Ricorderete che era il titolo di una famosa canzone di Antonello Venditti. Oggi se ne potrebbe fare un remake, ad opera delle migliaia di extracomunitari che affollano le vie della Capitale.
Grazie Roma, dicono le lucciole venute da ogni dove, perché ci permetti di sostare discinte sulle tue panchine a qualsiasi ora, dalla mattina alla sera, ed i turisti non ci fanno neppure caso perché i pullmann li dirottano in zone ad hoc in cui questo sconcio non esiste.
Grazie Roma, dicono i borseggiatori di borsette, soldi e telefonini venuti dall’Est, dall’Ovest, dal Sud e dal Nord, perché ci accogli nel tuo grembo materno e ci permetti di fare i nostri colpi indisturbati nella metro oppure sui famigerati pullmann di città 105 e 64.
Grazie Roma, affermano in coro gli studenti di colore e di altre religioni, perché a scuola siamo noi a dettare le regole del gioco, l’autorità di questi insegnanti che pretendono di insegnarci qualcosa è pura fantasia, noi facciamo quel che cavolo ci pare e non stiamo ad ascoltarli, e loro hanno anche paura di noi.
Grazie Roma, dicono gli allegri beoni di altre nazionalità che la notte fanno festa e frastuono in centro storico, tra il Granicolo ed il Colosseo, perché teniamo indisturbati l’incivile comportamento che teniamo, togliendo il sonno a gente che la mattina si alza per lavorare e perché al mattino lasciamo sulle strade un tappeto di bottiglie e di vetri rotti che si riformerà la notte dopo, dopo essere stato appena rimosso dagli spazzini.
Grazie Roma, dicono le lucciole venute da ogni dove, perché ci permetti di sostare discinte sulle tue panchine a qualsiasi ora, dalla mattina alla sera, ed i turisti non ci fanno neppure caso perché i pullmann li dirottano in zone ad hoc in cui questo sconcio non esiste.
Grazie Roma, dicono i borseggiatori di borsette, soldi e telefonini venuti dall’Est, dall’Ovest, dal Sud e dal Nord, perché ci accogli nel tuo grembo materno e ci permetti di fare i nostri colpi indisturbati nella metro oppure sui famigerati pullmann di città 105 e 64.
Grazie Roma, affermano in coro gli studenti di colore e di altre religioni, perché a scuola siamo noi a dettare le regole del gioco, l’autorità di questi insegnanti che pretendono di insegnarci qualcosa è pura fantasia, noi facciamo quel che cavolo ci pare e non stiamo ad ascoltarli, e loro hanno anche paura di noi.
Grazie Roma, dicono gli allegri beoni di altre nazionalità che la notte fanno festa e frastuono in centro storico, tra il Granicolo ed il Colosseo, perché teniamo indisturbati l’incivile comportamento che teniamo, togliendo il sonno a gente che la mattina si alza per lavorare e perché al mattino lasciamo sulle strade un tappeto di bottiglie e di vetri rotti che si riformerà la notte dopo, dopo essere stato appena rimosso dagli spazzini.
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