«Tutta l'economia della nostra società patriarcale implica che la donna accetti di essere supersfruttata. Fin dalla più tenera infanzia, viene condizionata in modo da strapparle questo consenso. È difficile presentare alla bambina, come una funzione sacra, il fatto di lavare la biancheria sporca e i piatti; è difficile convincerla che quella è la sua irresistibile vocazione. Ma se una donna è trattenuta in casa dai figli, immediatamente essa diventa quella casalinga a cui si estorce quasi gratuitamente la forza lavoro. Si cercherà quindi di persuaderla fin dalla più tenera età – con la parola, con l'esempio, con i libri e i giochi che le si presentano – che è votata alla maternità. Se non ha bambini non è una "vera donna" (mentre non si accusa un uomo senza bambini di non essere un "vero uomo"). [...]
Sul piano economico, la donna è vittima di una discriminazione inaccettabile quanto quella razzista condannata dalla società in nome dei diritti dell'uomo: le viene estorto un lavoro domestico non retribuito, viene adibita ai lavori più ingrati, e il suo compenso è meno alto di quello dei suoi omologhi maschi. Malgrado lo status inferiore cui le riducono, le donne sono per i maschi l'oggetto preferito della loro aggressività. Un po' dovunque – tra l'altro negli Stati Uniti e in Francia – si moltiplicano gli stupri; sono considerate normali le sevizie, come pure gli attacchi psicologici o apertamente brutali di cui le donne sono bersaglio se, ad esempio, passeggiano da sole per strada. Questa violenza diffusa è umanimemente misconosciuta e passa sotto silenzio. Perfino contro le violenze qualificate – stupri, percosse e ferite – non c'è nella stragrande maggioranza dei casi alcun ricorso giuridico. Sembra che il destino della donna sia di subire e tacere.»
Simone de Beauvoir, Quando tutte le donne del mondo
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