domenica 30 agosto 2020

IZIA, LA CANTANTE FRANCESE DEL MOMENTO

Izia Higelin è una cantante, musicista ed attrice 29enne assai popolare in Francia, nota ad una parte del grande pubblico anche italiano per via della sua interpretazione del personaggio di Delphine, solare, sensuale e ruspante agricoltrice nel film “La belle saison”, dove si racconta della storia d’amore tra due ragazze, una di campagna, appunto, e l’altra di città (Parigi). È figlia del popolare cantante Jacques Higelin, scomparso nell’agosto del 2018, a 77 anni, e la sorte ha voluto che subito dopo la scomparsa del famoso papà Izia sia rimasta incinta del suo compagno, il musicista, compositore e fotografo Bastien Burger. A settembre, dopo mesi di blocco dovuti al lockdown, riparte in tour con il suo nuovo album, "Citadelle". Un gioiello.

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lunedì 24 agosto 2020

sabato 22 agosto 2020

MONTEMILETTO TERRA GENTILE

UN EX PRESIDE DI CUNEO ALLA AZZOLINA: "LEI NON CI RAPPRESENTA"

Fonte: La Nuova Padania


Cara Signora Azzolina,
permetta una piccola incursione in una lingua che Le è sicuramente poco familiare – ma quale lo è per Lei? – , il latino. Nella lingua dei nostri padri “minister” aveva la sua etimologia in “minus” = “meno” mentre “magister” l’aveva in “magis” = “più”. Devo dire che Lei – in buona compagnia con Bonafede, Di Maio, Toninelli, Lezzi – rende piena soddisfazione al “minus”.

Siete nati con l’affermazione “uno vale uno” ma, se aveste letto Sciascia, sapreste che gli “uomini” valgono uno ma i “mezz’uomini” mezzo, gli
“ominicchi” un quarto, i (con rispetto parlando come scriveva Sciascia) “pigliainculo” un sesto ed i “quaquaraquà” un decimo. Gli ominicchi – scriveva Sciascia – “sono come i bambini che si credono grandi scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi”. E, a scendere, il giudizio era ancora più sferzante. Ma fermiamoci un attimo agli “ominicchi/scimmie”.

Già “bambini che fanno le mosse dei grandi”: diciamo che Lei partiva bene avendo come illustri esempi il Toninelli che, convinto di essere il ministro delle infrastrutture, si è scavato, in un minuto, un inesistente tunnel del Brennero; o la Lezzi che, oltre ad avere immaginato di trasformare, come si fa con i Lego, l’ILVA di Taranto in un allevamento di cozze, si è lanciata in un “noi vogliamo informare i cittadini a 370 gradi” reinventando la geometria; o il primatista assoluto, Di Maio, “l’uomo è composto al 90% di acqua”, “la lobby dei malati di cancro” e, avendo confuso il Venezuela con il Cile, piazzato la Russia nel Mediterraneo e Matera in Puglia, è, giustamente, diventato ministro degli esteri. E, fin qui, ridiamo di riso amaro. Col
Bonafede, invece, piangiamo perché è riuscito ad essere un cataclisma dannoso per gli italiani onesti. Ma i mafiosi lo ringraziano ed applaudono. Come lo applaudono i complici Conte e Renzi.

Vede, signora (perdoni ma non riesco a chiamarLa ed a considerarLa
ministro) Azzolina, i Suoi concorrenti erano tali che bastava pochissimo per non superarli. Ma lei no, lei ha continuato a voler giocare ai giochi dei grandi. Anche perché – diciamolo – il suo protettore, San C(…), è sembrato essere particolarmente incline ad aiutarla.

Si presenta alle elezioni in Piemonte e non viene eletta ma, per miracolo, in Calabria c’è un posto di troppo per un pentastellato e lei viene ripescata. Per rimanere ai giochi: ambo. Presenta una tesi di laurea in cui, senza virgolette e senza citare gli autori, copia interi passi di altri e tutti si girano dall’altra parte: terno. Nella stessa tesi di laurea esibisce delle perle: “qual’è”; “parole sottoforma”; “riassuntato”; “ardire una congiura”; “esulare le capacità”. Ma la commissione, distratta da San C(…) , non se ne accorge: quaterna. Con scarsissima eleganza, da deputato, si presenta al concorso per dirigente scolastico e, nonostante l’insufficienza in inglese ed informatica, la commissione, distratta dal solito santo, la promuove: cinquina.
Si dimette il ministro dell’istruzione ed università ed ecco il miracolo, facciamo due ministeri e quello dell’istruzione, avendo dato onorevoli prove di cultura, lo diamo proprio a Lei: tombola. A questo punto San C(…), convinto di meritare un po’ di riposo si distrae e lei cosa ti fa?
Fa ridere il mondo intero, meritandosi citazioni da autorevoli giornali stranieri, con l’affermazione apodittica (non è una parolaccia vuole solo
dire che non ha bisogno di essere dimostrata, roba di Aristotele) “ Lo studente non è un imbuto da riempire di conoscenze” violentando in un sol colpo leggi della fisica e dell’idraulica ma facendo anche sobbalzare Francesco, il mio idraulico. Ma San C(…) era distratto. O forse stanco. O, forse, “ad impossibilia nemo tenetur” (traduco per Lei: “nessuno può essere obbligato a fare cose impossibili”). Cara signora, sono certo di averla
annoiata perché le lunghe letture non sono cosa sua ma mi segua ancora per un attimo.

La invito a venire con me in terre inesplorate, per Lei, naturalmente, parlo di quella cosa strana che si chiama “consecutio temporum” di cui potrebbe anche aver sentito parlare. Sa quella roba su cui si annodano le lingue di Di Maio e Toninelli poco avvezzi a congiuntivi e condizionali. Semplificando, nella consecutio ci sono tre periodi ipotetici (supponiamo che possano essere equiparati a dei desideri), quello della irrealtà, quello della possibilità e quello della realtà. Ecco, quello della irrealtà impossibile è che Lei, con un sussulto di dignità, si renda conto di essere totalmente inadeguata per occupare la scrivania che fu di Gentile, di Gaetano Martino, di Valitutti, di Spadolini, di Mattarella e dica mi ritiro. Non succederà.
Quella della possibilità è che l’Inquilino del Colle, solo Lui può e sa, si renda
conto che non si può lasciare in simili mani una cosa importante come la scuola dei nostri figli e, con mano di ferro in guanto di velluto, la obblighi ad andarsene. Difficile ma non impossibile.

Quello della realtà è che dieci, cento, mille, diecimila miei ex colleghi (ho
fatto il Preside – e non il dirigente scolastico – per 33 anni) e maestri (quelli di magis) e professori, quelli che con creatività e dedizione stanno cercando di limitare i danni ma che, probabilmente, si rendono conto che siamo l’unico paese in cui le scuole sono chiuse, che forse riapriranno a settembre, che gli esami di stato saranno un puttanaio e che i nostri studenti, tra dieci anni, pagheranno un prezzo per un anno di scuola in meno, ecco, se tutti
questi le scrivessero che non si sentono rappresentati da lei e che non accettano di ricevere disposizioni da un personaggio come lei, bene, se questo accadesse sarebbe, probabilmente, il primo passo verso una nobile scuola.

Nel salutarLa Le confermo che questa lettera io avrei avuto il coraggio di
scrivergliela anche se fossi stato ancora in servizio. Tale e quale. Ma rigorosamente protocollata agli atti della mia ultima scuola, il Liceo Classico “Pellico” di Cuneo.

Franco Russo

sabato 15 agosto 2020

SIMONE DE BEAUVOIR, "QUANDO TUTTE LE DONNE DEL MONDO"

«Tutta l'economia della nostra società patriarcale implica che la donna accetti di essere supersfruttata. Fin dalla più tenera infanzia, viene condizionata in modo da strapparle questo consenso. È difficile presentare alla bambina, come una funzione sacra, il fatto di lavare la biancheria sporca e i piatti; è difficile convincerla che quella è la sua irresistibile vocazione. Ma se una donna è trattenuta in casa dai figli, immediatamente essa diventa quella casalinga a cui si estorce quasi gratuitamente la forza lavoro. Si cercherà quindi di persuaderla fin dalla più tenera età – con la parola, con l'esempio, con i libri e i giochi che le si presentano – che è votata alla maternità. Se non ha bambini non è una "vera donna" (mentre non si accusa un uomo senza bambini di non essere un "vero uomo"). [...]

Sul piano economico, la donna è vittima di una discriminazione inaccettabile quanto quella razzista condannata dalla società in nome dei diritti dell'uomo: le viene estorto un lavoro domestico non retribuito, viene adibita ai lavori più ingrati, e il suo compenso è meno alto di quello dei suoi omologhi maschi. Malgrado lo status inferiore cui le riducono, le donne sono per i maschi l'oggetto preferito della loro aggressività. Un po' dovunque – tra l'altro negli Stati Uniti e in Francia – si moltiplicano gli stupri; sono considerate normali le sevizie, come pure gli attacchi psicologici o apertamente brutali di cui le donne sono bersaglio se, ad esempio, passeggiano da sole per strada. Questa violenza diffusa è umanimemente misconosciuta e passa sotto silenzio. Perfino contro le violenze qualificate – stupri, percosse e ferite – non c'è nella stragrande maggioranza dei casi alcun ricorso giuridico. Sembra che il destino della donna sia di subire e tacere.»

Simone de Beauvoir, Quando tutte le donne del mondo

lunedì 10 agosto 2020

DIGITALIZZAZIONE VS EMPATIA

Felicità interna e prodotto interno lordo. Meglio la prima o il secondo? Avete ancora dubbi?
Eppure, nella nostra società ipertecnologica e ipercapitalistica, quante volte ragioniamo in base a parametri economicistici? Anche la scuola, luogo di formazione della persona, è ormai diventata un'azienda. Dove il profitto degli allievi si misura in base a prove standardizzate ed a criteri di autovalutazione degli istituti e dove i docenti cosiddetti "meritevoli" (un'accezione molto ampia che sarebbe troppo lungo approfondire) ricevono bonus (mancette) invece di uno stipendio dignitoso.
L'ultima deriva di questa società impazzita è l'affidarsi alla digitalizzazione, come se questa fosse la panacea di tutti i mali. Digital, smart, competitivo, successo. Digital di qua, digital di là. E l'umanità va a farsi benedire. E il profitto prevale sui valori, gli unici che danno senso ai nostri giorni.
Siamo davvero felici? 
Ascoltate cosa dice questo maestro di vita. Soprattutto a partire dal minuto 3.50.

domenica 2 agosto 2020

FRANCESCO SCANDONE, IL PIU' IMPORTANTE STORICO DELL'IRPINIA


Il più noto e importante storico contemporaneo dell’Irpinia è Francesco Scandone, nato a Montella il 12 novembre 1868 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Dopo gli studi privati presso uno zio sacerdote, Giuseppe Schiavo, si iscrisse al Liceo Classico “Pietro Colletta” di Avellino. Si laureò alla “Federico II” di Napoli discutendo una tesi sulla storia di Avallino longobarda (1893). Per tutta la vita si dedicò all’insegnamento (prima a Gallipoli, poi al Liceo “Antonio Genovesi” di Napoli, a Cassino, di nuovo a Napoli, a Palermo ed infine di nuovo a Napoli) ed alla ricerca storica, setacciando gli archivi storici, e dando così alle stampe ben 74 opere, in gran parte dedicate ad Avellino ed ai paesi dell’Irpinia. Ad oggi, esse rappresentano l’unica fonte storica per questo territorio dopo il terremoto del 23 novembre 1980. L’abitudine alla frequentazione di biblioteche e archivi risale agli anni dell’Università, quando l’ex Colonnello della Guardia Nazionale Scipione Capone, distintosi nella lotta contro il brigantaggio, gli mise a disposizione la propria biblioteca di trentamila volumi, che avrebbero poi costituito il nucleo fondante della Biblioteca Provinciale di Avellino.

Scandone fu anche paleontografo e, dal 1926, preside presso il Liceo “Tommaso di Savoia” di Santa Maria Capua Vetere, poi al “Vico” di Napoli ed infine al Liceo-Ginnasio “Mario Pagano” di Capobasso, dove restò fino alla pensione. Proprio a Campobasso nel 1932 ebbe modo di conoscere Benedetto Croce, che ne ammirò la sterminata cultura. Nel 1933 fu collocato a riposo e tornò a Napoli, dove si dedicò all’insegnamento per altri dieci anni in vari istituti superiori. Fu membro dell’Accademia Pontaniana, presieduta proprio da Benedetto Croce. Ebbe la cittadinanza onoraria di Avellino e quella di Roccasecca, che egli aveva dimostrato essere il vero luogo di nascita di San Tommaso d’Aquino.
Si spense quasi novantenne nella sua casa di Napoli, il 13 gennaio 1957, dopo una vita operosa ed integerrima. È impossibile elencare tutte le sue opere, ma ci limitiamo a citare l’importante Documenti per la storia dei comuni dell'Irpinia, del 1957. Il giornalista sportivo Felice Scandone era suo figlio.

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