domenica 28 agosto 2016

L'ARTE DI NON RISPONDERE ALLE PROVOCAZIONI

Vicino a Tokyo viveva un grande samurai, ormai anziano, che si dedicava a insegnare il buddismo zen ai giovani. Malgrado la sua età, correva la leggenda che fosse ancora capace di sconfiggere qualunque avversario.
Un pomeriggio, si presentò un guerriero, conosciuto per la sua totale mancanza di scrupoli. Era famoso perché usava la tecnica della provocazione: aspettava che l’avversario facesse la prima mossa e, dotato com’era di una eccezionale intelligenza che gli permetteva di prevedere gli errori che avrebbe commesso l’avversario, contrattaccava con velocità fulminante.
Il giovane e impaziente guerriero non aveva mai perduto uno scontro.
Conoscendo la reputazione del samurai, egli era lì per sconfiggerlo e accrescere in questo modo la propria fama.
Tutti gli allievi si dichiararono contrari all’idea, ma il vecchio accettò la sfida. Si recarono tutti nella piazza della città e il giovane cominciò a insultare il vecchio maestro.
Lanciò alcuni sassi nella sua direzione, gli sputò in faccia, gli urlò tutti gli insulti che conosceva, offendendo addirittura i suoi antenati.
Per ore fece di tutto per provocarlo, ma il vecchio si mantenne impassibile.
Sul finire del pomeriggio, quando ormai si sentiva esausto e umiliato, l’impetuoso guerriero si ritirò. Delusi dal fatto che il maestro avesse accettato tanti insulti e tante provocazioni, gli allievi gli domandarono: “Come avete potuto sopportare tante indegnità? Perché non avete usato la vostra spada, pur sapendo che avreste potuto perdere la lotta, invece di mostrarvi codardo di fronte a tutti noi?”.
“Se qualcuno vi si avvicina con un dono e voi non lo accettate, a chi appartiene il dono?”, domandò il samurai.

“A chi ha tentato di regalarlo”, rispose uno dei discepoli.

“Lo stesso vale per l’invidia, la rabbia e gli insulti”, disse il maestro: “Quando non sono accettati, continuano ad appartenere a chi li portava con sé”.

(Paulo Coelho)

sabato 20 agosto 2016

TORINO E' UN INCANTO

“Dimenticate Roma e Milano: Torino è un incanto”. Parola degli irlandesi


La prima capitale d’Italia piace all’Independent per stile e sapori. Bocciati i trasporti


Foto tratta dall’articolo sul sito Independent.ie
    
    Fonte: La Stampa
03/07/2016
TORINO
«Dimenticate Roma e Milano. Ecco una gustosa (e meno affollata) pausa italiana: Torino». A consigliare ai suoi lettori un fine settimana sabaudo è l’Irish Independent, il più venduto quotidiano irlandese.  
Torino viene definita dalla giornalista Isabel Conway «un incanto. La prima capitale d’Italia è meno soffocante di Milano, meno affollata di Roma, e più saporita di entrambe». Nell’articolo racconta il suo fine settimana in città, elencando locali e altri consigli pratici.  
A stupirla è in particolare «The apericena», che ha definito «un istituzione di Torino». Racconta la storia della Sindone, «nascosta all’interno di un cofanetto nel magnifico Duomo di Torino. Una copia dettagliata può essere esaminata nella cappella adiacente al Museo della Sindone, in via San Domenico, però».  
Per il capitolo «Guilty Pleasure», i piaceri proibiti, la giornalista ha deciso di fotografare i l mitico Bicerin affianco ad una copia de La Stampa, sul tavolino di un bar del centro. Ma non è mancata la nota negativa: un «glitch», un problema tecnico, nei trasporti. «Il tempo e lo spazio sembrano nozioni relative in Italia - si legge -. Un funzionario dell’aeroporto ci ha guidato ad un treno inesistente, i nostri biglietti erano non trasferibili e abbiamo finito per sborsare di nuovo per salire su uno degli intermittenti autobus per la città del sabato». 

giovedì 11 agosto 2016

CONTRO GLI ESTREMISMI DELLA MODERAZIONE

(FRANCO ARMINIO) - Siamo assediati dai moderati, dagli ipocriti, dagli animali a sangue freddo, coccodrilli mummificati che all’improvviso si sciolgono e spalancano le loro fauci. Siamo in un mondo di fango. Vogliono distruggere la bellezza e chi la ama, hanno ridotto il mondo a un porcile di inganni, ma non sono contenti, vogliono che tu sia come loro. Gli estremisti della moderazione dominano la scena. Se dici una verità, una sola, ecco che diventi estremista parolaio. Il mondo non era mai stato tanto miserabile, perché non era mai stato tanto impregnato di questa ipocrisia, di questa melma di parole senza pensiero, di cuori senza sangue, di anime senza inferno e senza paradiso. Un limbo limaccioso di dementi e presuntuosi, ecco il panorama che ci offrono quelli che stanno sulla scena. Gente che non merita tanti riguardi ma una feroce contestazione. Peccato che adesso la contestazione non sia più di moda. Adesso è chic essere intelligenti e distaccati, col disincanto di chi ha sempre qualcosa di meglio da fare che non posare l’occhio sulla melma che ci circonda. Il bersaglio della mia lotta è l’estremismo moderato che imperversa un po’ ovunque. Non è tempo di fare i sofisticati ed è inutile fingersi impegnati a capire chissà cosa. Il mondo è soffocato dagli invasati del denaro e del quieto vivere. Gente che ama le cresime e le bomboniere, gente che vuole semplicemente consumare il mondo e non sa amare il mistero e la bellezza, ma solo i suoi simulacri. Bisognerebbe aprire un conflitto, bisognerebbe che questa accolita di moderati venga smascherata nella sua vera natura di gente che vuole solo mangiare, organismi ciechi che non sanno niente del vivere e del morire. Siamo di fronte a una vera mutazione genetica dell’umano. Siamo circondati da signori dall’eloquio fluente e intimamente inconsistente. Possono fare teatro, politica, possono essere semplici pensionati o sindaci o ministri, il tratto che li accomuna è il compromesso, è la svendita di ogni principio in base all’unico principio che vale: mangiare, divorare il mondo e le sue merci. Di fronte a questa planetaria fornicazione dei mediocri, di fronte a questa capillare distribuzione della viltà e dell’ipocrisia, non c’è da esitare e bisogna combattere, bisogna spendersi, giocarsi la partita. Non c’è bisogno di essere più precisi. Chi vuole può intendere. Penso agli operai, a quelli che danno cento per prendere dieci. Penso a quei giovani che sono costretti ad affidare l’esile canna della loro vita al vento di padroni ingordi e senza scrupoli. Qui dove io vivo la partita non può che essere giocata anche contro noi stessi, contro quella parte di noi che tende a uniformarsi, a lasciar correre i forsennati dell’imbroglio. Non vi illudete di essere da un’altra parte. I miserabili rendono misera anche la nostra vita. Non possiamo pensare di coltivare un mondicello che sia solo nostro, tutto è mischiato pur essendo tutto implacabilmente separato. Se abbiamo capito qualcosa del mondo in cui ci tocca vivere, allora dobbiamo raccontarle le nostre visioni, dobbiamo farle sentire, senza stancarci, senza farci affliggere più di tanto dagli eroi dei luoghi comuni e della conservazione. Ci sono anime disposte ad accendersi, ci sono cuori che possono riavviarsi. A volte basta poco, basta far capire che questo mondo è impossibile e che bisogna attimo per attimo costruirne un altro. Sentire che lo stiamo già facendo, che forse, senza che se ne accorgono, i nostri nemici già stanno perdendo.

MARTHA NUSSBAUM, LETTERATURA E ARTI PER LA CULTURA D'IMPRESA

I più importanti formatori aziendali hanno capito da tempo che una buona capacità di immaginazione è un pilastro di cultura imprenditoriale veramente prospera. L'innnivazione richiede intelligenze flessibili, aperte e creative; la letteratura e le arti stimolano queste competenze e quando esse mancano la cultura di mercato si indebolisce in fretta. Sempre più spesso, i laureati in materie umanistiche sono preferiti a studenti che hanno avuto un'istruzione più rigidamente tecnica, proprio perché si ritiene che i primi abbiano una mentalità più elastica e creativa per riuscire ad avere successo nell'ambiente dinamico degli affari. Per cui, anche se il nostro unico obiettivo fosse la pura crescita economica aziendale, dovremmo difendere l'istruzione progressista basata sulle materie umanistiche surrealisti, mentre oggi, le materie letterarie e artistiche sono sotto attacco nelle scuole di tutto il mondo.

Non per profitto, Edizioni Il Mulino, pag. 126

venerdì 5 agosto 2016

L'AMARA SCUOLA DI RENZI

L’amara scuola di Renzi scatena l’ira dei prof. E gli agenti si tolgono i caschi

DI GIORGIO SIGONA

Secolo d'Italia 

 
L’amara scuola di Renzi è la peggiore delle riforme e ha creato il caos. Arriva la protesta di piazza. Migliaia di insegnanti di scuola primaria e di scuola media vogliono capire perché, pur avendo un punteggio alto, sono stati spediti a centinaia di chilometri da casa. Mentre colleghi con meno punteggio si ritroveranno in sedi più vantaggiose. Quest’anno, ha spiegato a più riprese il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, si sta svolgendo una mobilità straordinaria che sta coinvolgendo – l’ultimo atto dei trasferimenti sarà il 13 agosto, con gli spostamenti dei prof del superiore – 200mila insegnanti, il doppio degli anni precedenti.

Scuola, a Napoli gli agenti di polizia si sono tolti il casco

Momenti di tensione tra manifestanti e Polizia davanti alla Prefettura di Napoli. Il “contatto” con le forze dell’ordine c’è stato con i docenti che sono scesi in piazza. Secondo quanto denunciato dai manifestanti della scuola, ci sarebbero stati spintoni nei confronti di chi ha cercato di superare la barriera delle forze dell’ordine a protezione del Palazzo della Prefettura. Sul posto è arrivata un’ambulanza per soccorrere un’insegnante colpita da un malore. La tensione si è sciolta – riferiscono i manifestanti – quando gli agenti si sono tolti il casco ed è scattato l’applauso dei presenti.
Protesta anche davanti all’Ufficio scolastico regionale, in via San Lorenzo a Palermo, di circa 250 lavoratori Co.co.co in servizio da vent’anni presso le segreterie della scuola statale, con funzione di assistente amministrativo, coinvolti contrariamente alle attese nei processi di mobilità territoriale. Dal Miur i sindacati avevano avuto di recente rassicurazioni che la “mobilità” per questa tipologia di lavoratori non sarebbe scattata proprio non si tratta di dipendenti ma di collaboratori precari. Invece dal Provveditorato anche quest’anno sono sono arrivati per i Co.co.co. palermitani almeno 60 lettere di trasferimento.

 Wallstreetitalia

“Tra le situazioni più eclatanti – ha spiegato l’assessore all’Istruzione del Comune di Napoli, Annamaria Palmieri – ci sono docenti con punteggi altissimi assegnati ad ambiti territoriali del Nord, mentre restano vacanti o sono assegnate a docenti con punteggi minori sedi più vicine; docenti che hanno maturato esperienze e competenze in alcune classi di concorso assegnati al Centro-Nord su cattedre del tutto diverse, prevalentemente su posti di sostegno; docenti che hanno lavorato su posti vacanti in Campania da anni, illogicamente trasferiti in altra classe di concorso pur avendo richiesto continuità nel proprio ambito e nel territorio. Mentre, molti dirigenti scolastici campani – ha aggiunto – segnalano di avere posti vacanti, che potrebbero essere coperti da questi docenti”. 

giovedì 4 agosto 2016

DAVANTI AL PROVVEDITORATO DI NAPOLI, LA PROTESTA DEI PROF CONTRO LA BUONA SCUOLA

 

Dal sito Orizzontescuola. La protesta dei docenti a Napoli contro la mobilità ''ammazzafamiglie''. Le immagini che sulla Tv pubblica non vedrete mai. 


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