venerdì 13 dicembre 2013

STORIE DI DIALETTI E FOLKLORE

Su La Stampa di stamane (pag. 35) c'è un bell'articolo di Alessandra Comazzi in cui essa, rievocando il grande direttore del giornale che è stato Gaetano Scardocchia, morto nel 1993, di infarto, a 56 anni, su un marciapiede di New York dopo aver moderato un dibattito, parla dell'importanza del recupero della tradizione. Scardocchia era di Campobasso: "La città lo ha commemorato - scrive Comazzi - nell'incontro organizzato dall'Associazione Stampa del Molise. Sono andata a Campobasso per ricordarlo, e ho incontrato le cornamuse: ci sono davvero, soffiano per tutti i cittadini, non sono attrazioni turistiche. Mi ha raccontato di un paese che si chiama Scapoli, attivissimo nella costruzione di cornamuse nuove. Si mantiene anche il rito della Novena di Natale a domicilio: chi vuole "affitta lo zampognaro", il quale va in casa a suonare "Regem venturum Dominum". E conclude: "Sono storie d'Italia anche queste, dove la parola "folclore" torna ad assumere il nobile significato: ricerca, recupero, della tradizione. Oh, quanto ne abbiamo bisogno".
In serata, presso la Biblioteca Provinciale di Benevento, visito una bella mostra bibliografica sui 'Dialetti sanniti'. E' un'avventurarsi tra scritti e libri di varia foggia su usi, costumi, proverbi, inflessioni dialettali dei vari paesi di quest'area interna della Campania. Come a dire: la diversità salva, preserva e conserva. Nel mondo omologato e incadaverito sullo schermo del cellulare, dove si cerca la connessione con la realtà, questo patrimonio sapienzale va amorevolmente tutelato e trasmesso alle nuove generazioni. E' il patrimonio dei nostri avi, dei padri e della madri uragano, del piccolo mondo antico che oggi non c'è più.

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