martedì 28 agosto 2007

La trovata: sciopero del lotto

Dopo l’ennesima frase ad effetto (“tireremo fuori i fucili”) che tanto ha irritato politicanti vari e cittadini onesti, il leader leghista Umberto Bossi rilancia proponendo lo sciopero del lotto contro il “governo delle tasse”.
L’idea pare sia piaciuta anche a Berlusconi, che con i suoi considera questa una forma di protesta fiscale “leale e democratica”. Se ne dissociano invece leader come Alemanno, Tremonti, Rutelli e Fassino.
Il gioco del lotto piace molto agli italiani. Le casse dello Stato nel 2006 hanno realizzato con esso un introito di nove miliardi di euro, mentre nei primi 5 mesi di quest’anno più di quattro.
Inevitabile il parallelo con le cinque giornate di Milano, che scaturirono dallo sciopero dei milanesi di acquistare lotto e tabacco che erano monopoli imperiali. Correva il 1° gennaio 1848, il governo sulla Lombardia era austriaco. E l’Austria punì i cittadini sfoderando davvero le armi e la violenza. Tre mesi dopo la rivolta delle “cinque giornate”, episodio clou del Risorgimento italiano.
Altri tempi, altri uomini, altra mentalità. Un’impennata di vero orgoglio nazionale contro il barbaro invasor. E adesso? L’attesa per il Vaffanculo Day, promosso da un comico genovese.
Come sono cambiati i tempi!

Caro latte, caro libri…

Il “tesoretto” inventato da Prodi grazie alla lotta all’evasione fiscale ha registrato un’impennata di un miliardo di euro in più. Grazie ai vari giochi del lotto svariati miliardi di euro (vedi post su).
Non pago di questo, il governo ha pensato bene di tassare ora anche beni come il latte (in arrivo un +15%) ed i libri di scuola.
Mentre la protesta monta da parte dei consumatori e degli imprenditori, la gente si chiede a quando un sostanzioso contenimento dei costi della politica, tanto annunciato e visto dai politici come un “problema da risolvere”, e finora scarsamente attuato.
Ho letto delle dichiarazioni in merito da parte di due capitani dell’industria italiana, Illy e Biraghi. Il primo, produttore di caffè, rileva giustamente che l’impresa italiana non cresce perché è la più tassata d’Europa. Invece il magnate dell’industria casearia Braghi, anticipa che questa stangata sul prezzo di latte e derivati metterà in ginocchio tutto il settore.
E così mi è venuta in mente una frase che ho letto da qualche parte proprio pochi giorni or sono: “La terra ha risorse sufficienti per tutti quanti, ma limitate rispetto all’avidità di alcuni uomini”. Non aggiungo altro.

Lo chiamavano afghanistanesimo…

Era questa l’espressione usata dai giornali una volta per indicare l’esistenza di problemi molto lontani da noi e dal nostro punto di vista occidentale.
Adesso l’Afghanistan, lontano Paese dell’Asia Anteriore, è quotidianamente al centro delle cronache, nonché della letteratura internazionale, visto che i libri ispirati a questa realtà scalano i vertici delle classifiche.
E ci sono almeno due novità, a parte le solite intifade e guerre talebane, che portano il paese asiatico sulle pagine dei nostri giornali. La prima è che il mercato dell’oppio è talmente cresciuto da queste parti che da solo l’Afghanistan rifornisce da solo quasi tutto il mercato mondiale.
La seconda è che anche fra i taleban ci sono uomini gay, le cui foto di coppia sono ora in un libro di 128 pagine, che disvela una realtà ben presente ma da sempre nascosta, in un territorio dove i rapporti omo sono rigidamente vietati, ma dove la cultura omosex e pederasta fu ampiamente impiantata da Alessandro Magno, conquistatore di questi luoghi.

venerdì 3 agosto 2007

Dipendenza da tecnologia

Non c’è docente che entrando in classe e facendo lezione non trovi i propri alunni intenti a giocare col telefonino o mandare sms. Una vera full immersion nel gadget tecnologico.
Che si tratti di una vera e propria dipendenza da tecnologia –alla stregua di altre dipendenze come il gioco d’azzardo– lo ha stabilito una ricerca freschissima condotta da Daniele La Barbera dell’Università di Palermo su un campione di oltre 2.200 studenti delle scuole superiori, ricerca pubblicata sulla rivista Focus. Ne è affetto uno studente su cinque. Alla faccia di tutti i decreti ministeriali, che vietano l’uso del cellulare in classe e vorrebbero far fare da mastini ai docenti per impedirne l’uso sciagurato. Voi spiegate, e loro fanno i giochini. Oppure mandano decine di messaggini inutili. O guardano foto e video di tutti i tipi. Quando non ascoltano l’MP3… Tant’è che lo psichiatra Vittorino Andreoli parla di cellulari ed internet come di “protesi della mente”, di “protesi di sostituzione di regole di comportamento la cui introduzione avrebbe imposto una precisa rieducazione degli adolescenti”.
Le ricerche dicono che fra dieci-vent’anni, crescerà il numero dei ragazzi affetti da problemi psicologici. Infatti, a farci caso, l’incapacità di formulare un pensiero dotato di senso è direttamente proporzionale al numero delle ore passato al cellulare o al rapporto solitario e privo di cognizione con internet. E poi sognano di fare i tronisti e le vallette, preda come sono –alla loro età– delle illusioni virtuali. Ma non possiamo colpevolizzarli, stì ragazzi. La società dei consumi genera mostri, dicevano le teorie del conflitto. Ed io mi chiedevo come mai non nascano più pensatori da un bel pezzo. E adesso questa ricerca mi fornisce la risposta: l’eccesso di tecnologia ha usurato molti cervelli in giro. Come bene avevano visto le teorie contrarie al consumismo negli anni Cinquanta, si è creata una generazione di giovani schiavi. La società dei consumi ha fatto credere che la libertà è comunicare, ma ha privato questi giovani del bene più grande e più prezioso, sempre e comunque: la libertà.

Anna Maria Rimoldi, la signora dello “Strega, ci ha lasciato

Di lei i giornali hanno scritto che era una donna potente. E che, come tutti i potenti, amava schermirsi: «Io? Ma quando mai! Io non gestisco niente, l’unica fatica che faccio è per scoprire un po’ di libri buoni, per cercare di portare avanti nuovi scrittori». E’ morta ieri notte nel sonno la direttrice della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci. Se ne è andata nel sonno, come aveva sempre desiderato, nella sua amata isola d’Elba. Aveva 82 anni.
La Fondazione Bellonci nasce per sua volontà nel 1986. Da allora la Rimordi ha organizzato ogni anno il Premio Strega, dando lustro alla nostra lingua ed alla nostra letteratura nel mondo.
Nata il 23 novembre 1924, si laurea in matematica con una tesi sulle statistiche legate alla meteorologia. Intanto coltiva il suo interesse per il teatro. Vince quindi un concorso all’Ufficio ecologia del ministero dell’Agricoltura, rimanendovi in qualità di funzionario fino alla pensione. Da allora comincia a collaborare con la Rai come autrice di radiodrammi e di sceneggiature, nonché con la Bellonci, insieme alla quale aveva sceneggiato la vita di Isabella d’Este e dalla quale andrà ad abitare dopo la morte della madre. Inizia così il suo rapporto con i coniugi Bellonci, con gli amici della Domenica e con il premio Strega, che in quella casa si organizzava dal 1947. Nel 1946, intanto, aveva contribuito alla nascita del Centro Universitario Teatrale e dirigerà attori come Giulietta Masina e Marcello Mastroianni. Nel 2004 fu insignita dal presidente Ciampi della medaglia d’oro alla cultura.
A chi la criticava per la bassa qualità del premio rispondeva: “Noi abbiamo i migliori libri della stagione. La qualità dei concorrenti è altissima, il fatto è che la media dei libri pubblicati dagli editori italiani è bassa”.
Dalle stanze di via Ruspoli 2 a Roma, cinque stanze e 22mila volumi, omaggiata dai grandi editori e riverita dai quattrocento amici della Domenica che si riuniscono per decretare le sorti del riconoscimento, per vent’anni ha gestito le sorti dell’editoria italiana con rigore e metodo. Tenendo tutto sotto controllo. Ma il tutto accompagnato sempre dal suo grande amore per la letteratura.
Ora si apre un eredità pesante, perché sarà difficile trovare la persona che possa sostituirla alla guida del maggior premio letterario del nostro Paese, quello che più influenza le vendite ed il prestigio delle case editrici.

Lettori fissi