
Si può essere straniero in diversi modi e per differenti motivi. Alcuni lo sono perché obbligati a migrare in terre lontane in cerca di fortuna, alcuni perché fuggono da qualcosa, e altri, che non fuggono, lo sono e nulla più. Questi si sentono stranieri nella terra in cui sono cresciuti; sentono estranea la lingua del proprio paese e non si riconoscono nel proprio popolo. La loro esistenza è tormentata e non trovano pace poiché percepiscono la società come estranea e nel contempo la stessa società percepisce loro come forestieri.
Munch fa parte di questa schiera di persone. In una famosa tela egli rappresenta la sua solitudine e la sua estraneità ad un mondo borghese non convenzionale. Il pittore non si riconosce nella società europea e si sente uno straniero rispetto ad essa. Nel quadro egli raffigura una folla di gente che percorre una via di Oslo ed egli, unico e solo, percorre la stessa via in verso contrario. Munch si sente straniero nel proprio paese e come il pittore, così Baudelaire si sente estraniato dalla società europea di fine Ottocento.
Il poeta maledetto ne prende le distanze e rimedita la sua diversità che trasforma la sua diversità in un richiamo alla libertà: non a caso ama le nuvole: esse sono libere, non hanno vincoli di nessun genere e fuggono alle catene della convenzionalità. Ma se da una parte la parola straniero è associata alla libertà della responsabilità, è anche vero che essa è spesso, in modo quasi ossimorico, diversità, diffidenza, irrazionalismo e razzismo. In ciò si può trovare una convergenza tra l’estraneità di Brown (in “Sentinella”) e l’irrazionalismo di Buzzati (in “Non aspettavamo altro”). Benché con molte differenze: due autori presentano “gli altri” come qualcosa da eliminare e umiliare.
Soprattutto il secondo è in grado di descrivere l’irrazionalismo che pervade la storia del novecento e il rapporto con lo straniero. D’altra parte il forestiero, soprattutto nell’antichità, era l’ospite; colui a cui non si può rifiutare un riparo e un posto. Egli era potatore di arcani racconti riguardanti terre lontane.
Lo straniero era una figura affascinante e misteriosa che conquistava con il proprio esotismo.
Non a caso qualità come generosità ospitalità e onore compaiono nelle opere più arcane.
Nel Deuteronomio il valore della generosità viene innalzato e fatto sacro e la condivisione del cibo con lo straniero bisognoso diventa un obbligo morale.
La stessa devozione si trova in Omero, il quale narra di Nausicaa; la figlia di Alcinoo, coraggiosamente, non fugge davanti a quel ramingo e anzi, decide di ospitarlo e offrirgli rifugio.
Nella statua romana viene esaltato l’onore verso il nemico sconfitto: il Galata morente, benché sia un guerriero straniero ai Romani, merita una morte onorevole perché si è battuto con onore.
Definire oggi cos’è lo straniero è un problema complesso e assai moderno. La paura suscitata dal diverso si trasforma in violenza e questa radicalizza le convinzioni bigotte e ottuse di una società che vede nel diverso un pericolo.
Il fatto che il problema dello straniero abbia una rilevanza così ampia è quantomeno ossimorico in quanto le politiche economiche internazionali sviluppate dai vari stati, dovrebbero trasformare i cittadini di una nazione in cittadini del mondo. Ma ciò non avviene e anzi, vi è un movimento in senso opposto che porta a un riconoscimento totale nella propria società.
F. P.
2 commenti:
Si, probabilmente lo e
imparato molto
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