lunedì 22 luglio 2019

BAGLIORI DI LUCE A TORINO

   In questa foto di TorinoDigitale, le due Chiese Gemelle a Torino, in Piazza San Carlo. 
   A sinistra la chiesa di Santa Cristina, fatta erigere nel 1639 per volere di Maria Cristina di Francia, moglie di Vittorio Amedeo I di Savoia, principessa di Francia e duchessa di Savoia. Fu progettata da Carlo di Castellamonte e proseguita dopo la morte di quest’ultimo dal figlio, Amedeo. La bellissima facciata, edificata tra il 1715 e il 1718, è invece opera di Filippo Juvarra. Nell'Ottocento era conosciuta come la “chiesa delle Serve”, perché la messa domenicale del pomeriggio era frequentata dalle donne al servizio delle famiglie nobili e ricche del quartiere.
   A destra la chiesa di San Carlo Borromeo, più antica, in quanto costruita nel 1619 per volontà di Carlo Emanuele I di Savoia, il quale, dopo il suo pellegrinaggio a piedi a Torino, per andare a vedere la Sacra Sindone, guidò la lista degli edifici voluti dai Savoia per la trasformazione in stile barocco della città.

sabato 20 luglio 2019

GREGORETTI, CAMILLERI, DE CRESCENZO: ADDIO A TRE GRANDI

Nello spazio di breve tempo l'uno dall'altro sono andati via tre protagonisti della scena culturale italiana: il regista romano Ugo Gregoretti, lo scrittore siciliano Andrea Camilleri e l'ingegnere-scrittore-regista napoletano Luciano De Crescenzo. 
Volti e vite troppo note perché vengano raccontate ancora nell'ambito di questo blog.
Tre protagonisti della cultura italiana a cavallo tra il XX e XXI secolo. Morti tutti novantenni. Vuoi vedere che la cultura allunga la vita?
Con loro se ne vanno tre immense personalità, appartenenti ad una generazione di uomini colti, forti, signorili. Che con passione, lavoro, talento, tanto hanno prodotto e tanto hanno dato all'Italia. Attirandosi, non poche volte, feroci invidie e sospetti. 
E' il destino dei grandi.
Non sapevano cosa fossero i selfie e cosa fossero gli "influencer". Non invadevano la scena televisiva e mediatica in genere con la loro presenza. 
Quando la "società liquida" non aveva ancora prodotto immagini, testi, foto, video e quant'altro, risucchiato nel gorgo mediatico con la stessa febbrile voracità con cui tutte queste cose sono state prodotte, questi uomini appartenenti ad una generazione lontana da quella attuale ha dato vita a parole, libri, trasmissioni, canzoni e film che ormai sono entrati nel patrimonio culturale.
Di tutta questa truppa di influencer e dei loro selfie non sappiamo cosa rimarrà. E' facile prevederlo.
Di tre grandi uomini, tre intellettuali e artisti di razza, resta oggi il loro esempio ed i loro preziosi insegnamenti.


Nella foto di Giovanni De Noia, Luciano De Crescenzo ospite al Circolo Fotografico Sannita

giovedì 4 luglio 2019

MORTO LEE IACOCCA, ICONA DELL'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA

Aveva 94 anni il re dell'automobile, il leggendario Lee Iacocca, originario di San Marco dei Cavoti (BN), figlio di emigrati, l'uomo che alla Ford lanciò la Mustang e che poi ha salvato miracolosamente la Chrysler dalla bancarotta.
La sua autobiografia, stampata da Sperling Paperblack in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di San Marco dei Cavoti, il 6 e 7 settembre 1997, vendette sette milioni di copie. In essa mister Iacocca scriveva:

Nicola Iacocca, mio padre, giunse in America nel 1902 all’età di 12 anni, povero, solo e impaurito. Mentre la nave entrava nel porto di New York, vide la statua della Libertà, il grande simbolo di milioni di emigranti. Al suo secondo viaggio, quando rivide la statua, era cittadino americano e aveva con sé la madre, una giovane moglie e tanta speranza. Per Nicola e Antonietta
l’America era la terra della libertà, libertà di diventare qualsiasi cosa si fosse voluto.


Dopo una laurea in ingegneria e un master alla Princeton University, Lee, il cui vero nome era Lido Antony, nel 1946 viene assunto alla Ford e ne diventa presidente nel 1970. Nel 1978 viene licenziato in tronco da Henry Ford III, in parte per il fallimento della Pinto e in parte per divergenze caratteriali. Lee non glielo perdona. Si rimbocca le maniche e si mette a capo della Chrysler, la terza industria di Detroit, che è sull'orlo del fallimento. Ne diventa presidente con uno stipendio simbolico di un dollaro all' anno (ma anche tanti bonus legati alla performance di borsa). Riesce in uno dei salvataggi più insperati della storia dell'umanità. Riporta in attivo i conti in rosso dell'azienda. Diventa una celebrità apparendo personalmente negli spot della Chrysler, nei quali sottolinea l'importanza della "qualità, del duro lavoro e dell'impegno: le cose su cui è stata costruita l'America". Si ritira a vita privata nel 1993, dopo 46 anni passati nell'industria dell'automobile, cedendo il suo posto. In questa occasione ebbe a dire: "Nessuno può essere un cow-boy per tutta la vita, neanche io".
Nelle sue memorie rivela di aver tentato il suicidio almeno un paio di volte. E' stato sposato tre volte. 
A San Marco dei Cavoti, paese di origine dei suoi genitori, gli è intitolata una Fondazione che ogni anno eroga tre borse di studio a professionisti e laureandi campani.

San Marco dei Cavoti 

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