Mala tempora currunt. Da qualche anno, a seconda di come soffia il vento elettorale, apprendiamo di casi di giornalisti allontanati dal video o relegati a fare altro. Santoro, Biagi… Nuzzolillo (vedi post in basso). Da anni non vediamo più sugli schermi due capaci giornaliste come Donatella Raffai e Maria Giovanna Maglie. Da tre anni è toccato a Carmen Lasorella, giornalista di punta del TG 2, essere allontanata dagli schermi televisivi, un fatto, questo, che nei giorni scorso ha spinto 43 senatori a fare un’interpellanza al Ministro dell’Economia ed a quello delle Finanze per conoscere i motivi del mancato utilizzo di Lasorella in video. La quale si è detta lusingata dell’interessamento dei senatori, ma ferita del fatto che, dopo 20 anni di collaborazione, la Rai non abbia dato risposta alle sue proposte né l’abbia convocata. L’ex direttore del TG1, Mimun, ha scritto una dura lettera alla Repubblica (con replica dell’interessata), definendo in qualche modo la giornalista incapace di fare il suo lavoro. Insomma, giornalisti ostaggi di volta in volta di politici, editori, direttori di testate. Se non sei schierato non lavori. Se sei in qualche modo “scomodo” ti appiccicano addosso il marchio dell’incapace. Sembra di essere a scuola, quando i genitori, per fare il gioco dei loro sfaticati ed intoccabili figli, accusano i docenti di essere degli incompetenti (e poi si fa tanta microsociologia sul bullismo e maleducazione varia…).
Il bavaglio messo all’informazione dimostra che nel sistema Paese qualcosa non va. Non soltanto un problema legato all’informazione, ma a chi la produce, a chi ne detta in qualche modo le regole, al modo di confezionarla per servire interessi di altro tipo. Chissà se questo lo insegnano nelle Scuole di Giornalismo…
E così mi sono detta: sono contenta di avere intrapreso un percorso diverso da quello del professionismo giornalistico. Ho la mia tessera da pubblicista, che mi è costata sette camicie, non ho padroni, non devo fare genuflessioni per andare avanti nella vita, scrivo quel che cavolo mi pare, quando mi pare. E conservo sempre gelosamente una lettera ricevuta da Carmen Lasorella in persona quando avevo diciotto anni e le chiedevo come diventare giornalista. Uno scritto pieno di verità (ed i giovani vogliono sempre verità), da parte di una grande donna del giornalismo italiano, che per me è e resta un mito.
Il bavaglio messo all’informazione dimostra che nel sistema Paese qualcosa non va. Non soltanto un problema legato all’informazione, ma a chi la produce, a chi ne detta in qualche modo le regole, al modo di confezionarla per servire interessi di altro tipo. Chissà se questo lo insegnano nelle Scuole di Giornalismo…
E così mi sono detta: sono contenta di avere intrapreso un percorso diverso da quello del professionismo giornalistico. Ho la mia tessera da pubblicista, che mi è costata sette camicie, non ho padroni, non devo fare genuflessioni per andare avanti nella vita, scrivo quel che cavolo mi pare, quando mi pare. E conservo sempre gelosamente una lettera ricevuta da Carmen Lasorella in persona quando avevo diciotto anni e le chiedevo come diventare giornalista. Uno scritto pieno di verità (ed i giovani vogliono sempre verità), da parte di una grande donna del giornalismo italiano, che per me è e resta un mito.
4 commenti:
Avete votato a sinistra? Questi sono i risultati - peraltro ampiamente prevedibili!
Il Tg2 di sinistra?
ahahahahahahaha!
si a carnevale vado a venezia. ci sei anke tu? saluta catia, eh.
Good for people to know.
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