giovedì 31 ottobre 2013

ECCEZIONALE RITROVAMENTO ARCHEOLOGICO NELLA BAIA DI POZZUOLI

Dai fondali marini di Pozzuoli una scoperta archeologica importante: un mosaico di una ventina di metri quadrati ed una statua alta due metri, divisa in tre parti. Il tutto, nello specchio d'acqua compreso tra Punta Epitaffio e il Castello di Baia.

AMARCORD


A vent’anni dalla morte l’Italia ha dimenticato Fellini, uno dei pochi italiani contemporanei che il mondo ricorda ancora. Non sono stati i vent’anni migliori della nostra storia e neanche della nostra vita. Abbiamo perso colpi dappertutto. Abbiamo perso Fellini e il suo segreto, che poi era il nostro. Le nazioni sono come gli individui, hanno un’indole che non si può impunemente rinnegare troppo a lungo.  
Facciamocene una ragione: l’Italia che piace e che gode è quella di Fellini. L’Italia della provincia sterminata, degli artigiani che si lasciano invadere dalla pazzia del talento, l’Italia di Ferrero e di Ferrari, tanto per non cambiare lettera dell’alfabeto. Un’Italia un po’ ingenua, che guarda alla vita come se fosse un sogno e ai sogni come se fossero la vita, ma sa sublimare il suo autoinganno in una forma superiore d’espressione. Siamo gli occhi che guardano il Rex e siamo la Gradisca che va fiera delle sue forme senza uniformarsi al modello unico. Siamo anche la truffa mediatica dello Sceicco Bianco e la dissoluzione intellettuale della Dolce Vita. Ma certi collassi dell’essere, che da sempre ci accompagnano, vengono riscattati da una fiducia inopinata nella vita. Perché poi siamo anche quelli che conoscono il linguaggio silenzioso delle cose, come Gelsomina, e l’arte di ridere con niente, come l’acrobata della Strada. Siamo il regista che nel girotondo finale di Otto e Mezzo comprende che tutto ha un senso e recupera la gioia d’esistere di un bambino. Se, come dice Baricco, il futuro è tornare a casa, sarebbe tempo di rimetterci in marcia verso la Rimini di Federico Fellini.

mercoledì 23 ottobre 2013

mercoledì 9 ottobre 2013

RITROVATA LA COLT DI FENOGLIO-JOHNNY

Saranno quelle strane quanto significative coincidenze. Come quella per cui, nel cinquantesimo anniversario della morte dello scrittore partigiano Beppe Fenoglio, di cui sua figlia Margherita scopre la colt, ben nascosta in un armadio di famiglia, avvolta da un paio di stracci di colore diverso. Mi ha sempre affascinata la figura di quest'uomo di Langa, dalla figura longilinea e dal carattere schivo, fumatore incallito anche quanto, o forse soprattutto, stendeva le pagine memorabili della lotta partigiana di cui egli era stato protagonista nell'albese, in pagine di alta letteratura come quelle de Il partigiano Johnny, Una questione privata, La paga del sabato.
E' passato circa un mese dal ritrovamento, che Margherita Fenoglio racconta con commozione a La Stampa, ricordando anche di quando il padre, in fin di vita poco più che quarantenne, le disse: "Ti proteggerò, bambina mia adorata, non devi pensare mai che io ti abbia lasciata". Cercava altre carte del padre, Margherita, o forse quelle lettere d'amore mai più ritrovate che Beppe spediva alla sua futura moglie, Luciana Bombardi. Forse le ha distrutte per proteggere il loro segreto.
Adesso la colt di Fenoglio, con la quale non ha mai sparato contro nessuno, sarà conservata nel Centro Studi Beppe Fenoglio di Alba.

IL NOBEL PER LA FISICA AL TIMIDO PROF HIGGS, SCOPRITORE DEL BOSONE

Tutti ne hanno sentito parlare almeno una volta del Bosone di Higgs, la "particella di Dio", ovvero l'ultima particella che mancava all'appello tra i componenti della materia. Timido, riservato, ormai da tempo ritiratosi a vita privata, il professor Higgs ha ricercato la particella per 50 anni ed oggi che di anni ne ha 84 per lui si sono spalancate le porte del Nobel. Nel marzo scorso il Cern di Ginevra aveva confermato l'esistenza del bosone di Higgs.

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