martedì 31 dicembre 2013

CATANIA

Catania ha dei profumi che addormentano. Siede come Venere nella conchiglia spossata dal godimento d'un cielo, d'una campagna, d'un mare, che sembrano fondersi insieme in una sola vita per farle delizia. Si sente una soavità d'aura anacreontica; su, vino e rose! Lampeggiano gli occhi delle donne uscenti dai templi come Dee, colle vesti bianche, i manti neri di seta fluttuanti dalle trecce per le spalle, sui fianchi superbi. E noi guardiamo, noi beviamo l'incanto ammirando.

***

I benedettini di Catania, tutti gentiluomini dei primi di Sicilia, vivono nell'anticamera del paradiso. Dissi questa piacevolezza ad uno di essi; egli aperse le braccia, alzò gli occhi e rispose: "Da poveri monaci!". Non l'avrà mica detto per canzonare Iddio? Ah! quella storia del cammello e della cruna dell'ago!
Gustammo le pesche degli orti del convento, tuffate nei calici di von di Xeres. I monaci attenti non ci lasciavano bere il vino così, come essi dicevano, guastato; ma ce ne mescevano dell'altro, ambra purussima e odorosa.

GIUSEPPE CESARE ABBA
"Da Quarto al Volturno"
Pagg. 185-186 di un'edizione del 1950

domenica 29 dicembre 2013

STILI DI COMUNICAZIONE CHE CAMBIANO



IERI
OGGI
La scoperta dell’America e le circumnavigazioni del globo
I viaggi mentali da zombie sullo schermo del telefonino


I grandi show del sabato sera
Passami una birra và


I rituali collettivi
Le twitterate dei politici


La favoletta prima di dormire
La playstation


Alberto Moravia e P.P. Pasolini
Fabio Volo e Federico Moccia


Le botteghe ed i piccoli negozianti
Gli immensi centri commerciali


Il risparmio
Lo spreco di cibo


La Tv
Internet


SIGNORE E SIGNORI, LA PRIMA FOTO DELLA STORIA

Correva l'anno 1826 e la durata dell'esposizione fu di otto ore. Joseph Nicéphore Niépce la realizzava su Bitume di Giudea. Questo straordinario documento, insieme ad una ventina, è su arte.rai con il titolo "Breve storia della fotografia in 20 clamorose foto". Scene di guerra, dell'abbattimento del muro di Berlino, dell'attentato alle Torri Gemelle, di star e disperati, della prima fotocamera digitale del mondo e della prima foto caricata sul web. Un vero gioiello, per professionisti ed amanti dell'arte fotografica.

giovedì 26 dicembre 2013

CONTRADDIZIONI DI SICILIA

"Deve essere stato un gran vivere nei tempi che su questo ceppo della Sicilia venivano a innestarsi i Saraceni, i Normanni e poi quegli altri d'alta venuta, che portavano l'aquila sveva nel pugno!" Così Giuseppe Cesare Abba nel suo libro "Da Quarto al Volturno. Noterelle di uno dei Mille". 
Lo scrittore di Cairo Montenotte si riferisce alla fortunosa storia di Sicilia ed all'innesto di stirpi varie: i Saraceni o Arabi nei secoli XI e XII, i Normanni nei secoli XI e XII, gli Svevi nel XIII secolo.
Sempre Abba, altrove, rileva: "La Sicilia è bella, è ricca" ed offre al contempo descrizioni di un popolo derelitto ed in misere condizioni feudali, attanagliato dalle tenebre e dal medioevo dei troppi conventi sparsi nell'isola.
Un libro che si scorre tutto d'un fiato, avvincente come un romanzo, preciso come un trattato sociologico. Una buona lettura per queste vostre feste tra Natale e Capodanno.

domenica 15 dicembre 2013

QUANTO DI CIBO SA IL LINGUAGGIO

Papa Francesco, il personaggio dell'anno, intervistato da La Stampa di Torino, afferma: "Date il cibo a chi ha fame". Egli sottolinea che con tutti gli sprechi dei Paesi avanzati si potrebbe sfamare tutti sulla faccia della terra. Anche nel Vangelo si fa più volte riferimento al cibo, alla dignità del cibo e del potersi alimentare. Dall'espressione "agnello di Dio" alla metafora del piantare semi nella vigna del Signore, fino alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, passando per la sete che coglie il Cristo nell'incontro con la buona samaritana alla fonte. Sì: il cibo ha tutta una sua dignità e le cadenze di vita più indimenticabili, i legami familiari più solidi, si condensano attorno al rito del cibo. Agli insuperabili sughi della nonna. Al pranzo di Natale. Alla cena fra amici e parenti. Ai discorsi d'ufficio più incisivi ed utili fatti in prossimità dei distributori automatici...
Riflessioni seguite ad una pièce teatrale sul tema del cibo. Quanto di cibo sa il nostro linguaggio?
Tanto. Più di quanto immaginiamo.
Alcuni esempi:
- Non piangere sul latte versato
- Come i cavoli a merenda
- Se non è zuppa è pan bagnato
- Come un soldo di cacio
- In vino veritas
- Siamo alla frutta
- Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi
- Cuocere nel propro brodo
- L'uovo di Colombo
- Dolce come il miele
- Buono come il pane
-Avere gli occhi/le orecchie foderati di prosciutto
- Essere come il cacio sui maccheroni
-Essere come il prezzemolo
- Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere
- Patata bollente
- Essere un finocchio
-Essere un broccolo
- Rompere le uova nel paniere
- Mangiare a ufo
- Mangiare a quattro palmenti
- Mangiarsi vivo qualcuno
- Andare a tutta birra
- Usare il bastone e la carota
- Fare fiasco
- Acqua in bocca
- Tutto fumo e niente arrosto
- Scivolare su una buccia di banana
- Combinare un pasticcio
- Essere un salame
- Restare come uno staccafisso
- Espressione da pesce lesso
- Essere una pasta d'uomo
- Essere pieno come un uovo

venerdì 13 dicembre 2013

STORIE DI DIALETTI E FOLKLORE

Su La Stampa di stamane (pag. 35) c'è un bell'articolo di Alessandra Comazzi in cui essa, rievocando il grande direttore del giornale che è stato Gaetano Scardocchia, morto nel 1993, di infarto, a 56 anni, su un marciapiede di New York dopo aver moderato un dibattito, parla dell'importanza del recupero della tradizione. Scardocchia era di Campobasso: "La città lo ha commemorato - scrive Comazzi - nell'incontro organizzato dall'Associazione Stampa del Molise. Sono andata a Campobasso per ricordarlo, e ho incontrato le cornamuse: ci sono davvero, soffiano per tutti i cittadini, non sono attrazioni turistiche. Mi ha raccontato di un paese che si chiama Scapoli, attivissimo nella costruzione di cornamuse nuove. Si mantiene anche il rito della Novena di Natale a domicilio: chi vuole "affitta lo zampognaro", il quale va in casa a suonare "Regem venturum Dominum". E conclude: "Sono storie d'Italia anche queste, dove la parola "folclore" torna ad assumere il nobile significato: ricerca, recupero, della tradizione. Oh, quanto ne abbiamo bisogno".
In serata, presso la Biblioteca Provinciale di Benevento, visito una bella mostra bibliografica sui 'Dialetti sanniti'. E' un'avventurarsi tra scritti e libri di varia foggia su usi, costumi, proverbi, inflessioni dialettali dei vari paesi di quest'area interna della Campania. Come a dire: la diversità salva, preserva e conserva. Nel mondo omologato e incadaverito sullo schermo del cellulare, dove si cerca la connessione con la realtà, questo patrimonio sapienzale va amorevolmente tutelato e trasmesso alle nuove generazioni. E' il patrimonio dei nostri avi, dei padri e della madri uragano, del piccolo mondo antico che oggi non c'è più.

LA MATINĖE


mercoledì 11 dicembre 2013

DOVERI DELLE SPOSE...

Vorrei aggiungere a tutte le riflessioni di oggi anche la mia e la voglio indirizzare alle donne.
Sorelle, qui sotto ci sono scritte le regole che ci sono state inculcate in centinaia di anni. Sono retaggi duri a morire, circolano nel nostro sangue, nel nostro DNA. Se vogliamo cambiare la mentalitá maschile, dobbiamo cominciare a cambiare anche la nostra, toglierci dalla nostra "mappa genetica" questa vocazione della "crocerossina" quel pensiero malato che ci porta a sperare che "LUI" possa cambiare. Quel "LUI" non cambierá. Sottomettere una donna (o chiunque) crea dipendenza, innesca, nelle persone vigliacche, una sindrome di onnipotenza difficile da sradicare, permettere anche una sola volta che il nostro compagno alzi una mano su di noi, o che eserciti una qualsiasi violenza anche psicologica ci fa scivolare lentamente in un pozzo dal quale é difficile risalire. Sono i nostri atteggiamenti sottomessi che inducono l'uomo ( anche lui vittima degli stessi retaggi culturali che questa foto elenca cosí bene) a pensare ad una donna come una proprietá, e a non accettare il suo rifiuto. Il mio invito é a riflettere sui nostri comportamenti. Bisogna scappare a gambe levate da un uomo violento, immediatamente. Invece spesso le donne sopportano, giustificano, perdonano, aspettano, sperano...che qualcosa possa cambiare, che LUI possa cambiare, rendendosi complici di una spirale pericolosa che spesso, troppo spesso, sfocia nelle tragedie che conosciamo. Quando una donna dice no é NO. Punto. Che sia una moglie, o una prostituta non fa differenza. Sradichiamo una volta per tutte le regole qui sotto riportate e non permettiamo a nessuno di toglierci la dignitá che ogni essere umano ha diritto di avere. Ma deve partire da noi, dall'educazione che diamo ai nostri figli, una madre sottomessa é una cattivo esempio per i figli, maschi e femmine. Sorelle, riflettiamoci sopra.
Fiorella Mannoia

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