domenica 31 marzo 2013

IL PIU' ANTICO CONVENTO CAPPUCCINO DELLA SVIZZERA SI RINNOVA

Fondato nel 1535 come centro di vita eremitica, il Convento Santa Maria del Bigorio dei Frati Cappuccini, posto sulle pendici dell'omonimo monte del Luganese, nel Sud della Svizzera, nasce a soli dieci anni dalla riforma cappuccina ed è stato più volte ristrutturato. Collocato su tre piani, oggi presenta lo stesso volto architettonico conferitogli con il restauro del 1767. La sua chiesa fu consacrata nel 1577 da San Carlo Borromeo. Dal 1966 ha perso la caratterizzazione di eremo di clausura e si è trasformato in centro di accoglienza per corsi e seminari. Il suo piccolo museo si può visitare previo appuntamento.
La crisi morde a livello planetario e così, per coprire i costi di gestione, che ammontano a mezzo milione di franchi all'anno, i due frati che lo abitano hanno aperto all'accoglienza (possono pernottare massimo 30 persone per notte nelle 25 camere per gli ospiti, il flusso è di circa 1500 persone all'anno) ed alle giornate di seminari e studio. Altra piccolo introito proviene dalle attività artigianali del convento, ma è aperta la ricerca di altre sostanziose fonti di sostentamento supplementari per coprire il disavanzo. A tale scopo nel 2011 è stata fondata l'Associazione "Amici del Bigorio". Sito web www.bigorio.ch.

sabato 30 marzo 2013

LAUREATI ARTIGIANI

"Mentre il mondo cade a pezzi/ci si inventa nuovi spazi/nuove diverse abitudini". Si potrebbe dire dell'attuale situazione lavorativa italiana, parafrasando il brano sanremese di Marco Mengoni. Rispetto al 2008 la crisi picchia duro e rispetto ad allora i disoccupati registrano un più 43%. Più di trecentomila disoccupati nel solo 2012, cioè più numerosi di quanti si laureano in un anno. Allora nasce quella che il filosofo Hillich chiamava la 'disoccupazione creativa', ovvero la voglia di battere strade alternative al sistema economico e lavorativo e mettersi in gioco. Così, una certa percentuale di laureati italiani, dopo aver sudato il famoso pezzo di carta, o anche dopo master e pubblicazioni, si scoprono artigiani e mettono sù un'attività manuale. Le storie di molti di loro sono raccolte nel nuovo blog di una giornalista, Elisa Di Battista, la quale spiega che è la riscoperta del made in Italy con inoltre competenze accademiche che si affiancano alle attività puramente manuali. Nel blog si racconta la storia dell'ingegnere-calzolaio, della manager che gestisce il chiosco di piadine, della laureata in Scienze Ambientali che fa la sarta, ecc. ecc. E l'economista Stefano Micelli, autore del libro "Futuro artigiano", sostiene che le nuove generazioni, dopo anni di immersione digitale, potrebbero fare la differenza proprio attraverso la riscoperta dei mestieri manuali, spesso negletti dall'errata percezione che si ha di loro.
Mi viene da pensare ai vecchi paesi dei nostri trisavoli, pullulanti di attività artigianali lungo le strade che diventavano luogo di raccolta e socializzazione, prima della desertificazione dovuta ad emigrazione, televisione, Internet.

venerdì 29 marzo 2013

NARCISISMO

Ieri sera puntata di 'Servizio Pubblico' su La7. Nel marasma di psudopolitica che aleggia in studio, tra discorsi frivoli e infarciti di dotte citazioni (né Sgarbi né la De Girolamo hanno fatto affermazioni di una qualche utilità pratica o di immenso profilo morale), si leva l'intervento di un giovane ricercatore italiano che lavora ad Oxford, Emanuele Ferràgina (intervento qui), il quale, oltre a rappresentare l'esempio del rampantismo giovanile nostrano e di un cervello esportato all'estero (Ferràgina parla del caso della Grecia e delle nostrane iniquità sociali), ha la grande capacità di zittire uno Sgarbi sempre più di giri e propenso alla strumentalizzazione salottiera (miserevole il suo intervento sul giovane ammazzato a Ferrara dalle forze dell'ordine pur di rintuzzare il trentenne ricercatore), nonché individuare, forse, il cuore di tanto pressappochismo e di tanta crisi all'italiana: il narcisismo. "Io stasera non ho sentito parlare di cose serie, è venuto fuori solo il narcisismo dei presenti". Giudizio avallato dalla successiva affermazione della De Girolamo, proiettata a far sapere al ragazzo che sì, anche se ha qualche anno più di lui, se li porta comunque meglio (?). E poi sono passate in rassegna le immagini di Dell'Utri, il quale, anche se negli anni '90, prima che Berlusconi salisse al potere, frequentava assiduamente esponenti di Cosa Nostra, afferma con nonchalance, e citando pure Plutarco: "E dov'è il reato?". Affermazione da far rabbrividire i governi di qualsiasi altro Paese civile, ma che non succede in Italia. Cioè: sì, io e Berlusca ci abbiamo fatto degli affari, embè, mica li abbiamo spinti o avallati nel compiere azioni illecite, loro sono loro e noi siamo noi... Altro esempio di insano narcisismo condito da guizzi e sprazzi di cultura qua e là. 
Ennesimo esempio di narcisismo il dare del 'tu' al giovane ricercatore, solo perché uno è un critico d'arte e l'altra un'onorevole, ma spesso il senso della forma non è solo forma, bensì sostanza, e ci fa capire quanto si è incafonito e svilito questo Paese.

giovedì 28 marzo 2013

RESISTENZA

Sto leggendo 'Il partigiano Johnny' di Beppe Fenoglio, la storia
della grande lotta partigiana nelle Langhe, l'epopea di una generazione. Ed è inevitabile l'accostamento con le miserevoli vicende politico-mediatiche della nostra cara Patria. Escort, veline, ruberie a vari livelli negli enti pubblici, auto blu non dichiarate, manipolazioni delle leggi, giudici accusati di perseguitare i politici, governo a tutt'oggi inesistente, classe dirigente che annaspa, volgarità a tutti i livelli nel linguaggio politico, corruzione senza freni, livelli di disoccupazione ai massimi storici, pensionati che non ce la fanno ad arrivare a fine mese, generazione di eterni adolescenti a carico dei genitori costretti a mantenere i figli a vita.
Una patina di miserevole mediocrità si stende sui popoli nella storia attuale. L'eroismo va a farsi benedire. Le battaglie verbali si fanno via facebook, via streaming, via twitter, via blog, via "pollai televisivi" (per usare una felice espressione di Gramellini).
Lontani i tempi in cui al posto delle chiacchiere si preferiva l'azione ed in cui c'erano leader veri, non marionette che hanno svenduto il Paese per il proprio tornaconto personale.

mercoledì 20 marzo 2013

CIRO, 9 ANNI, IL SUO TEMA SU CITTA' DELLA SCIENZA

Ciro 9 anni, e il suo tema. Le parole più belle...

"Il 4 Marzo 2013 è stata incendita la Città della Scienza e per me è stata una cosa bruttissima. Quando ho sentito la notizia io stavo per scoppiare in lacrime. Era stata fondata a Bagnoli di Napoli dove c'è molta concentrazione di malvivenza, ma poi è stata fatta li proprio per spaventare i malviventi che hanno paura della cultura, perchè sottrae persone alla criminalità. Poi chi ha bruciato questo posto ha bruciato il materiale ma non le nostre idee. Non farò mai e poi mai il malvivente perchè diventerò istruito e lavorerò. Ho dimenticato di dire che questa Città della Scienza è stata fondata da Vittorio Silvestrini che pensa che noi bambini cambieremo il mondo. Io appena penso alla Città della Scienza che è stata bruciata in fondo al cuore mi sento malissimo. Per diventare delle persone perbene ricordatevi queste solenni parole: bisogna rispettare sempre la legge e dire di no alla criminalità!"


domenica 17 marzo 2013

LINGUAGGI E STILI NUOVI

Un' umanità che vuole essere amata. E' la prima impressione che ho ricavato dalle immagini di Papa Francesco il quale, a sorpresa, dopo la sua prima omelia dela domenica, scende tra la gente. Intervistati dalla Rai giovani, donne, anziani, bambini, sono entusiasta e, molti, commossi in maniera indicibile. L'hanno definito 'il Papa del popolo', parlano con gioia, quasi con riconoscenza, della sua presenza, di una carezza ricevuta, della benedizione personale che qualcuno ha ricevuto, della sua preghiera. E lui, il Papa, nella prima omelia parla di due cose: la Misericordia ed il Perdono di Dio.
La giornalista Lucia Annunziata da' degli 'impresentabili' ad Angelino Alfano (un fiume inarrestabile di parole, bla bla bla) ed ai suoi, ed il 'giornalismo militante' viene accusato da alcune forze politiche di fare danni. Il sindaco di Salerno, sempre sulla Rai, evidenzia l'attuale difetto della politica: solo parole, a cui non fanno riscontro fatti concreti. Da ciò la stanchezza della gente, dice.
La neo presidente della Camera, Laura Boldrini, un curriculum da paura, niente da spartire con ministre letterine, veline ed escort, arriva in Parlamento senza scorta e si ferma a salutare alcuni passanti. Ad Angelino Alfano non piace il suo discorso d'esordio, che definisce 'deludente'. La Boldrini ha parlato di 'sobrietà' che si richiede alle istituzioni e dell'emergenza legata alla violenza sulle donne. Ognuno giudichi come vuole e sa.
Un' ouverture all'insegna di stili di comportamento e linguaggi completamente nuovi, nella politica e nella religione. Dopo l'overdose di scandali politici e sessuali, difficoltà economiche e crisi all'ordine del giorno, mazzette, cassintentagrati, gente suicida per disperazione economica, sacrifici richiesti alla povera gente senza ritegno e senza vergogna, costosissimi festini e party di politici vestiti da maiali, pranzi gratis e viaggi a scrocco dei politici, come anche regali per i loro figli e le loro amanti, la gente ha voglia di cambiamento, e lo invoca. Il linguaggio ed il modo di porsi di prelati e politici sembra in questo preciso istante teso ad intercettare questo cambiamento. La gente, i giovani, cercano modelli a cui ispirarsi e punti di riferimento. L'egoismo umano ha bisogno di essere sotterrato. Il mondo ha bisogno di un pensiero positivo. L'umanità, questa umanità, ha bisogno di profondo amore.

L'ARIA DEL CAMBIAMENTO

(L'Unità) - Laura Boldrini e Pietro Grasso. L’Italia che vuole il cambiamento, che ama la Costituzione, che combatte mafie e illegalità, che considera insopportabili le sofferenze dei più poveri, ha due presidenti delle Camere di cui andare orgogliosa. Se il voto ha prodotto uno scenario di incertezza, se la giornata d’esordio del nuovo Parlamento è stata confusa e inconcludente, ieri è stato un bel giorno di riscatto. Un giorno di speranza, che i discorsi dei neo-eletti hanno amplificato e abbellito. 
Il Parlamento è profondamente rinnovato. Come mai era accaduto in passato. Sono le Camere più giovani d’Europa e finalmente la presenza femminile è vicina a un terzo del totale. Laura Boldrini e Pietro Grasso ne sono l’espressione migliore.  (Claudio Sardo)

(Il Quaderno) - Chi è Laura Boldrini.
Nata a Macerata il 28 aprile 1961. Laureata in Giurisprudenza presso la Sapienza Università di Roma nel 1985, ha lavorato in Rai, sia per la televisione sia per la radio. Nel 1989 ha cominciato la sua carriera all'ONU lavorando per quattro anni alla FAO, dove si occupava della produzione video e radio. Dal 1993 al 1998 ha lavorato presso il Programma Alimentare Mondiale (WFP) come portavoce per l'Italia. Dal 1998 al 2012 è stata Portavoce dell'Alto Commissariato per i Rifugiati (UNHCR) per il quale ha coordinato anche le attività di informazione in Sud-Europa. In questi anni si è in particolare occupata dei flussi di migranti e rifugiati nel Mediterraneo. Ha svolto numerose missioni in luoghi di crisi, tra cui Ex-Jugoslavia, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran, Sudan, Caucaso, Angola e Ruanda. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali la Medaglia Ufficiale della Commissione Nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna (1999), il titolo di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2004), il Premio Consorte del Presidente delle Repubblica (2006) e il Premio giornalistico alla carriera Addetto Stampa dell'Anno del Consiglio Nazionale Ordine Giornalisti (2009). Il settimanale Famiglia Cristiana, nel suo numero 1 del 2010, l'ha indicata quale italiana dell'anno 2009. È stata insignita nel 2011 del "Premio Renato Benedetto Fabrizi", premio nazionale ANPI. Nell'aprile del 2010 pubblica per Rizzoli "Tutti Indietro", il suo racconto di passioni e di condanne per una causa inespugnata e a cui l'autrice ha dedicato tutta la sua vita professionale. Scrive in diverse riviste e tiene il blog "Popoli in Fuga" su Repubblica.it.

(L'Unità) - Il primo discorso alla Camera di Laura Boldrini

«Vorrei innanzitutto indirizzare il mio saluto rispettoso al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Faccio i miei auguri soprattutto ai più giovani: a chi siede per la prima volta in quest'aula. Sono sicura che insieme riusciremo nell'impegno straordinario di rappresentare nel migliore dei modi le istituzioni repubblicane.
Arrivo a questo incarico dopo aver trascorso tanti anni a difendere e rappresentare i diritti degli ultimi in Italia e nel mondo. E' un'esperienza che mi accompagnerà sempre e che metto al servizio di questa Camera. Il mio pensiero va a chi ha perduto certezze e speranze. Abbiamo l'obbligo di fare unabattaglia vera contro la povertà, e non contro i poveri: dobbiamo garantirli uno a uno. Quest'Aula dovrà ascoltare la sofferenza sociale. Dovremo farci carico dell'umiliazione delle donne uccise da violenza travestita da amore. Dovremo stare accanto ai detenuti che vicono in condizioni disumane e degradanti. Dovremo dare strumenti a chi ha perso il lavoro o non lo ha mai trovato, a chi rischia di perdere la Cig, ai cosiddetti esodati, che nessuno di noi ha dimenticato. Ai tanti imprenditori che costituiscono una risorsa essenziale per l'economia italiana e che oggi sono schiacciati dal peso della crisi, alle vittime del terremoto e a chi subisce gli effetti della scarsa cura del nostro territorio.
In Parlamento sono stati scritti dei diritti costruiti fuori da qui e che hanno liberato l'Italia e gli italiani dal fascismo. Ricordiamo il sacrificio di chi è morto per le istituzioni e dei morti per la mafia, che oggi vengono ricordati a Firenze.
Molto dobbiamo anche al sacrifio di Aldo Moro e della sua scorta. Scrolliamoci di dosso ogni indugio, nel dare piena dignità alla nostra istituzione che sta per riprendere la centralità del suo ruolo.
Facciamo di questa Camera la casa della buona politica. Il nostro lavoro sarà trasparente, anche in una scelta di sobrietà che dobbiamo agli italiani.
Sarò, la presidente di tutti, a partirte da chi non mi ha votato, ruolo di garanzia per ciascuno di voi e per tutto il Paese.
L'Italia è Paese fondatore dell'Unione europea, dobbiamo lavorare nel solco del cammino tracciato da Altiero Spinelli. Lavoriamo perché l'Europa torni ad essere un grande sogno, un luogo della libertà, della fraternità e della pace. Anche i protagonisti della vita religiosa ci spingono a fare di più, per questo abbiamo accolto con gioia i gesti e le parole del nuovo pontefice, venuto emblematicamente "dalla fine del mondo".
Un saluto anche alle istituzioni internazionali e - permettetemi - anche un pensiero per i molti, troppi volti senza nome che il nostro Mediterraneo custodisce.
La politica deve tornare ad essere una speranza, una passione». 

Il governo Berlusconi finirà nella corruzione e nella vergogna. Indro Montanelli

sabato 16 marzo 2013

CONCLAVE 1- PARLAMENTO 0

MASSIMO GRAMELLINI su La Stampa

Possibile che un centinaio di anziani preti abbiano intercettato in pochi giorni il desiderio di cambiamento che i politici italiani si rifiutano da anni di vedere? Da quando papa Francesco è apparso al balcone, con quella faccia da «santo subito» che i primi gesti si sono incaricati di confermare, le persone normali non smettono di porsi questa domanda. 
Non serve possedere l’intuito di un cardinale di Santa Romana Chiesa. Ai protagonisti della Seconda Repubblica al crepuscolo basterebbe un giro al mercato (senza scorta) per capire che il loro tempo in politica è finito. Almeno per ora. I vecchi democristiani - cardinali in sedicesimo - sapevano quando era il momento di inabissarsi, di mandare avanti le seconde linee per poi ricomparire al successivo cambio di stagione. Oppure per dedicarsi ad altro, applicando su se stessi quel principio di riconversione esistenziale che oggi la politica auspica soltanto per i cassintegrati. Costretti, e con molti meno mezzi, a reinventarsi la vita a cinquant’anni. Ma i nuovi notabili non hanno il fiuto dei cardinali né l’udito dei democristiani. A furia di credere che la campana suoni sempre per qualcun altro, non si accorgono che è suonata per loro.

mercoledì 13 marzo 2013

"BUONASERA"

"Fratelli e sorelle buonasera, voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma e sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo alla fine del mondo...ma siamo qui. Prima di tutto vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito Benedetto XVI, preghiamo tutti insieme per lui, perchè il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. Preghiamo sempre per noi, l'uno per l'altro, preghiamo per tutto il mondo, perche' ci sia una grande fratellanza, vi auguro che questo cammino di chiesa che oggi cominciamo sia fruttuoso per la evangelizzazione. Domani voglio andare a pregare la Madonna, perchè custodisca tutta Roma. Buona notte e buon riposo".

Papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio, primo papa sudamericano a San Pietro, 13 marzo 2013


 (Il Corriere di Alba Bra)
IL NUOVO PAPA E' DI ORIGINI PIEMONTESI: IL SUO BISNONNO ERA DI PORTACOMARO (AT)

Al secolo di cognome fa Bergoglio, come il borgo di Roreto di Cherasco. E in effetti gli antenati del nuovo Papa Francesco I erano piemontesi. Il bisnonno era di Bricco Marmorito di Portacomaro, in provincia di Asti. Tra i suoi 6 figli Giovanni Angelo Bergoglio, il nonno del Pontefice appena eletto, che si trasferì a Torino. Il padre come migliaia di altri nostri conterranei attraverserà poi l’Atlantico per stabilirsi in Argentina, dove il 17 dicembre 1936 nacque Jorge Mario, eletto poco più di due ore fa alla guida della Chiesa Cattolica.
Gesuita, dal 1997 vescovo coadiutore di Buenos Aires, Bergoglio era stato nominato cardinale il 21 febbraio 2001 da Papa Giovanni Paolo II. Era già stato tra i “papabili” più forti nel conclave del 2005, molto apprezzato da Joseph Ratzinger, e da cardinale era membro del Comitato della Presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
Bergoglio ha mantenuto i legami con la terra dei suoi avi: 10 anni fa era stato a Bricco Marmorito incontrando alcuni cugini, e nei giorni scorsi il sindaco di Asti Fabrizio Brignolo lo aveva invitato con una lettera a visitare la città.
Note e curiosità: il nuovo Papa ha preferito indossare un semplice crocifisso di metallo e non quello in oro. A Buenos Aires, quando i sacerdoti rifiutavano di battezzare i figli delle ragazze madri, lo faceva lui.

EINSTEIN, LA BICICLETTA


martedì 12 marzo 2013

MICHELE PLACIDO INTERPRETA TRILUSSA SU RAI UNO

Bella fiction e bravi gli attori. Vita, poesia e amori del poeta di Roma, Trilussa, interpretato da Michele Placido. Sullo sfondo, l'Italietta degli anni Trenta e la volgarità del regime fascista. In tanta mediocrità, una Roma bella e felicemente degna di essere vissuta, uomini ancora capaci di sentimenti di amore per le donne (lontanissima la prospettiva del femminicido) e di comporre versi. Come quelli, composti dallo squattrinato Trilussa, per il figlio del sarto ebreo con cui ha un debito di mille lire, e dal ragazzo presentati come propri alla povera orfana che in casa di Trilussa cerca, tra disperati tentativi, di imparare l'arte della recitazione. 
Gustosa la scena in cui Trilussa ed altri poeti e poetastri si sfidano a suon di versi in una bettola del centro storico di Roma. «Trilussa era dalla parte del popolo, - dice Michele Placido - nelle sue poesie parla della decadenza della politica, ma la sua forza è stata l'essere un anticonformista: seppe fronteggiare con grande ironia, arguzia e capacità i due grandi potenti del suo tempo, il Papa e Mussolini». E Monica Guerritore, che interpreta Rosa, la donna che per 40 anni fu al fianco di Trilussa, dice: «Interpretando questo personaggio mi sono resa conto con emozione che stavo riportando in vita una donna vera, che era rimasta nell'ombra e a cui nessuno prima aveva dato una storia. Cameriera? Badante? Compagna? Nessuno ha mai saputo molto di lei. Il legame che la unisce a Trilussa è fortissimo».

domenica 10 marzo 2013

STORIA D'AMORE SENZA FINE

(Fonte: La Stampa)


Storia d’amore senza fine, da oltre 30 anni interpreta l’amante di Hugo
L’attrice Anne de Broca, nel giorno dell’anniversario, impersona Juliette leggendone le lettere in uno spettacolo che ogni anno è diverso
e si svolge in un posto diverso
 
alberto mattioli
corrispondente da parigi 
 
Per Victor Hugo e Juliette Drouet, la prima notte d’amore fu quella fra il 16 e il 17 febbraio 1833. Da allora, per i cinquant’anni seguenti, i due si scrissero una lettera nel giorno dell’anniversario (e anche molte altre: solo quelle di lei a lui sono più di 20 mila). Fu la relazione più lunga e più appassionata della letteratura francese. Juliette, fino a quel momento «attrice di coscia piuttosto leggera», come scrive «Libération», si trasformò in amante, badante, musa e sacerdotessa di Hugo, annullandosi nel suo «caro genio benamato», ma anche «mio Toto», «mio caro grande piccolo uomo», «mio povero amatissimo», formule dove l’ammirazione sfocia nell’adorazione ma conservando pur sempre una certa ironia. 
Fin qui la Storia con la maiuscola. La storia è invece quella dell’attrice Anne de Broca che dal 1989, in prossimità della data fatidica, impersona Juliette leggendone le lettere in uno spettacolo che ogni anno è diverso e si svolge in un posto diverso. Ha saltato solo l’appuntamento del 2012, però il peccato è un veniale perché anche Hugo, esattamente 140 anni prima, nel 1872, dimenticò l’anniversario. 

La performance di de Broca, fra l’appuntamento clandestino e l’estasi mistica, viene annunciata solo all’ultimo momento, via lettera di carta o elettronica, a due-trecento aficionados. Non ci sono repliche. Lei, racconta sempre «Libé», «parla, canta, grida e s’incolla sul corpo delle lettere di Juliette. E’ una trance almeno quanto una rappresentazione». Il pubblico dei fedelissimi, però, è in estasi anche lui. Tranne che nel 2005, quando il rito fu inaspettatamente compiuto su una spiaggia indiana, dove de Broca declamò e cantò indossando un abito rosso e un velo da sposa in testa, prima di immergersi nell’oceano fra lo stupore dei locali. 
Anche quest’anno, de Broca ha compiuto il suo «rituale teatrale», lei lo chiama così, in una piccola sala parigina.

Juliette scriveva così al suo Victor: «Noi facciamo, ognuno dalla sua parte, il nostro piccolo lavoro: tu scrivi un capolavoro, io ti amo. Mi sembra che la mia opera non sia inferiore alla tua». 

IL MALATO IMMAGINARIO


venerdì 8 marzo 2013

BOCCASSINI: "VISITA FISCALE PER IL SIG. BERLUSCONI"

Ilda Boccassini ai giudici del Tribunale di Milano: "Non mi muovo dal tribunale finchè non mi arriva un certificato medico che attesti l'assoluta necessità del ricovero del Sig. Berlusconi Silvio per congiuntivite o uveite. Chiamate altri cancellieri per dare il cambio a quelli attuali, da qua non ce ne andiamo".

La Boccassini ha anche disposto una visita fiscale per accertare che le condizioni di salute di Berlusconi corrispondano all'impossibilità di essere presente in udienza.

giovedì 7 marzo 2013

LILLY GRUBER, " EREDITA' "

Avvincente romanzo familiare, dove tutti i personaggi sono veri, quest'ultimo, avvincente libro della giornalista Lilly Gruber, rappresenta un'utile lettura che può far riflettere i più sulle tentazioni autoritarie in atto nella nostra democrazia imperfetta, mentre traccia un mirabile affresco del Sudtirolo dilaniato dal Fascismo. Esso contiene la storia della grande famiglia sudtirolese dei Tiefenthaler, cui è appartenuta la nonna della Gruber, Rosa, dal cui diario prende l'avvio questo racconto, dove le vicende familiari si snodano sullo sfondo della Storia mondiale. Un intreccio di testimonianze, lettere, documenti, memorie, ci porta nel cuore di questa terra splendida e martoriata, dentro le vicissitudini di una famiglia numerosa ed in quelle personali di Rosa stessa, la magnanima "signora di Pinzon". Il crollo dell'Impero austro-ungarico, l'italianizzazione forzata, l'esilio, la scelta della figlia di Rosa, Hella, di aderire all'ideologia fatale di Hitler, fino all'epilogo: "Rosa ha chiuso gli occhi pensando che i suoi sogni fossero morti, ma in realtà erano solo sospesi. I suoi sogni vivono ancora, e la storia non è finita". Un gran bel libro, scritto con passione, dopo due anni di intense ricerche in cui l'autrice è stato accompagnata e supportata pazientemente dal marito Jacques Charmelot. Grazie di cuore, cara Lilly, c'è veramente bisogno di libri come questi.

martedì 5 marzo 2013

FASCISMO BUONO?

Il Presidente Nazionale ANPI sulla recente dichiarazione pro-fascismo dell'On. Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera del Movimento 5 stelle:

"A proposito delle affermazioni di una esponente del gruppo dei "grillini " in Parlamento, Roberta Lombardi, rilevo ancora una volta che i pregiudizi, come quello del " fascismo buono ", sono duri a morire, anche quando confliggono con la realtà storica . Sarei curioso di sapere in che modo e quando il fascismo avrebbe dimostrato un "altissimo senso dello Stato" ; parimenti, sarei curioso di sapere quando sarebbe - sempre secondo l'On. Lombardi - cominciata le "degenerazione", se prima o dopo gli incendi delle Case del popolo, le aggressioni, le botte e le purghe a chi veniva considerato antifascista, la marcia su Roma, la progettata occupazione del Parlamento, gli omicidi compiuti già prima che il fascismo salisse al potere; e, magari, se prima o dopo le leggi razziali. Se quella del " fascismo buono" può essere ancora considerata una tesi proponibile , c'è da chiedersi cosa si insegni nelle scuole e su quali fondamenta riposi la cultura di certi esponenti politici"

Carlo Smuraglia - Presidente Nazionale ANPI

domenica 3 marzo 2013

“I 5 STELLE? GENERAZIONE DI NARCISISTI. RIFIUTANO CHI LI INVITA AL SACRIFICIO”

Fonte: La Stampa

Intervista allo psichiatra Pietropolli: “Per loro anche il virtuale è reale”

Marco Belpoliti
Milano

Grillo si mostra ai giornalisti nella sua casa in Toscana indossando uno scafandro da sciatore. Sarà lui o non sarà lui? Di certo sembra un extraterrestre. E non solo nella politica nazionale. Sono venuto a parlare con Gustavo Pietropolli Charmet che da quarant’anni ascolta quegli extraterrestri che sono i giovani, oggi i grandi elettori del Movimento 5 Stelle. Psicoterapeuta e psicoanalista, ha diretto servizi psichiatrici, insegnato all’università, ha fondato l’Associazione Minotauro, una realtà di ascolto e cura degli adolescenti; ora sta seguendo una nuova struttura nella Val d’Aosta: accoglie giovani che hanno tentato di togliersi la vita. I due suoi ultimi libri pubblicati s’intitolano: Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi e Cosa farò da grande? Il futuro come lo vedono i nostri figli, entrambi editi da Laterza, mentre sta per uscire da Cortina un libro, La paura di essere brutti, su come i ragazzi oggi percepiscono il proprio corpo.  

Il futuro dell’Italia appare assai incerto, non solo per ragioni economiche, c’è un evidente gap culturale reso manifesto dall’esito delle votazioni che, come ha scritto su “La Stampa” Mario Deaglio, evidenzia un forte conflitto tra le generazioni. È così? Grillo e i suoi elettori hanno mostrato la vera spaccatura che attraversa il paese?  
“Vorrei premettere che le mie sono delle considerazioni di uno scienziato sociale che guarda a quest’universo giovanile per ragioni cliniche, e non è detto che si applicano pari pari ai risultati elettorali. Ora però è evidente che urge un ricambio generazionale. La gerontocrazia ancora al potere, quelli che hanno più di sessant’anni, non si sono resi conto come i giovani delle ultime generazioni siano cresciuti in un contesto che non guarda più al Padre come una presenza persecutoria da abbattere e contestare. Non lo vedono più come minaccioso e castrante, com’era la vecchia autorità. Per questo quando compare un potere che invita al sacrificio, alla rinuncia, per dire Monti con i sui sacrifici masochistici, o Bersani, con la rinuncia in vista del sol dell’avvenir, un futuro molto aleatorio, i giovani non sono molto propensi a dare loro la delega. Non ascoltano più chi parla un linguaggio etico-astratto che non abbia una verifica diretta nella realtà”.  

Lei ha scritto nei suoi libri che si tratta di una generazione di narcisisti?  
“Sì, ma non è necessariamente un cambiamento negativo. Quello che è avvenuto è il passaggio dal complesso di Edipo, fondato sul conflitto con il Padre castratore, a quello di Narciso, che cerca invece la realizzazione del proprio sé. Gli adulti non hanno detto ai giovani, come accadeva nelle generazioni precedenti, che dovevano versare il loro sangue per la Patria, che dovevano aver fede nelle ideologie, che dovevano sacrificarsi in vista di mete lontane come il socialismo in terra. I ragazzi hanno creduto a queste parole, e hanno capito che, in fondo, era davvero meglio così rispetto al destino dei loro nonni. Oggi in cima ai valori personali, e di gruppo, sta la realizzazione di se stessi. Ora ragazzi hanno in mente un potere accuditivo, attento alla realizzazione della loro felicità. Per questo, quando vedono che non accade, rispondono non con la rivolta o con la lotta frontale, bensì con il disprezzo e il disinteresse, fanno di tutto per richiamare il potere ai suoi doveri, lo considerano un disertore rispetto al suo compito primario. Reagiscono con il sarcasmo, con la presa in giro”.  

Le sembra che gli attuali detentori del potere, sia di destra che di sinistra, abbiano una capacità di ascolto di queste generazioni così diverse da loro?  
“Ho un forte timore che le generazioni dei sessantenni e settantenni, che dominano ancora, non siano capaci di ascoltare tutto questo, mentre proprio ora sarebbe necessario. Le nuove generazioni hanno l’idea di realizzare il proprio sogno creativo in forma festosa, in rapporto con un potere che appare non in grado di organizzare la loro felicità, anche in ambito politico. I vecchi schemi di ragionamento non comprendono idee di questo tipo. C’è un salto di generazioni che va colmato, altrimenti saranno guai seri. Si va verso un conflitto, non di tipo ribellistico, come nel passato, ma di disprezzo e incomprensione reciproca. Espressioni come “morti che camminano”, “morti che parlano”, dicono benissimo la considerazione di queste generazioni nutrono nei confronti dei vecchi politici. Gli anziani purtroppo non capiscono, credono che vadano a divertirsi, a fare gruppo, non a salvare il Pianeta”.  

La sera del risultato elettorale gli aderenti del Movimento 5 Stelle si sono trovati, ad esempio, in una pizzeria a Roma per festeggiare la vittoria…  
“Certo. Consideri però che la richiesta di piena realizzazione di sé non esclude grandi ideali. Al contrario, molti dei valori ecologisti si ritrovano in questo movimento che interpreta in modo nuovo l’etica della responsabilità. Lavorano in piccoli gruppi, legati a realtà locali, a zone di scambio e di discussione nel web; gli anziani utilizzano ancora un modello generalista, a tratti masochistico, e finiscono per irridere le nuove generazioni che si affacciano alla politica nazionale”.  

Ma non è invece proprio l’individualismo, il narcisismo che trionfa nei giovani?  
“Interpretarlo così non spiega ciò che accade. C’è sì la realizzazione del proprio sé, ma esiste anche il gruppo, la fratellanza; si chiamano i fratelli a gestire insieme il potere, mentre i genitori istituzionali, la classe dirigente gerontocratica, non guarda certo ai loro bisogni. Se si è vecchi, non si riesce a comprendere che bisogna guardare alla agorà, allo spazio collettivo, e contemporaneamente alla realizzazione del sé. Se non lo si percepisce, diventa difficile trovare soluzioni al conflitto in atto”.  

Tutto questo è il risultato del cambiamento prodotto da Internet, dal web?  
“Certo. Per le nuove generazioni, per quelli che hanno da 15 a 30 anni lo scambio cognitivo e affettivo che avviene nel virtuale è vero e reale. Nel web si può avere una relazione autentica, può nascere l’amicizia e l’amore, in forma più reale che nella realtà fisica. A chi ha sessanta o settanta anni sembra probabilmente una moda, qualcosa di passeggero, non capisce che i corpi lontani gli uni dagli altri riescono ad avere un rapporto come accadeva nel passato nello spazio fisico comune. Le relazioni di gruppo, di solidarietà, di lotta, di condivisione, sono nate così e si sono proiettate dal web al campo elettorale. Che stesse accadendo questo lo vedeva bene solo chi è nativo digitale, ragazzi di 20-30 anni. Gli altri no, quelli che non sono nati con la tastiera in mano, sono lontani anni luce. Per questo sono preoccupato. Chi si trova nelle sfere di comando e di decisione deve capire questo cambiamento”.  

Insomma, lei vede dei rischi in tutto questo, ma è sostanzialmente ottimista sulle nuove generazioni?  
“Le nuove generazioni sono post-consumiste, sono più sobrie. Si sono emancipate dalla televisione, che è stata una delle fonti del consumismo. Si fanno la loro televisione, la loro musica, producono le loro immagini in Rete, non aspettano che la rete pubblicitaria lo faccia per loro. Capiscono benissimo che la scuola va informatizzata, profondamente trasformata, anche nel modo di organizzarsi. Hanno prodotto forme affettive e simboliche che prescindono dal passato. Lo si vede anche nei rapporti di coppia dei trentenni, con una parità tra maschi e femmine prima impensabile”.  
Cosa consiglierebbe ai detentori del potere?  
“Quelli che sono al vertice devono ascoltare e capire che c’è un nuovo modo di vivere, di amare, di considerare se stessi e l’altro, di guardare alla gente e ai bisogni collettivi. Se non lo fanno accentueranno l’impressione dei giovani che il potere attuale è morto. Che non serve dialogare con lui. Ci vuole al più presto un ricambio generazionale, una cooptazione nell’area delle decisioni. Prima che sia tardi”.  

'SPECTATOR': GRILLO, IL NUOVO MUSSOLINI

(Fonte: Agi) - Roma, 2 mar. - Un lungo articolo per illustrare tutti i caratteri che hanno in comune Benito Mussolini e Beppe Grillo.
  L'autore, Nicholas Farrell, e' un conoscitore dela politica italiana: fu lui a intervistare Silvio Berlusconi quando l'allora premier disse che il fascismo non aveva mai ucciso nessuno, paragonando il confino politico a una "vacanza". Si parte dalla parola d'ordine utilizzata da Grillo, "arrendetevi, siete circondati", mutuata dai giovani del movimento Sociale Italiano. Si passa poi alla capacita' di galvanizzare le folle nelle piazze e della tendenza a ridicolizzare i leader dei partiti politici 'classici'. C'e' poi il luogo di fondazione dei due movimenti: come i fasci di Combattimento, anche il Movimento Cinque Stelle ha avuto i natali in quel di Milano.
  Entrambi i movimenti, sottolinea ancora il giornalista, non si sono dati uno statuto: in realta' il movimento Cinque Stelle ha il suo 'non-statuto' a rappresentare una sorta di codice comportamentale. Grillo, spiega Farrell, "insiste, questo fascista delle foreste, che il suo non e' un partito. E' un movimento. I partiti, aggiunge inflessibile, sono il problema non la soluzione". Mussolini fondo' i suoi Fasci di combattimento nel 1919, prosegue l'articolo, "e meno di quattro anni dopo era primo ministro. Il fascismo non era, insisteva, un partito ma un movimento. I partiti, aggiungeva inflessibile, sono il problema non la soluzione". Ma Farrell dimentica che il Partito Nazional Fascista, il Pnf, fu alla base dell'organizzazione stessa dello stato. Un partito totalitario, ma definito ancora partito dagli stessi fascisti. Ancora: Farrell accosta il Mussolini "stella nascente della sinistra marxista italiana" a un Beppe Grillo filo comunista. Cio' detto, "la storia si ripete prima come tragedia, scrisse Karl Marx, e poi come farsa: la versione del comico Grillo della Marcia su Roma di Mussolini potrebbe essere solo questione di mesi", scrive il giornalista su 'The Spectator'.

RICCARDO CUOR DI LEONE, IL CUORE IMBALSAMATO

Il cuore della salma di Riccardo Cuor di Leone era impregnato di incenso, lo ha scoperto l'"Indiana Jones dei sepolcri", il patologo francese Philippe Charlier che ha appena pubblicato i risultati della sua ricerca sulla rivista americana "Scientific Report". Del muscolo cardiaco del re sono rimasti 60 grammi di resti sbriciolati, conservati nella cattedrale di Rouen. "E' una cosa unica - ha detto Charlier-, ipotizziamo che fosse un modo per presentare in Cielo il suo cuore di grande peccatore con il profumo dei Santi". Sebbene nella tradizione Riccardo I, che era più francese che inglese, sia considerato un esempio di forza e coraggio, la sua storia è costellata di tradimenti e violenze. Alcuni storici gli attribuiscono anche tendenze omosessuali che al suo tempo erano universalmente considerate peccaminose e innaturali. Riccardo I, figlio di Eleonora d'Aquitania, morì di setticemia in seguito a una ferita da freccia durante l'assedio del castello di Chaulus-Chabrtol nel Limousin. Qualcuno ha ipotizzato che il dardo fosse avvelenato, ma l'esame dei resti non ha dato conferme.

Claudio Gallo
La Stampa, 3 marzo 2013

SENZA

L'Italia tra febbraio e marzo 2013 è quello strano Paese senza Papa, senza capo del Governo e con milioni di persone che mangiano solo spaghetti perché la crisi li costringe alla cura dimagrante.

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