martedì 21 gennaio 2014

UN FRANCOBOLLO PER I 50 ANNI DELLA NUTELLA


Per i 50 anni della Nutella, la famosa crema spalmabile alla nocciola inventata nel 1964 da Michele Ferrero, Poste Italiane annuncia l'emissione di un francobollo dedicato.

95 TESI SULLA SCUOLA DI ANNAMARIA TESTA


1. I ragazzi non devono annoiarsi a scuola: chi si annoia non impara.
2. Il contrario di “annoiarsi a scuola” non è “divertirsi”. È “essere interessati”.
3. L’interesse nasce di fronte a qualcosa di nuovo e complesso ma comprensibile: una sfida difficile ma non tanto da non poter essere affrontata.
4. Qualsiasi argomento può essere reso interessante. Però bisogna lavorarci.
5. Dammi un motivo convincente per interessarmi a un argomento e proverò interesse.
6. Il motivo non può essere “altrimenti prendo un brutto voto”. I brutti voti non sono la versione incruenta delle frustate.
7. I voti (forse) misurano, ma non motivano a imparare.
8. Cioè: i voti sono una discutibile motivazione esterna. La motivazione interna è più potente.
9. I finlandesi fanno a meno dei voti fino ai 13 anni e sono bravissimi a scuola.
10. Andare a scuola per prendere bei voti è come andare a un concerto per avere un biglietto da incorniciare.
11. I test Invalsi non c’entrano coi voti individuali ma misurano l’apprendimento complessivo: sono il maxitermometro della scuola.
12. Il maxitermometro non è perfetto? Non è una ragione per buttarlo via e far finta di niente.
13. L’apprendimento è un processo complicato, fatto di percezioni, ragione, emozioni, memoria, strategie, esperienza, ambiente, autostima…
14. …per questo insegnare è molto più che “dire” o “spiegare”.
15. Il come si insegna è importante quanto il cosa si insegna. Il come fa la differenza.
16. “Insegnare” è anche insegnare a imparare: metacognizione è la parola magica.
17. “State attenti” è un’ingiunzione paradossale. Proprio come “sii spontaneo”.
18. Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco.
19. Una materia è come una città. Dammi buone mappe e aiutami a esplorarla.
20. In aula sarebbe bello sentire di più le voci dei ragazzi.
21. Esistono modi per far parlare i ragazzi senza che l’aula si trasformi nel mercato del pesce.
22. I ragazzi capiscono prima e meglio se possono fare domande o discutere un tema.
23. Leggere a voce alta non è una roba da bambinetti. Serve a percepire bene gli andamenti del testo.
24. Leggere a voce alta i propri scritti è anche il modo migliore per imparare a rileggerli cercando il senso, e a correggerli. E non è roba da bambinetti.
25. Mandare a memoria un testo che piace non è roba da bambinetti.
26. Ehi… alcune cose – dalle tabelline all’aoristo – vanno per forza mandate a memoria. Per il resto, se uno prima non capisce, non sta studiando: appiccica.
27. Se studio solo per l’interrogazione, è ovvio che dopo dimenticherò tutto, e amen.
28. Le competenze di base sono: leggere, scrivere, far di conto. Leggere vuol dire capire quel che si legge. Oggi, due italiani su tre non ce la fanno.
29. Vogliamo che i ragazzini si appassionino alla matematica? Facciamoli giocare coi numeri.
30. …quando sono più grandi: esempi, domande, discussione, sfide.
31. Invitiamo i ragazzi a leggere per loro piacere ogni giorno (qualsiasi cosa, fumetti compresi).
32. No, I Malavoglia non sono una buona esca per catturare un lettore debole.
33. Chiedere all’analisi testuale di dar conto della magia di una narrazione è come chiedere a un anatomopatologo di dar conto del sex appeal di Marilyn Monroe.
34. “Apri la mente a quel ch’io ti paleso / e fermalvi entro; ché non fa scïenza, / sanza lo ritenere, avere inteso”. Questo lo dice papà Dante.
35. Scrivere o adottare libri di testo pedanti, minuziosi e astrusi è sadico.
36. Studiare su libri di testo pedanti, minuziosi e astrusi è una tortura.
37. “Non dire né troppo poco né troppo. Di’ il vero. Sii pertinente. Sii chiaro, non ambiguo, breve, ordinato.” Sono le massime di Grice. Valgono anche per i libri di testo.
38. Prima di chiederci quanto costa un libro di testo domandiamoci quanto vale, quanto serve, quanto verrà usato, capito e ricordato.
39. La Lim è un mezzo, non un fine e non sostituisce un bravo insegnante. Però aiuta.
40. I compiti a casa non valgono per recuperare quel che non ho fatto a scuola.
41. Non darmi compiti a casa se poi non controlli che io li abbia fatti.
42. Non darmi compiti a casa se prima non mi spieghi come organizzarmi.
43. …e poi me lo rispieghi. Se imparo come studiare, varrà per tutta la vita.
44. Comunque, fammi lavorare più a scuola che a casa.
45. Se lavoro poco a scuola, a casa non lavorerò per niente.
46. …e non lasciarmi tutto solo a casa con le cose più noiose da fare.
47. Permettimi, ogni tanto, di dirti che non ho studiato. Ma impegnami a recuperare.
48. Stabiliamo a ogni inizio d’anno un patto coi ragazzi, anche i più piccoli: poche regole di comportamento chiare. E scritte. E facciamole rispettare.
49. Incoraggiamo i ragazzi a essere leali e a non barare.
50. Copiare è barare.
51. …e il copia e incolla dal web non è molto meglio.
52. Guidiamo i ragazzi a esercitare il pensiero critico sulle fonti.
53. Fare l’insegnante è uno dei mestieri più frustranti, più appaganti, più complicati.
54. Un paese civile deve fare il tifo per i suoi insegnanti.
55. “Un investimento in conoscenza paga i migliori interessi”. Lo dicono Benjamin Franklin e Bankitalia.
56. Come attirare i talenti migliori verso l’insegnamento? C’è la ricetta finlandese: riconoscimento sociale ed economico.
57. Un paese civile deve pagare i suoi insegnanti.
58. …ma In Italia sono bassi gli stipendi, e non c’è progresso tra inizio e fine carriera.
59. …eppure la spesa nazionale per studente è alta: dov’è l’inghippo?
60. Il Programma non è il Vangelo. Ogni classe, ogni scuola è una storia a sé e l’autonomia è necessaria.
61. …ma funziona solo se gli obiettivi sono chiari e misurabili e se i risultati vengono valutati: è la differenza tra autonomia e anarchia.
62. L’autonomia ha bisogno di controlli reali, efficaci, frequenti, diffusi su tutto il territorio.
63. Per migliorare un intero sistema scolastico bastano dieci anni. L’ha fatto la Germania.
64. …per migliorare le performance degli studenti basta anche meno. Ci è riuscito il Giappone.
65. Se niente cambia, niente può migliorare.
66. I problemi non si risolvono applicando vecchie procedure, ma trovando nuove opzioni.
67. La scuola non è un’azienda: questo non l’autorizza a essere dispersiva e inefficace.
68. Vogliamo promuovere il merito? Cominciamo da presidi e insegnanti.
69. Molti insegnanti stanno già cambiando tutto. Valorizzarli, magari.
70. Il pedagoghese “vacuo e inconcludente” fa rivoltare il maestro Manzi nella tomba. Che lui venga a tirare i piedi a chi lo usa.
71. Il burocratese sgangherato fa piangere Santa Grammatica e imbufalire San Buonsenso.
72. Tutti gli studenti di tutte le discipline (scientifiche, umanistiche, artistiche, tecnologiche…) hanno pari dignità e meritano insegnanti competenti.
73. Formare vuol dire scovare ed esaltare le capacità di ogni singolo studente.
74. Formare è diverso da uniformare.
75. Lasciami essere curioso. Non obbligarmi a essere compiacente.
76. La scuola chiede di imparare senza errori. La creatività chiede di imparare dagli errori.
77. La scuola insegna risposte standard. La creatività fa domande diverse per trovare nuove risposte.
78. In un futuro prossimo faremo mestieri che ancora non esistono.
79. Qualsiasi cosa io faccia in futuro, dovrò continuare a imparare per tutta la vita. Non darmi nozioni che diventeranno obsolete: dammi un metodo.
80. …cioè: “Non regalarmi pesci: insegnami a pescare”.
81. La scuola non può cambiare senza il supporto delle famiglie.
82. Un buon modo per avere figli lettori è leggergli storie quando sono piccoli.
83. Un buon modo per avere figli bravi a scuola è avere molti libri in casa.
84. Sopperire alla mancanza di carta igienica a scuola non basta.
85. …e non basta chiedere la (urgentissima!) manutenzione delle scuole.
86. (Coda di paglia ministeriale: girare uno spot per l’istruzione pubblica in una scuola privata).
87. L’abbandono scolastico è un dramma: chi lascia la scuola cresce come cittadino dimezzato.
88. Noia e routine schiantano sia gli studenti migliori, sia quelli che fanno più fatica.
89. “Premiare il merito” ed “educare tutti” sono obiettivi complementari, non contrapposti.
90. Per l’interesse dei figli dobbiamo pretendere insegnanti preparati e tosti.
91. Sbagliato chiedere indulgenza. Giusto chiedere equità, rigore, competenza, passione.
92. Sì, esistono anche studenti maleducati. E sì, la responsabilità è delle famiglie.
93. La scuola è un diritto che pretende doveri: non c’è crescita senza responsabilità.
94. La scuola è una faccenda che interessa tutti noi. Ma tanto, ma tanto, ma tanto.
95. Non vado a scuola per un pezzo di carta, ma un pezzo di futuro.

lunedì 20 gennaio 2014

IL POTERE DELLE PAROLE

Interessante e lungimirante operazione editoriale quella del quotidiano torinese La Stampa, che, nell'epoca delle parole inutili a profusione, delle twitterate senza gloria e degli stati mordi e fuggi, riscopre la bellezza e la potenza de "I discorsi che hanno cambiato il mondo".
Parole, gestualità, sguardi, gesti, intonazioni uscite dai volti e dal corpo di grandi personalità della Storia, destinate a lasciare una traccia indelebile nel cammino dell'umanità.
Ce ne è per tutti i gusti. Tra i tanti: Gesù di Nazareth, Lincoln, Martin Luther King, Napoleone, Washington, Lenin, Churcill, Kennedy, De Gasperi, Gorbaciov, Mandela, Giovanni XXIII, Reagan Stalin, De Gaulle, Giovanni Paolo II, Nixon, Cromwell, Jefferson, Bush, Rita Levi-Montalcini, Hitler, Obama. Personalità che, nel bene o nel male, hanno impresso il loro segno al corso degli eventi storici. Nell'epoca dell'afasia verbale e delle profusioni linguistiche scrittoriche sugli schermi dei telefonini e dietro i pc, un approfondimento non da poco, che richiede la riscoperta del sano piacere della lettura e del tempo dedicato a sé stessi.

OLOCAUSTO: IL DOCUMENTARIO DI HITCHCOK

Se ne è fatto un gran parlare e se ne parlerà ancora. Nel 2015 ricorrono i settanta anni della fine della Seconda Guerra Mondiale e della conseguente scoperta dell'Olocausto, la più grande tragedia ed il più grande crimine dell'Umanità. E, proprio un anno prima dei settant'anni, si riscopre il documentario che il grande regista inglese Alfred Hitchcok (nella foto con la sua stella Ingrid Bergman), proprio di recente restaurato dal Museo Imperiale della Guerra di Londra. Artefice del difficile restauro (la pellicola era estrememente rovinata) è Toby Haggith, direttore del dipartimento ricerche del museo londinese.
Il film sarà trasmesso il prossimo anno in tutte le TV del mondo ed è pieno di immagini sconvolgenti, girate dal vero e mai viste prima, che causarono un crollo nervoso ad Hitchcok. Il maestro del brivido, nel visionare le prime immagini che i soldati inglesi avevano girato per lui nel campo di Bergen Belsen, gridò in lacrime "Basta!", e per una settimana si rintanò nel suo albergo, rifiutando di mettere piede nella sala del montaggio.
Il film fu commissionato ad Hitchcok nel 1945 da Sidney Bernstein, industriale del cinema, che lo chiamò dall'Inghilterra e gli disse: "I nostri soldati sono entrati nei campi di concentramento nazisti e hanno scoperto orrori inimmaginabili: camere a gas per sterminare donne e bambini, sopravvissuti ridotti pelle e ossa. Dobbiamo documentare questa vergogna agli occhi del mondo: le nostre truppe stanno già filmando tutto. Ma le riprese non bastano, bisogna tirare fuori una storia. C'è un solo regista all'altezza del compito e quel regista sei tu".
Hitchcok abbandonò le riprese del film Notorius e cominciò l'opera. Quando però era tutto pronto l'aria era cambiata e Bernestein disse all'amico che era inopportuno mostrare quelle scene, dal momento che gi Stati Uniti e la Gran Bretagna volevano fare della Germania un'alleata. Il progetto fu così abbandonato. Il film demolisce una volta per tutte le scuole storiche e di pensiero che vogliono che l'Olocausto non sia mai esistito.
La pellicola per ora è stata trasmessa ad un ristretto gruppo di storici che si sono detti "sconvolti". Immagini crude e purtroppo vere, che servono a far capire che un crimine contro l'umanità, come è stato l'Olocausto, non debba più a ripetersi.

lunedì 6 gennaio 2014

OGGETTI SMARRITI: L'IMPEGNO

"Possiamo avere gli insegnanti più appassionati, i genitori più attenti e le scuole migliori del mondo: nulla basta se voi non tenete fede alle vostre responsabilità. Andando in queste scuole ogni giorno, prestando attenzione a questi maestri, dando ascolto ai genitori, ai nonni e agli altri adulti, lavorando sodo, condizione necessaria per riuscire". 
Barak Obama, discorso agli studenti del 2009


"L'educazione è il fattore chiave, chiave, chiave".
"Nei seminari non si devono creare dei mostri".
Papa Francesco


"Il Papa richiama ai cristiani all'impegno. I cristiani perbenino, casa e chiesa, non servono a nessuno, nemmeno al diavolo. Bisogna moltiplicare i doni che Dio vi ha dato. Tenerseli in tasca è inutile".
Padre Ildefonso, frate francescano di un convento sannita

domenica 5 gennaio 2014

LE LANGHE, LE NOSTRE BORMIDE, IL NOSTRO TANARO

1 ottobre, 3 pomeridiane

La mia dolce terra delle Langhe, quasi sconosciuta all'Italia, l'ho sentita, vista, goduta un momento qui, così lontano, su questi greppi di Monte Calvo.
Passavo attraverso quelle vepraie lassù, per quel sentieruolo dove non passò forse mai persona buona ad altro che a patire, sudare e pregare. E mi saltò fuori come di sottoterra un ufficiale tutto sanguinante in faccia e lacero la camicia, con un mozzicone di sciabola in mano. Mi chiamò: O tu, dove vai? - Alla mia compagnia sopra Valle. - E da dove vieni? - Dal quartier generale. - E Bixio? - Trionfa? - Con queste e poche altre parole, mi parve di parlare con uno delle mie parti. - E tu, chi sei? domandai già pieno di gioia per quell'incontro con un mio compatriota, in camicia rossa: - Io sono Sclavo di Lesegno. - Ed io il tale. - E allora ci abbracciammo, ci baciammo. Non ho mai compreso il paese natio come in quel momento. Le nostre Bormide, il nostro Tanaro, le nostre belle montagne, quei borghi, quelle terricciole, dove c'è della gente così modesta, buona, contenta di poco, e semplice! Poi mi narrò come si trovasse là, così solo e maltrattato. Poche ore prima, in uno degli ultimi assalti, rimasto in mano ai Bavaresi, questi se lo trascinavano via caricandolo di oltraggi; ma gli era riuscito di liberarsi, e se ne tornava a quel modo per imbattersi in me suopaesano. Eppure forse non gli passò per la mente che io potrò dir le sue lodi, nelle nostre vallate.

GIUSEPPE CESARE ABBA
Da Quarto al Volturno
pagg. 233-34 di una edizione del 1950

CRISI. A TUTTI I LIVELLI

L'orchestra sinfonica della Rai assume 20 musicisti e indovinate quante domande sono pervenute? 945!


ALCUNE REGOLE DI BUONE MANIERE SECONDO DOROTEA JOHNSON

Dal quotidiano La Stampa di Domenica 5 Gennaio 2013, pag. 18

- Guardare la persona con cui si sta parlano presentandole attenzione, ma senza fissarla a lungo, in alcune culture è offensivo. Meglio evitare di piegare la testa di lato, a meno che non stiate "flirtando".

- Alzarsi in piedi quando entra una persona di riguardo o anziana. Al contrario di un tempo sono tenute a farlo anche le signore!

- Cucinare senza eccessi, non costringendo gli ospiti a maratone gastronomiche. Spegnere la tv quando gli invitati arrivano.

- Tenere un portamento eretto, con le braccia lungo il corpo. Le mani sui fianchi indicano aggressività, in tasca disinteresse, le braccia conserte difesa.

- Rispondere alle mail in tempo ragionevole e richiamare in caso di una telefonata persa. Dimenticare la scusa: "Non hai ricevuto il mio sms?".

NO - Non portare il dolce quando si è invitati (a meno che non sia la padrona di casa a richiederlo) si rischia di scombinare il menù della cuoca. Un dono va sempre aperto subito. E, se gastronomico, offerto ai presenti.

NO - Non posare sulla tavola gli oggetti personali, tantomeno il cellulare, che, comunque, va sempre silenziato.

NO - Non scrivere sms per porgere le condoglianze, ma usare rigorosamente carta e penna.

NO - Non parlare al telefonino, e a voce troppo alta, raccontando i fatti propri, in treno, autobus o metropolitana. Auricolari di rigore per la musica.

NO - Non monopolizzare una conversazione parlando solo di sé, delle proprie malattie, del proprio lavoro e dei propri figli.

Tratto da "Modern Manners" (ed. Potter Style) di Dorotea Johnson e Liv Tyler

SALUTI DA CREMONA VINTAGE


venerdì 3 gennaio 2014

LIBERTA'. DELLA MARIJUANA GRATIS

Questo è uno di quei casi in cui ci si interroga sul concetto di "libertà", sulla sua esatta definizione.
E' libertà acquistare la marijuana che il governo della città di Denver ha legalizzato nei coffee shop?
E' da liberi pagare 70 dollari per tre grammi di 'oro verde'?
Mettersi in coda per tre ore per averne un mazzetto?
E' da liberi accettare le nuove forme di dipendenza che la società dei consumi ci presenta ogni minuto? Quale grande conquista dell'umanità è avere un po' di cosiddetto piacere artificiale a portata di mano?
Scusate, vado ad inebriarmi con un po' di musica...

Foto del quotidiano La Stampa

TANTA TRISTEZZA

I casi di femminicidio in Italia sono aumentati. A nuova Delhi, la patria di Maria Teresa di Calcutta, viene stuprata una donna ogni 22 minuti e la 16enne stuprata due volte dal branco è stata arsa viva dai suoi aguzzini. Equilibri di potere malato, omicidi efferati consumati tra le pareti domestiche, dilagante violenza di genere. Uno dei grandi eccidi silenziosi della storia, dopo quello delle streghe arse sui roghi di tutta Europa nel Medioevo e nell'età moderna. Anche lì, rapporti di potere ristabiliti dal maschio con l'assurda violenza che cancella il corpo femminile e che, in quel caso, si nutre di psicosi collettiva. Si prova una tristezza infinita ad aprire il giornale ed a registrare il regresso dell'umanità. Urge una riflessione seria, anche filosofica, sul problema. La legge c'è, è stato detto e scritto: è ora di tornare all'educazione dei popoli e delle persone.

BICI E METRO DEGLI ONOREVOLI

Renzi a spasso in bicicletta e Bill De Blasio a prestare giuramento in metropolitana. Massimo Gramellini su La Stampa di stamane:
"È anche retorico e ipocrita, perché nella maggioranza dei casi il cambiamento non è dettato da convinzioni personali, ma da un adeguamento furbastro al vento dei tempi, per non urtare la suscettibilità di sudditi impoveriti e incolleriti. 
Un politico merita il posto che occupa, onori compresi, non perché si limita a fare le cose che fanno tutti, ma quando riesce a realizzare quelle per cui è stato messo lì. Ad andare al lavoro in bicicletta siamo capaci anche noi. A loro si chiede di fare pedalare il Paese". 
Bravo Gram.
Senza dimenticare che il popolo chiede anche altro, e cioè che i nostri 'cari' politici, invece di avere la faccia come il culo a chiedere sacrifici e coraggio agli italiani, dimostrino un po' di queste due doti, che so, ad esempio tagliandosi i loro non guadagnati stipendi da favola, ripianando così un debito pubblico causato dalla loro avidità senza fine. Di fronte alla quale, non c'è tirare di cinghia che tenga.

giovedì 2 gennaio 2014

NAPOLI. GARIBALDI

Napoli, 14 settembre 1869

Dieci o dodici giorni sono, quando vidi Napoli dal porto, mi sarei lanciato giù dal Carmel per arrivarvi a nuoto. Ora che ci sono, non mi par più... Forse è stordimento. Grande, immensa, varia da perdervisi, e fastosa fin nello sfoggio della miseria. Non vidi mai sudiciume portato in mostra così! Ho dato una corsa pei quartieri poveri; c'è qualcosa che dà al cervello come a traversare un padule. La gente vi brulica, bisogna farsi piccini per passare, e si vien via assordati. Ma su tutte quelle facce si vede l'effusione di un'anima che si è destata e aspetta... Chi sa cosa vogliono, cosa sperano, chi sa? E se una notte si scatenassero, a furia, urlando Viva chi sa che Santo, che sarebbe di noi, che cosa del Dittatore? Eppure egli se ne sta sicuro nel palazzo d'Angri. Dubitosi siam noi piccini e di poca fede: egli ne ha da movere le montagne, e si sente dentro l'anima di tutto il popolo. Forse che non fece tutto quello che volle? E cosa avremmo potuto potuto noi poche migliaia se alla testa non avessimo avuto lui? E messi tutti in un solo con tutte le loro virtù, avrebbero potuto quel che egli poté tutti i generali d'Italia? Bisognava il suo cuore, e forse quella sua testa, quella sua faccia che fa pensare a Mosè, a un Gesù guerriero, a Carlomagno. E chi lo vede è vinto.

GIUSEPPE CESARE ABBA
"Da Quarto al Volturno"
Pagg. 221-222 di un'edizione del 1950

mercoledì 1 gennaio 2014

50 ANNI FA NASCEVANO LE RADIO LIBERE


(Televideo Rai) - Era il 1964 quando Radio Caroline spezzò il monopolio della Bbc, trasmettendo il rock da una nave ancora in acque internazionali, diventando un simbolo di libertà anche per la guerra legale che le fecero le istituzioni di Sua Maestà. In Italia le cose furono più facili: nel 1974 fu la Corte Costituzionale a sancire che il monopolio delle trasmissioni radiofoniche Rai era incostituzionale. Nel giro di pochi anni le "Radio Libere" diventarono migliaia: unica vera restrizione era che trasmettessero in ambito locale. Prima di Internet difficile trovare un analogo spazio di libertà creativa e sperimentazione di nuovi linguaggi.

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