mercoledì 25 febbraio 2015

LA BUONA SCUOLA...


SE TU


Se tu
ti vedessi con i miei occhi
resteresti meravigliata
della tua bellezza
forse questo
si chiama amore

Si tú
te vieras con mis ojos
quedarías maravillada
de tu belleza
quizá eso
se llama amor

Antonio Nazzaro
 
Ph: (1910s Camille Pastorfield)
 

lunedì 16 febbraio 2015

UN PIANOFORTE A PORTA NUOVA - TORINO

Dopo la stazione di Milano, il pianoforte arriva anche nella stazione di Porta nuova a Torino. Ed i viaggiatori vanno subito in visibilio. L’idea di mettere uno strumento musicale a disposizione dei passanti nasce sette anni fa dall’inglese Luke Jerram, il cui progetto è stato imitato nelle grandi stazioni italiane. Perché nel mondo c'è bisogno di poesia e musica. A Porta Nuova campeggia dal 12 febbraio.  (Foto de La Stampa)

Video de La Stampa qui


GRANDI ITALIANI

Nel giro di breve tempo, non sono passati neanche due mesi dall'inizio dell'anno, sono scomparsi alcuni grandi protagonisti della vita italiana. Due cantautori di calibro, Mango e Pino Daniele. Un'attrice di assoluta bellezza e bravura,la grande Virna Lisi. Ora è toccato anche a Michele Ferrero, il patron dello stabilimento dolciario di Alba, imprenditore di razza, per il quale si sta parlando anche di beatificazione.
E' proprio vero che se ne vanno sempre i migliori.
L'Italia oggi è un pò più povera.

'LAVORARE. CREARE. DONARE'. MICHELE FERRERO NEL RICORDO DEGLI ALBESI





Nel Natale 2013 sorprese tutti e raccontò a braccio la storia dei suoi esordi: «La prima volta che entrai in una panetteria-pasticceria per vendere la crema alle nocciole che faceva mio padre, il negoziante mi chiese brusco: “Cosa vuole?”. Non ebbi il coraggio di offrirgli il prodotto. Comprai due biove di pane e uscii. Andò così in altri due negozi. Nel quarto lasciai la merce in conto vendita. Tornai il giorno dopo: l’avevano venduta tutta».
Poi chiuse con una sorta di testamento: «Possiamo essere orgogliosi della nostra storia. Abbiamo un debito con questa terra. La fabbrica resterà qui».
Grande signor Michele, tutti gli Albesi ti porteranno sempre nel cuore ! (DANIELA QUAGLIA)


"Ferrero, buttaci giù la Nutella" - Ogni sera specialmente d'estate quando si trascorre più tempo fuori casa, verso le 19.30 a Grinzane Cavour sentivamo un leggero rumore che si faceva via via più insistente...
Era l'ora dell' "elicottero di Ferrero" che passando sulle colline delle Langhe rientrava in stabilimento ad Alba.
Noi adulti ci chiedevamo chissà quali decisioni importanti fossero state prese in giornata, chissà cosa stesse pensando in quel momento il Sig. Michele, chissà cosa pensasse guardando le sue colline....
Nostro figlio Giacomo, che ha 3 anni, invece semplicemente alzava gli occhi al cielo e sbracciandosi verso l'elicottero gridava con tutta la sua voce: "Ferrero, buttaci giù la Nutella!!!"
Anche l'elicottero ci mancherà, ci mancherà il suo rumore che era diventato per noi un simbolo. Eravamo abituati a lui nelle Langhe così come nelle colline di Langa fino a pochi anni fa eravamo abituati alla bicicletta del figlio Pietro. Ci mancherà davvero.
Ora che sei in cielo continua a buttarci giù la Nutella, Giacomo la aspetta! Riposa in pace. (LANGHE)

MICHELE FERRERO, UN GENIO UMILE
Michele Ferrero, primo fra gli italiani per ricchezza, meritata, ha raggiunto la sua Madonnina, di cui tanto era devoto.
In Ferrero, azienda grande non soltanto per dimensioni, venni assunto nell’84. Seguivo gli sviluppi di mercato di certi prodotti sperimentali in Gran Bretagna e Lussemburgo. Ero felice.
Pochi giorni dopo la laurea, imbattutomi per caso nel signor Ferrero in un ascensore del centro direzionale di Pino Torinese, salutai imbarazzato «buongiorno signor Ferrero sono il signor Asola, molto lieto», e gli porsi la mano. Lui me la strinse, mi sorrise e mi corresse «il dottor Asola, io la conosco, piacere mio.»
In effetti mi era già capitato di andare con lui, colleghi e superiori a Londra. Quando si andava con il "titolare" nei punti vendita con la schiera di dirigenti marketing, ogni volta lui rompeva gli indugi e intervistava direttamente, con un sorriso, la commessa di Tesco o l’indiano Patel del negozietto di Heathrow per capire il gradimento dell’ovetto di cioccolata e i risultati di vendita delle praline.
Ma non mi ero mai trovato a tu per tu, soli io e lui, come quella volta in ascensore. Dopo lo scambio di saluti mi assestai il nodo scapino della cravatta regimental e, arrivati al piano, ci salutammo di nuovo.
Ero contento di essere entrato in quella famiglia. E la Ferrero lo è: in famiglia ci si rimbocca le maniche come i dipendenti dell’azienda dolciaria quando la mattina del 6 novembre del ‘94, dopo una notte buia scossa dall’ululato della sirena fattosi lugubre per il freddo, guardarono sgomenti il sottopasso ferroviario allagato di fango, acqua e sorpresine gialle degli ovetti, nel silenzio assordante della pioggia e del pianto, come i partigiani il 2 novembre del ‘44. La sera prima il Tanaro aveva esondato fin dentro lo stabilimento, da settanta centimetri a tre metri. Centocinquanta lavoratori erano rimasti bloccati dentro. Altri dipendenti accorsero in fabbrica per spalare il fango e pulire i macchinari. L’11 novembre, mentre pulivano gli impianti, furono chiamati dal «signor Pietro» (così chiamavano affettuosamente il figlio maggiore del «signor Michele»), che sul pianale di un camion nel cortile della fabbrica ringraziò tutti.
Tale il padre, tale il figlio. Quando Michele vedeva qualcuno, il primo a salutare era lui, umile nonostante le ricchezze.
Quella dei Ferrero è fortuna meritata, che ha generato a sua volta prosperità per un territorio via via diventato grande come il mondo. Michele ha dimostrato che le grandi imprese appartengono agli umili. Specialmente se geniali come lui. Grazie. (TERESIO ASOLA)


Michele Ferrero, ci ha lasciato, da oggi non ci sarà più il padre di questa città, ci dovremo abituare, sarà difficile molto difficile. Quando viene a mancare un padre il dolore non può che essere grande. Era un padre speciale che ha sempre pensato prima di tutto ai i lavoratori e alla sua Fabbrica del cioccolato. Domani saranno in tanti a piangere e a ricordare un personaggio unico, assolutamente unico. Fino all’ultimo dei giorni ha pensato sempre e soltanto al lavoro, a inventare a realizzare idee che diventavano prodotti amati e largamente consumati in tutto il mondo. La città si prepara all’ultimo saluto per non dimenticare un uomo onesto che ci ha regalato un sogno che preserveremo come un bene prezioso e impareggiabile - Ciao Michele
(Bruno Murialdo)


"GRANDE AMORE", LA CANZONE CHE FA SOGNARE L'ITALIA




Con la vittoria è arrivato l’immancabile fuoco di fila di critiche per la canzone “Grande amore”, del gruppo ‘Il volo’, piazzatosi primo al Sanremo di quest’anno. Il pezzo, definito da qualcuno più stantio di quelli di Nilla Pizzi, avrà anche sonorità anni ’50, ma è quello che ha registrato il maggiore gradimento tra il pubblico dell’Ariston, che ha sottolineato con standing ovation le esibizioni del trio canoro, formato da ventenni apparsi per la prima volta nei talent, quei programmi tv che per gli aspiranti cantanti ed artisti odierni rappresentano la gavetta e la prima vetrina della loro attività.
Diciamolo: il garbo dei tre giovanotti, le loro voci da opera lirica, un testo semplicissimo fino alla banalità sul tema dell’amore, sottolineato da un ritmo sostenuto dove la parte maggiore la fa il suono di splendidi violini, costituisce un ensemble che cattura, entusiasma, emoziona, fa sognare. E cosa c’è di più urgente nel Paese, oggi, se non proprio la necessità di sognare? Quella che i problemi quotidiani, una politica corrotta e meno capace di quella, appunto degli anni ’50 – quando il Paese ripartiva dopo una guerra mondiale e non era stato divorato e massacrato dalla rapacità dei governanti – quella voglia di sognare, dicevamo, che la triste società di oggi ci ha tolto?
E allora ben vengano tre giovanotti, ambasciatori del bel canto italiano nel mondo, tanto osannati all’estero e già disprezzati in patria. Ben venga la loro capacità di far vibrare le corde più intime del nostro essere e mandare in visibilio mamme, nonne, possibili fidanzate. Il popolo ha gradito ed a poche ore dalla prima esibizione sul palco dell’Ariston il loro era già il pezzo più gettonato e diffuso nei bar, dai parrucchieri, nei locali, negli uffici. Perché è orecchiabile ed in linea con la classicità italiana.

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