini pratici dire ad alta voce che chi è dentro è dentro e chi è fuori resta irrimediabilmente fuori?
Per non dirlo significa che il giornalismo vuole emulare la politica: illudere, sempre illudere, mai dare, solo ricevere. Questa è l'Italia della seconda repubblica, purtroppo.
Parola di uno che si è ustionato troppe volte e continua ad ustionarsi.
Rosario Lavorgna
Un giornalista di serie z
http://rosariolavorgna.splinder.com
sabato 13 ottobre 2007
Ad ognuno la sua faccia
A sinistra la faccia rassicurante di Rosy Bindi, capelli grigi corti, occhiali, espressione serena ed immagine di donna abituata ad occuparsi di grandi questioni. “Partito democratico per davvero” è lo slogan scelto ad accompagnare la foto della ministra.
A destra la valletta Elisabetta Canalis, che è stata ospite presso una discoteca dal nome evocativo: “Mediterraneo”. Sguardo e bocca ammiccanti, schiena in evidenza, lunghi capelli sciolti sulle spalle, il top della vanità femminile.
Ho provato mentalmente ad invertire le due immagini ed è stato subito chiaro che l’effetto sarebbe comico. Nessuna delle due donne avrebbe più credibilità nel ruolo che non è il proprio e che non le compete.
Ve la immaginate una Bindi una bomba del sesso a dimenarsi tra una manica di ragazzini esagitati, o una Canalis a discutere dei massimi sistemi della famiglia e dei valori italiani in consessi politici?
E chi ci crederebbe?
Forse è stata una mancanza di spazio, ma quelli che hanno sistemato i manifesti in questo modo forse non sanno che danno ai passanti degli spunti di riflessione. Ad ognuno il ruolo e la faccia che gli compete. Non bisogna essere un mago dell’immagine per capirlo.
sabato 6 ottobre 2007
I bamboccioni vadano via di casa
lunedì 1 ottobre 2007
La fiction su Moscati, medico sannita
Moscati, medico nato a Benevento, svolse la sua attività a Napoli all’Ospedale degli Incurabili.
La sua grande vocazione lo portava a recuperare i malati nei quartieri più poveri ed a rischio di Napoli, a sobbarcarsi intere nottate insonni al fianco dei pazienti, a curare gratis indigenti ai quali comprava a sue spese cibo e medicinali. Si ridusse per questo in povertà e condivise l’aiuto portato ai pazienti con la sorella. La sua fama si diffuse ben presto e la casa divenne un luogo dove quotidianamente stazionavano poveri ed ammalati in cerca di cure e di conforto.
Formidabili ed estremamente precise le sue diagnosi sui pazienti. Fu molto osteggiato dai professoroni dell’epoca, convinti, nella loro presunzione, di essere in possesso della verità infallibile, e in più di un caso smentiti dalle diagnosi di Moscati. Una storia che si ripete sempre nella vita dei migliori: essere ostacolati e fraintesi da uomini pieni di sé, obnubilati dall’amor proprio.
Ma Moscati nel suo testamento spirituale lascia un pensiero che potete rifilare ai colleghi di lavoro invidiosi o ai capi intransigenti solo con voi:
Lavorare sempre, incessantemente, sordi alle lodi e alle critiche.
Lo ha detto un Santo.
Suore litigiose, chiude il convento
Il convento viene chiuso. Credevamo che almeno in clausura regnasse la pace dello spirito.
La calda estate dell’anno in corso si è aperta con la notizia del delitto di Garlasco, ancora irrisolto, poi nei giorni scorsi vi è stato il caso della 26enne torinese uccisa da uno spasimante rifiutato, quindi abbiamo appreso che in una scuola siciliana un docente ha sfregiato un collega con una lametta nel corso di un litigio.
Insomma, è successo di tutto. Ma le suore di un convento… No, non lo avremmo mai detto. Naturalmente, come avviene spesso tra donne, le religiose non hanno fatto fronte comune tra loro (e non poteva essere altrimenti, vista la situazione) ed ora il convento diventerà oggetto delle mire di affaristi di tutti i tipi. A dispetto dell’unica suora rimasta nelle stanze vuote dell’immensa struttura, a difesa di questo luogo e della sua vocazione…
giovedì 13 settembre 2007
Al V-day un milione in piazza
sabato 1 settembre 2007
La classifica del potere rosa nel mondo
Ecco le prime dieci:
1) Angela Merkel – Cancelliere tedesco (come l’anno scorso)
2) Wu Yi - Vicepremier della Repubblica popolare cinese
3) Ho Ching - Chief executive della Temasek Holdings di Singapore, (nonché moglie del primo ministro e ministro delle Finanze di Singapore Lee Hsieng Loong)
4) Condoleezza Rice - Segretario di Stato americano
5) Indra K. Nooy - Presidente della Pepsi Cola
6) Sonia Gandhi - Presidente dell'Indian National Congress Party e vicentina di nascita
7) Cynthia Carroll - Chief executive della Anglo American
8) Patricia Woertz - Presidente della Archer Daniels Midland
9) Irene Rosenfeld - Presidente della Kraft Foods
10) Patricia Russo - Chief executive della Alcatel
Per quanto riguarda le capitane d’industria italiane figurano Marina Berlusconi al 33° posto e Giuliana Benetton al 91°…
A quando una classifica italiana di sole italiane?
Privilegi e privilegi
L’inchiesta realizzata dall’”Espresso” –l’hanno chiamata, appunto, svendopoli– non è andata proprio giù ai vari Mastella, Veltroni, Casini, Cossiga eccetera eccetera, in tutto 19 nomi in elenco di politici che hanno acquistato a prezzo stracciato appartamenti ed attici nel centro di Roma. Si tratta di palazzi dell’Ina, Pirelli, Assitalia e Generali.
Il Ministro della Giustizia ha già querelato il settimanale, reo di avere svelato (“insinuazioni ignobili”) che la moglie del guardasigilli ha acquistato dalla società Intium 26 vani e terrazzo per sé e per i figli per un milione e 200mila euro. Mentre Marini, furibondo, smentisce di avere comperato da Scip ex Inpdai 14 vani per un milione di euro, e dice di stare meditando la querela. Invece l’ex presidente Cossiga ammette di avere acquistato con lo sconto, “ma non ingiustamente”. Anche Casini ha acquistato a prezzi di saldo case per la madre, l’ex moglie e le figlie.
Nel dopoguerra il popolo italiano fece una colletta per far acquistare ad Alcide De Gasperi una casa, che l’aveva data a tutti ma non l’aveva per sé.
Chissà: forse se oggi politici e prelati prevedessero leggi per autotassarsi, invece di tassare sempre il popolo sovrano, belle case si potrebbe costruirle anche per chi non ce l’ha.
martedì 28 agosto 2007
La trovata: sciopero del lotto
L’idea pare sia piaciuta anche a Berlusconi, che con i suoi considera questa una forma di protesta fiscale “leale e democratica”. Se ne dissociano invece leader come Alemanno, Tremonti, Rutelli e Fassino.
Il gioco del lotto piace molto agli italiani. Le casse dello Stato nel 2006 hanno realizzato con esso un introito di nove miliardi di euro, mentre nei primi 5 mesi di quest’anno più di quattro.
Inevitabile il parallelo con le cinque giornate di Milano, che scaturirono dallo sciopero dei milanesi di acquistare lotto e tabacco che erano monopoli imperiali. Correva il 1° gennaio 1848, il governo sulla Lombardia era austriaco. E l’Austria punì i cittadini sfoderando davvero le armi e la violenza. Tre mesi dopo la rivolta delle “cinque giornate”, episodio clou del Risorgimento italiano.
Altri tempi, altri uomini, altra mentalità. Un’impennata di vero orgoglio nazionale contro il barbaro invasor. E adesso? L’attesa per il Vaffanculo Day, promosso da un comico genovese.
Come sono cambiati i tempi!
Caro latte, caro libri…
Non pago di questo, il governo ha pensato bene di tassare ora anche beni come il latte (in arrivo un +15%) ed i libri di scuola.
Mentre la protesta monta da parte dei consumatori e degli imprenditori, la gente si chiede a quando un sostanzioso contenimento dei costi della politica, tanto annunciato e visto dai politici come un “problema da risolvere”, e finora scarsamente attuato.
Ho letto delle dichiarazioni in merito da parte di due capitani dell’industria italiana, Illy e Biraghi. Il primo, produttore di caffè, rileva giustamente che l’impresa italiana non cresce perché è la più tassata d’Europa. Invece il magnate dell’industria casearia Braghi, anticipa che questa stangata sul prezzo di latte e derivati metterà in ginocchio tutto il settore.
E così mi è venuta in mente una frase che ho letto da qualche parte proprio pochi giorni or sono: “La terra ha risorse sufficienti per tutti quanti, ma limitate rispetto all’avidità di alcuni uomini”. Non aggiungo altro.
Lo chiamavano afghanistanesimo…
Adesso l’Afghanistan, lontano Paese dell’Asia Anteriore, è quotidianamente al centro delle cronache, nonché della letteratura internazionale, visto che i libri ispirati a questa realtà scalano i vertici delle classifiche.
E ci sono almeno due novità, a parte le solite intifade e guerre talebane, che portano il paese asiatico sulle pagine dei nostri giornali. La prima è che il mercato dell’oppio è talmente cresciuto da queste parti che da solo l’Afghanistan rifornisce da solo quasi tutto il mercato mondiale.
La seconda è che anche fra i taleban ci sono uomini gay, le cui foto di coppia sono ora in un libro di 128 pagine, che disvela una realtà ben presente ma da sempre nascosta, in un territorio dove i rapporti omo sono rigidamente vietati, ma dove la cultura omosex e pederasta fu ampiamente impiantata da Alessandro Magno, conquistatore di questi luoghi.
venerdì 3 agosto 2007
Dipendenza da tecnologia
Che si tratti di una vera e propria dipendenza da tecnologia –alla stregua di altre dipendenze come il gioco d’azzardo– lo ha stabilito una ricerca freschissima condotta da Daniele La Barbera dell’Università di Palermo su un campione di oltre 2.200 studenti delle scuole superiori, ricerca pubblicata sulla rivista Focus. Ne è affetto uno studente su cinque. Alla faccia di tutti i decreti ministeriali, che vietano l’uso del cellulare in classe e vorrebbero far fare da mastini ai docenti per impedirne l’uso sciagurato. Voi spiegate, e loro fanno i giochini. Oppure mandano decine di messaggini inutili. O guardano foto e video di tutti i tipi. Quando non ascoltano l’MP3… Tant’è che lo psichiatra Vittorino Andreoli parla di cellulari ed internet come di “protesi della mente”, di “protesi di sostituzione di regole di comportamento la cui introduzione avrebbe imposto una precisa rieducazione degli adolescenti”.
Le ricerche dicono che fra dieci-vent’anni, crescerà il numero dei ragazzi affetti da problemi psicologici. Infatti, a farci caso, l’incapacità di formulare un pensiero dotato di senso è direttamente proporzionale al numero delle ore passato al cellulare o al rapporto solitario e privo di cognizione con internet. E poi sognano di fare i tronisti e le vallette, preda come sono –alla loro età– delle illusioni virtuali. Ma non possiamo colpevolizzarli, stì ragazzi. La società dei consumi genera mostri, dicevano le teorie del conflitto. Ed io mi chiedevo come mai non nascano più pensatori da un bel pezzo. E adesso questa ricerca mi fornisce la risposta: l’eccesso di tecnologia ha usurato molti cervelli in giro. Come bene avevano visto le teorie contrarie al consumismo negli anni Cinquanta, si è creata una generazione di giovani schiavi. La società dei consumi ha fatto credere che la libertà è comunicare, ma ha privato questi giovani del bene più grande e più prezioso, sempre e comunque: la libertà.
Anna Maria Rimoldi, la signora dello “Strega, ci ha lasciato
La Fondazione Bellonci nasce per sua volontà nel 1986. Da allora la Rimordi ha organizzato ogni anno il Premio Strega, dando lustro alla nostra lingua ed alla nostra letteratura nel mondo.
Nata il 23 novembre 1924, si laurea in matematica con una tesi sulle statistiche legate alla meteorologia. Intanto coltiva il suo interesse per il teatro. Vince quindi un concorso all’Ufficio ecologia del ministero dell’Agricoltura, rimanendovi in qualità di funzionario fino alla pensione. Da allora comincia a collaborare con la Rai come autrice di radiodrammi e di sceneggiature, nonché con la Bellonci, insieme alla quale aveva sceneggiato la vita di Isabella d’Este e dalla quale andrà ad abitare dopo la morte della madre. Inizia così il suo rapporto con i coniugi Bellonci, con gli amici della Domenica e con il premio Strega, che in quella casa si organizzava dal 1947. Nel 1946, intanto, aveva contribuito alla nascita del Centro Universitario Teatrale e dirigerà attori come Giulietta Masina e Marcello Mastroianni. Nel 2004 fu insignita dal presidente Ciampi della medaglia d’oro alla cultura.
A chi la criticava per la bassa qualità del premio rispondeva: “Noi abbiamo i migliori libri della stagione. La qualità dei concorrenti è altissima, il fatto è che la media dei libri pubblicati dagli editori italiani è bassa”.
Dalle stanze di via Ruspoli 2 a Roma, cinque stanze e 22mila volumi, omaggiata dai grandi editori e riverita dai quattrocento amici della Domenica che si riuniscono per decretare le sorti del riconoscimento, per vent’anni ha gestito le sorti dell’editoria italiana con rigore e metodo. Tenendo tutto sotto controllo. Ma il tutto accompagnato sempre dal suo grande amore per la letteratura.
Ora si apre un eredità pesante, perché sarà difficile trovare la persona che possa sostituirla alla guida del maggior premio letterario del nostro Paese, quello che più influenza le vendite ed il prestigio delle case editrici.
lunedì 30 luglio 2007
Mele marce dappertutto…
Naturalmente, a noi non incuriosiscono tanto le conseguenze che le sue dimissioni potranno avere nell’Udc, difensore dei valori vita e famiglia tradizionale, quanto le ripercussioni che il fattaccio può aver prodotto nel contesto familiare, moglie in particolare, del malcapitato…
E genera molte domande, inoltre, quanto questi “innocenti momenti di debolezza” possano essere costati allo Stato in termini pecuniari. I tg hanno svelato che la noche caliente ha richiesto una camera d’albergo di 1500 euro, oltre l’extra che l’onorevole ha pagato alla ragazza. Se pensiamo che la media degli italiani quei soldi non li guadagna nemmeno in un mese di lavoro, e ci sono giovani disoccupati che non li vedono nemmeno in un anno, è legittimo avere qualche dubbio sulla bontà dell’azione politica di molti dei nostri rappresentanti.
Prima ancora c’era stata la foto che riprendeva il portavoce del Governo, Sircana, intento a sbirciare dalla sua auto un trans che batteva lungo le arterie della Capitale (anche quello “un momento di debolezza”… ma chi ci governa? Un branco di pappamolli?), e poi ancora voci su presunte presenze di imprenditori e politici su yatch dove si svolgevano party a base di coca, donnine e travestiti. Poi c’è stato il caso dell’onorevole alleatino Selva, che si è fatto trasportare in autoambulanza, fingendo un malore, agli studi televisivi di La7 dov’era atteso per un’intervista, poi ha dato le dimissioni che poi ha fatto rientrare, ed alla fine è trasmigrato nelle file di Forza Italia… Un amico mi ricordava di quando il nostro conduceva “Radio Belva” ed arringava i democristiani contro il compromesso storico, con toni da crociata. Tempi lontani…
E poi ancora, tutta la bagarre montata intorno alla questione delle intercettazioni telefoniche, la paura di dover nascondere qualcosa, il timore/terrore di darsi la zappa sui piedi. Insomma, proprio un bell’ambientino, dove la trasparenza va a farsi benedire.
Sembra aver prevalso, come ha affermato un deputato di Sinistra, “la doppia morale”: quella ipocrita dei valori di cui ci si professa portatori, e quella praticata nel segreto di segrete stanze.
Verrebbe da chiedersi come mai la Chiesa, custode dei valori della vita, non si pronunci mai sulla condotta dei politici (ma non era “libera Chiesa in libero Stato”? O dai Patti Lateranensi non è cambiato niente?…).
Infine, la gente di San Giuliano di Puglia, con un atto di grande dignità ed orgoglio, ha stracciato le tessere elettorali ed ha restituito allo Stato i 50mila euro avuti per i funerali dei figli morti cinque anni fa nel crollo della scuola elementare ”Jovine”. Ha mostrato, questa gente di un Sud da sempre considerato serbatoio di voti, che anche se non si è ricchi, anche se si passa la vita ad abbassare la testa ai potenti di turno, anche se si vive in regioni poco fortunate, ci può essere uno scatto di dignità. Purtroppo ci voleva una tragedia immane e il non aver ancora trovato giustizia, per provocare una reazione forte come questa.
Il libro più letto dell’estate, “La casta”, di Gian Antonio Stella, è una lettura amara perché svela come gli italiani sono quotidianamente frodati per mantenere un sistema politico parassitario che è ormai diventato intoccabile e la cui morale si fonda ormai su azioni di arroganza e diffuso senso dell’impunità.
Ci vorrebbe una epurazione della casta, ma non fraintendetemi: una pulizia morale, un’ecologia di tutto il sistema in sé, ed il togliersi di mezzo di certi personaggi. Ci chiediamo e chiediamo ai nostri politici: ma come volete ancora essere credibili?
La cultura del cibo
“L’uomo è ciò che mangia”, dice il filosofo… e come dargli torto.
Dalla Rai tv apprendiamo che gli studiosi hanno stabilito una relazione tra la longevità che si riscontra in alcuni posti della Sardegna ed i vini prodotti in queste zone. Una risposta definitiva non è ancora arrivata, ma pare proprio che in tali località, i consumatori abituali dei più eccellenti vini sardi abbiano superato tutti i cento anni. Pare infatti che in tali vini ci siano delle componenti molto salutari all’organismo in quantità molto maggiore rispetto agli altri vini, soprattutto d’importazione.
Il fantastico superpomodoro, poi, non è un cartone animato, ma il nome di un pomodoro recentemente ottenuto (dopo anni di studi e ricerche) da un incrocio tra il San Marzano 3 ed il Black tomato (pomodoro nero o tomato, quello che i conquistatori spagnoli “rubarono” agli Aztechi). L’incrocio, realizzato in un appezzamento sperimentale di Torre del Greco, è stato realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Istituto di chimica biomolecolare del Cnr di Napoli. Nessun ogm, ma solo la classica tecnica dell’inserimento del polline nel pistillo (cioè le cellule germinali maschili del Bt in quelle femminili del San Marzano 3).
La nuova varietà di pomodoro ottenuta unisce l’elevato contenuto nutritivo e di vitamina C del Bt alle proprietà ossidanti, antivirali e antitumorali del San Marzano. Inoltre combatte il colesterlolo e non fa ingrassare. Sarà venduto in pacchetti cellofanati e sarà anche utilizzato per farne pappine per i bambini ed una linea di succhi.
I cento anni dello scoutismo
Nato nel 1857 a Paddington, Londra, dal reverendo Baden Powell e da Henrietta Grace Smyth, figlia dell'ammiraglio britannico William Henry Smyth e nipote di Joseph Brewer Smyth che era stato il colonizzatore del New Jersey, Robert univa in sé due mondi: quello ecclesiastico e quello colonizzatore del nuovo mondo. Non fu uno studente brillante, ma aveva grandi doti come attore ed era musicista di un certo talento. Fallito l’esame di ingresso all’Università, vinse un concorso per diventare sottotenente di cavalleria. Divenne capitano a soli 26 anni, fu in India, in Afghanistan, tra gli Zulu del Sudafrica, a Malta. Lavorò nei servizi segreti britannici. Per le sue capacità esplorative era molto temuto dagli indigeni. Durante la guerra in Sudafrica si trovò intrappolato nell’assedio di Mafeking e circondato dall’esercito Boero, in soprannumero di circa 8000 unità. Grazie alle sue tecniche di addestramento il suo esercito resistette per 217 giorni fino alla liberazione. Durante tale assedio, Baden-Powell non fu tenero con la popolazione di colore: oltre a servirsi di una milizia di colore (caso unico nel conflitto e riprovato dagli avversari), fece fustigare, fucilare e morire di fame centinaia di indigeni di colore. E precedentemente, in Rhodesia (1896), oltre a commettere azioni per noi vicine ai crimini di guerra (ma naturali a quei tempi), fece uccidere il capo africano Uwini.
Fu decorato da 28 Paesi e nel 1900, dopo l’assedio di Mafeking, proclamato eroe nazionale.
All’età di 55 anni sposò Olave Soames, una ragazza di 23 anni incontrata sul transatlantico Arcadia in rotta per New York. La sposò in gran segreto, per evitare l’intrusione della stampa. I due condividevano la stessa data di nascita, il 22 febbraio, che è diventato il giorno in cui gli scout di tutto il mondo si riuniscono per la loro festa. Ebbero tre figli e nove nipoti, alcuni dei quali ancora oggi attivi nello scoutismo. La bibbia degli scout è il manuale "Aids to Scouting" (Scoutismo per ragazzi), che Baden-Powell pubblicò nel 1908, ma scrisse molto prima. Sir Robert morì in Kenya nel 1941.
I valori dello scoutismo sono lo spirito d’avventura, l’interesse per la natura e la fratellanza fra i popoli.
mercoledì 25 luglio 2007
Clementina Forleo, giudice con le palle
Anche oggi, come accadde quindici anni fa, la magistratura viene criminalizzata, accusata di protagonismo, diventa finanche “suscettibile di querela”. Se Bertinotti invita i deputati ad essere “al di sopra delle parti”, subito Fassino giudica “sgradevoli le sue parole”.
Chissà perché ognuno che svolga un lavoro, anche misero, deve rendere conto del proprio operato a questo e a quello, ed i parlamentari, che ci rappresentano, oltre ad avere immunità di vario tipo, non dovrebbero rendere conto del proprio operato a coloro che li eleggono.
Per cui via, i politici facciano i politici ed i magistrati facciano i magistrati. E i politici mettano i magistrati nelle condizioni di fare i magistrati, ossia di svolgere il loro dovere di ricercare la verità e punire eventuali colpevoli.
In questi giorni sui giornali vediamo la Forleo sempre sorridente. I diessini Fassino e D’Alema sempre più tirati. Mastella e Di Pietro sempre più litigiosi.
Sulla Stampa di ieri (24 luglio 2007) c’era una simpatica battuta di Jena, che vi riporto: “Se addirittura un Presidente della Repubblica come Napolitano si schiera contro di lei, significa che il giudice Forleo ha proprio sbagliato tutto. Oppure viceversa”…
lunedì 23 luglio 2007
Carmen Lasorella non lavora più in Rai. Intervengono 43 parlamentari
Il bavaglio messo all’informazione dimostra che nel sistema Paese qualcosa non va. Non soltanto un problema legato all’informazione, ma a chi la produce, a chi ne detta in qualche modo le regole, al modo di confezionarla per servire interessi di altro tipo. Chissà se questo lo insegnano nelle Scuole di Giornalismo…
E così mi sono detta: sono contenta di avere intrapreso un percorso diverso da quello del professionismo giornalistico. Ho la mia tessera da pubblicista, che mi è costata sette camicie, non ho padroni, non devo fare genuflessioni per andare avanti nella vita, scrivo quel che cavolo mi pare, quando mi pare. E conservo sempre gelosamente una lettera ricevuta da Carmen Lasorella in persona quando avevo diciotto anni e le chiedevo come diventare giornalista. Uno scritto pieno di verità (ed i giovani vogliono sempre verità), da parte di una grande donna del giornalismo italiano, che per me è e resta un mito.
mercoledì 18 luglio 2007
Giornalista trombato dai politici
Da ieri sta tenendo banco una notizia bomba, che ha lasciato di stucco un’intera categoria professionale della quale solitamente non interessa niente a nessuno, e cioè la categoria dei giornalisti, di cui ci si ricorda solitamente solo per denigrarli. L’attuale amministrazione di Centro-Sinistra, capeggiata dal sindaco Fausto Pepe, di area mastelliana, ha rimosso dall’incarico di capo ufficio stampa il giornalista Billy Nuzzolillo, un ragazzo del ’61, tra i più bravi giornalisti della provincia sannita, e lo ha destinato all’Ufficio Relazioni con il Pubblico. La sua grave colpa? Quella di aver sostenuto, una decina di anni fa, il concorso che lo ha portato a ricoprire tale incarico, quando era in auge in città un governo di Centro-Destra.
Se una volta, e parliamo di decenni fa, i governi al potere a livello locale licenziavano i dipendenti di schieramento politico opposto (a mio nonno, democristiano, i fascisti fecero perdere il posto che ricopriva presso un ente comunale), oggi la tattica è più sottile: si trasferisce il dipendente ad altro incarico.
Tutta la stampa beneventana, politici e sindacalisti sono insorti con toni accorati in difesa dell’illustre e stimato collega, smuovendo gli organi della Stampa regionale e nazionale. Rammentando la qualità dell’informazione istituzionale beneventana che ha fatto da modello anche per altre amministrazioni. Evidenziando le gravi scorrettezze che l’Ente Comune sta da tempo adottando nei confronti della stampa locale nel suo complesso (vedi l’esclusione dei periodici locali dalla raccolta pubblicitaria relativa alla manifestazione “Quattro notti di luna piena”). E sottolineando anche le tensioni tra giornalisti ed esponenti di Palazzo Mosti che mai in passato avevano raggiunto toni così aspri. In una lettera di solidarietà è anche scritto: “Billy si è sempre dichiarato, anche quando fu assunto sotto il sindacato di Pasquale Viespoli (che, lo ricordiamo, nominò, in nome di quella politica da lui portata avanti e che vede privilegiare la testa e non la tessera, anche un altro addetto stampa che certamente non era e non è di centrodestra, Gabriella Debora Giorgione) uomo dalle idee di Sinistra. Figurarsi se non lo fosse stato...”
“Epicentro Benevento” parla di “purghe staliniane” e ricorda che l’ufficio stampa “è istituzionale”. Si rammenta anche che altri sono stati licenziati in quanto non dipendenti di ruolo.
Insomma, una vicenda destinata nei prossimi giorni a fare scalpore e che costituisce senza dubbio un precedente: in nessuna provincia italiana si era finora vista una cosa del genere.
Viene da pensare che fanno più danni gli umori dei politici che le catastrofi naturali. Quando un governo mette mano alla libertà di stampa siamo in presenza di una dittatura. E la storia, eterna maestra di vita, ci insegna che a voler privare della libertà i cittadini sono uomini che, di per sé, non sono affatto liberi.
Incollati alla poltrona
I furbi
sabato 14 luglio 2007
Benevento rende omaggio a Modugno. E feste varie...
Andrea Osvart, attrice ungherese
Il ritorno di Vanna
Abbiamo visto la teleimbonitrice Vanna Marchi (senza figlia e senza il maestro Donaiscimento) parlare di nuovo in tv. Anticipare la sua prossima conduzione in radio. Parlare del suo processo. Non sapere se dirsi pentita di quello che ha combinato. Ovvero truffe milionarie ai danni di centinaia di disperati, in cambio della promessa di disgrazie o di risoluzioni ai problemi della propria vita tramite pozioni a base di sale. E fa specie che persone che hanno speculato senza ritegno sui guai altrui, che non avrebbero più alcun diritto alla parola o ad esibire la propria faccia, ritornino in questo modo ed in tali platee ad ammorbarci la vita. Ma vada via al c…!
Vergogne italiane
venerdì 6 luglio 2007
"Emergenza" rifiuti?
Per definizione l’emergenza è qualcosa che si svolge in un lasso temporale limitato, che richiede interventi seri ed urgenti, che fa prevedere l’imminente risoluzione di una situazione di stallo. In realtà l’immondizia staziona lungo le strade campane senza essere rimossa, proprio come alcuni personaggi politici che da trent’anni stazionano nei palazzi del potere, senza trovare un minimo ricambio generazionale. Puzza di stantio dovunque, insomma. Bertolaso fa il cornuto e mazziato ed abbandona l’incarico di commissario straordinario, perché esausto di una situazione più grande di lui. E poco dopo si scopre che degli abusivi si servono dei liquami degli scarichi per concimare i terreni. Ma nessuno batte la Campania in quantità di feste organizzate da questo o quel partito a scopo elettorale. Fumonegliocchi del popolo sovrano. E poi ci si lamenta che la regione è diventata lo zimbello dell’opinione pubblica europea. Ma, si dice, vogliamo piangere? No, certo. Nemmeno di fronte al rincaro delle tariffe per la “munnezza”. Ed allora viva i tricchebballacche. Sissignore, viva i tricchebballacche.
venerdì 29 giugno 2007
Storie di pattume e di portineria
Storie di sottobottega, dove un sottobosco di “artisti” che non sanno fare nulla vive una poco esaltante vita tra prestazioni sessuali al potente di turno e sniffate di coca nei privé di discoteche milanesi (e così la Yespica e la Ribas si rimpallano le accuse: “E’ lei che fa uso di coca”, “No, è lei”). Dove il transessuale Fabrizia decide -dietro congruo compenso- di parlare a Corona dei particolari piccanti della sua serata con Lapo Elkann, e poi si scopre che non era l’unico trans frequentato dal rampollo Fiat. Dove Flavia Vento, sempre convinta da Corona, rilascia, al solo scopo di farsi pubblicità, un’intervista sulla sua relazione con Totti. Dove Sircana viene colto nell’atto di guardare dalla sua auto un travestito ai bordi del marciapiede, e dove fa capolino la figlia di Berlusconi, in una foto in cui appare accompagnata da un tale, ma che di scandalistico hanno davvero poco. Dove Corona (ed anche Lele Mora) è un santo, vittima di una schifezza di società dove devi fregare prima di essere fregato, Corona che non ha ricattato nessuno per avere soldi e non pubblicare quei materiali compromettenti, ma che è stato spontaneamente contattato dalla Fiat e dagli agenti di sportivi e veline per comprare le foto incriminate. Un solo difetto: “Mi piacciono i soldi, e questo è un modo veloce e sicuro per farli”.
Il magistrato Di Pietro (notevole quel “tu” usato quasi subito rivolgendosi a Corona, quasi a rimarcare la distanza che corre tra inquisitore e inquisito), dice che di fronte a tanto “fecciume”, si “sente depresso”. Non più le grandi inchieste di Tangentopoli dove c’era da stanare criminali di altissimo profilo, ma robetta squallida come i personaggi che ne sono protagonisti. E Gramellini, mentre raccomanda a Corona di fare un po’ di “ecologia linguistica” (“perché se si parla bene si pensa anche meglio”), si rammarica con la sua categoria, quella dei giornalisti, per avere dato tanto risalto ai personaggi di questa vicenda, che non meritano il clamore e la notorietà che in questo modo hanno ricavato.
La rivoluzione di Ratzinger
Grazie Roma
Grazie Roma, dicono le lucciole venute da ogni dove, perché ci permetti di sostare discinte sulle tue panchine a qualsiasi ora, dalla mattina alla sera, ed i turisti non ci fanno neppure caso perché i pullmann li dirottano in zone ad hoc in cui questo sconcio non esiste.
Grazie Roma, dicono i borseggiatori di borsette, soldi e telefonini venuti dall’Est, dall’Ovest, dal Sud e dal Nord, perché ci accogli nel tuo grembo materno e ci permetti di fare i nostri colpi indisturbati nella metro oppure sui famigerati pullmann di città 105 e 64.
Grazie Roma, affermano in coro gli studenti di colore e di altre religioni, perché a scuola siamo noi a dettare le regole del gioco, l’autorità di questi insegnanti che pretendono di insegnarci qualcosa è pura fantasia, noi facciamo quel che cavolo ci pare e non stiamo ad ascoltarli, e loro hanno anche paura di noi.
Grazie Roma, dicono gli allegri beoni di altre nazionalità che la notte fanno festa e frastuono in centro storico, tra il Granicolo ed il Colosseo, perché teniamo indisturbati l’incivile comportamento che teniamo, togliendo il sonno a gente che la mattina si alza per lavorare e perché al mattino lasciamo sulle strade un tappeto di bottiglie e di vetri rotti che si riformerà la notte dopo, dopo essere stato appena rimosso dagli spazzini.
lunedì 25 giugno 2007
Fiocco di neve
lunedì 18 giugno 2007
Una storia di successo
Il deserto che avanza
E già. Nelle assolate terre del Sud Italia rimarrà il sole a riscaldare le lande desolate che si prospettano nei prossimi trent’anni. L’ultimo rapporto Onu sull’ambiente parla chiaro: a rischio di desertificazione sono cinque regioni. Per la precisione Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Terre dove non resteranno nemmeno gli occhi per piangere.
I vari governi succedutisi alla guida del nostro Paese non hanno saputo fornire risposte concrete al problema della disoccupazione, che attanaglia queste regioni, per cui si assiste ad una massiccia emigrazione di ritorno. Forse è retorico, sicuramente non scopriamo nulla di nuovo, ma è così. I dati Istat lo confermano: il 22 per cento della popolazione meridionale vive sotto la soglia della povertà. E’ un mix esplosivo di precarietà, disagio psicologico, giri clientelari, ricatti malavitosi, scarsa cultura amministrativa, rassegnazione della gente per bene. Ma i giovani non ci stanno. E a ondate se ne vanno via dai luoghi d’origine, dalle lande assolate e desolate. Senza rimpianti né nostalgie. L’alternativa è una vita di lavori precari e di umiliazioni. Ma nessuno ha più voglia di fare il martire o il disperato.
venerdì 15 giugno 2007
Il caso Selva e...
martedì 12 giugno 2007
Proposta per risollevare l'economia nazionale
Dopo la grande scoperta del CNR -nell’aria di Roma ci sono tracce di sostanze stupefacenti-, ora un rapporto di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, rivela che gli assuntori di tali sostanze sono tra noi. Sono i Mario Rossi della situazione, persone insospettabili che stanno lì a tirare su per il naso, fumare, iniettare, farsi di qualcosa, purché dia lo sballo. L’ultima moda è la colla che protegge le corde di violino. Ma in cima alle preferenze resta l’eroina. Seguita dalla cocaina e dai cannabinoidi. Il rapporto descrive una situazione spaventosa in cui i signor Rossi della situazione oltre ad essere gli abituali assuntori di tali sostanze ne sono anche gli spacciatori (per arrivare a fine mese). Regione per regione vi è la fotografia di quelli che si rivolgono ai Servizi pubblici per le tossicodipendenze e dei decessi. I furbi e gli ingenui sono avvertiti: per mettere da parte fette consistenti dei vostri guadagni una strada maestra è abolire gli stupefacenti dalla propria vita. L’economia nazionale si potrà risollevare se a tirare su per il naso si resterà in dieci. Utopia? E allora non vi lamentate se il vostro portafogli piange!
mercoledì 6 giugno 2007
Il femminismo 40 anni dopo
lunedì 4 giugno 2007
Claudia, l'esperienza di Dio
Una volta ho incontrato l’attrice dal vivo in una serata in onore di Padre Pio e l’ho salutata ringraziandola per le toccanti parole che aveva rivolto alla platea. Ricordo il suo sguardo sereno e la voce pacata. Ricordo anche la serenità che traspariva dal volto di questa donna che deve aver superato abissi di sconforto e prove durissime. Infatti nell’intervista l’attrice parla di un evento drammatico che le ha sconvolto la vita: è stata attaccata dagli spiriti del Male che la incitavano ad odiare. Lei allora ha cercato l’aiuto di Dio e la risposta alle tentazioni maligne è stata l’amore. Ed oggi si sente infiammata di amore per il prossimo. Un dono raro in un mondo competitivo e poco buonista come quello dello spettacolo.Una bella storia che dimostra come l’esistenza di una persona si può trasformare completamente e che dovrebbe farci riflettere sul significato vero dell’esistenza.
La politica? Roba da anziani
Per il premier Prodi in politica, come in tutte le cose, si affermano coloro che resistono ad una dura selezione. Se i giovani sono pochi è colpa loro. Esiste una meritocrazia.
Contro questa affermazione si leva la ministra Stefania Prestigiacomo, che, com’è noto, è stata tra le più giovani d’Italia. Essa afferma che è proprio in politica che la meritocrazia non esiste e descrive il panorama desolante di “vecchi incollati alla poltrona” che non sanno nemmeno che cos’è “youtube” e pensano ad attuare una politica solo per i propri figli e nipoti.Non sarà per questo difetto di recepire i modelli comunicativi moderni che la politica di casa nostra puzza di stantio? Che è priva di energia? Che sembra rannicchiata su sé stessa ed il dibattito che ne scaturisce è così scadente da non interessare i giovani i quali si interessano di altre cose? Al punto che decidono di optare per campi in cui esista ancora un minimo di meritocrazia e dove possano realmente confrontarsi. Lasciando perdere una politica che spesso non è di servizio. La storia si ripete. Oggi come ieri.
Risvegli
sabato 2 giugno 2007
Recuperare la pazienza
Le persone di successo hanno un segreto. Sono quelle che di fronte agli ostacoli della vita hanno saputo resistere. Hanno tenuto duro. Hanno avuto la pazienza di perseverare nei loro obiettivi. Le delusioni e le difficoltà le hanno temprate. La fede -qualunque essa sia stata- le ha sorrette. Ogni ostacolo le ha fortificate. Un lungo esercizio di tenacia e pazienza le ha rese migliori. Ovviamente parliamo di un successo non regalato, ma duraturo perché conquistato. Queste persone sono tra noi. Ognuno ne conosce almeno qualcuna. E’ però anche vero che la follia che trasuda in questi giorni dalle pagine di cronaca ci parla di un mondo che ha smarrito il grande dono della pazienza. Dal marito fallito dal punto di vista esistenziale che ha liquidato brutalmente la madre dei suoi figli, alla madre che ha accoltellato la figlia di sei anni. Dagli scialbi ragazzetti delle scuole superiori che si sono sentiti qualcuno facendo sesso orale in classe e mettendo i video su Internet, agli orrori di preti pedofili smascherati dalla BBC e da Santoro, fino all’altro orrore consumatosi in una scuola elementare vicino Roma. Sembra di assistere ad un delirio collettivo e ad una degenerazione di umanità, priva di qualunque luce di grazia e degradata in una condizione vicina a quella dei gironi infernali di dantesca memoria. Un mondo che vuole tutto e subito, che si danna per il proibito, che freme per soddisfare gli impulsi più bassi ed oscuri nascondi nei più oscuri meandri dell’anima. Una perdita di controllo generale degli “istinti di base”, o per dirla col filosofo, un grande ammasso di monadi che tendono alla materia bruta invece di elevarsi al divino con la propria vita. Nel mondo in cui tutto corre veloce e ci si sente “connessi” solo al cellulare o dietro lo schermo di un pc, in questo mondo che non sa aspettare, che non ha la pazienza di ascoltare, che tutto pretende e che tutto afferra con la voracità di una mantide, le persone oneste e perbene, che sono tante, si chiedono se è rimasta la speranza. Ed i giovani vogliono risposte che ormai rari maestri possono dar loro. La storia, gran maestra di vita, al solito ci fornisce le risposte chiarificatrici sul significato dell’esistenza. Ne possiamo far tesoro. Primo: non tradire, mai, la propria reale vocazione, per non tradire sé stessi. Secondo: tenere duro e piantare bene i piedi a terra. Terzo: sforzarsi, sudare, sudare moltissimo e soffrire per raggiungere quello che si vuole, e per diventare uomini. Ma soprattutto addestrare la mente ed il cuore all’esercizio spesso ingrato, ma fruttuoso, della pazienza. “Quando avrai le vene e i polsi che ti tremeranno e non avrai nient’altro dentro di te, se non la volontà che dice loro: “Resistete!”, tua sarà la terra, e tutto ciò che è in essa. E soprattutto sarai un uomo, figlio mio” (Kipling).