lunedì 31 ottobre 2011

"DOLORI DI PROVINCIA", CORTO AL PALAZZO - MOLINARA





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Una giornalista trendy ma non proprio rigorosa, un “paese disastrato” del Sud Italia e le sue tradizioni gastronomiche, un’ouverture a base di banda musicale del paese con tanto di “matinata”, la voglia di approdare ad una trasmissione nazionale dove si racconta quanto è difficile la vita di provincia… Sono questi gli ingredienti del cortometraggio “Dolori di provincia”, prodotto da Cinefort e “Vocidentro film” e diretto dal regista Umberto Rinaldi (produttore Giorgio Gentilcore), proiettato ieri sera a Molinara presso Palazzo Ionni, dove ha raccolto l’adesione delle tantissime persone intervenute.

venerdì 28 ottobre 2011

I MITI DEI GIOVANI

Simoncelli, Rossi e la Winehouse
La sfida virtuale alla normalità

Cosa ci dice il fascino irresistibile dei personaggi amati dai ragazzi

CHRISTIAN FRASCELLA*

Valentino Rossi che biascica poche sconfortate parole sotto la luce delle telecamere che pornograficamente lo inquadrano mentre soffre per la morte dell'amico e collega Marco Simoncelli e, accanto a lui, qualcuno - un giovane tifoso, a quanto pare - gli dice: «Sei un grande, Vale» e sembra che l'eco di quelle parole ne diffonda altre e conclusive tipo: «...anche in questi momenti», spinge a una riflessione. Le parole suggerite dal tono del tifoso indicano che Rossi è un grande, è un mito anche quando soffre. È un mito quando vince, è un mito quando polemizza, è un mito, un punto di riferimento per migliaia di giovani e non di questo (e presumiamo altri) Paesi per il solo fatto di esistere e di essere come è.

Ma com'è Valentino agli occhi dei giovani? Come viene percepito e perché? Diciamo quali sono i primi aggettivi che vengono in mente pensando a lui: forte, campione, grintoso, schietto, abile, ricco, giovane, belloccio. Uno che è riuscito ad arrivare sul tetto del mondo diventando un maestro di professionismo in quello che inizialmente doveva apparirgli un divertimento. Le prime gare da ragazzino, il talento che viene fuori, poi la MotoGP e le vittorie, gli sponsor, i soldi, le donne, le polemiche con gli avversari in cui allunga una battuta delle sue nel suo accento, gli spot, la totale copertura mediatica della sua vita. Valentino è un mito perché è figo, e tutto ciò che lo circonda è altrettanto figo. Il giovane, il tifoso lo ammira, lo mitizza appunto, perché corre con le moto e guadagna tutto quello che si può guadagnare.

Lo adora perché il centauro rappresenta tutto ciò che lui non potrà mai essere: libero di fare quello che sa fare e di e di dire ciò che vuole dire e alla fine di passare all'incasso. Una lunga scia di popolarità avvinghiata al numero di zeri sul suo conto corrente. E se poi Valentino evade le tasse, ciò lo rende una specie di Robin Hood in cui lo Stato fa la figura pulciara dello Sceriffo di Notthingam.

E ancora miti, belli e dannati, tanto amati perché talentuosi e folli. Amy Winehouse, per esempio, morta da poco, grande voce e fragilissima personalità. Se l'è sbranata l'eccesso. Ora la sua foto campeggia sui quadrati dei profili dei social network, sulle «bacheche», sulle magliette dei fan. Il mito che vocalizza dagli mp3 col timbro nostalgico di chi c'era e non c'è più. Schiere di ragazzi che se la spartiscono, Amy, in rete, e che dicono sui blog che «nessuno la capiva» e che in questo consisteva la sua grandezza. Truccate come lei ma un tantino più stonate, su youtube puoi trovare piccole grossolane figure di cantanti replicanti, piccole Amy che una vita come quella della star (tra droghe e alcol e amori violenti) non la vorrebbero, ma fa cool credere di sì. Valentino Rossi solare. Amy sola. Le due facce del mito a confronto. Amarli è una missione.
E Steve Jobs, il mago della tecnologia, già mito e guru in vita ora in morte assimilato a Dio, trasformato nella Sua versione terrena ma speculare da orde di Mac-dipendenti che mandano e rimandano sui loro iPad il discorso di Stanford, con quell'intronante «siate affamati, siate folli» che rimbalza ovunque come un Padre Nostro o un atto d'accusa alla mediocrità. O, peggio, alla normalità.
Morderò la mela della vita anch'io, pare ripetersi l'ammirato fan che corre in libreria a comprarsi e forse leggersi la biografia autorizzata del Vate, morderò la mela anch'io se mi impegnerò in ciò che so fare, anche se poi non so fare niente. Sarò affamato, folle, geniale. Sarò Steve perché Steve era come me. L'ammiratore che assurge a mito per interposto sogno.
Farebbe bene ricordare, però, che sotto la polvere del grigiore e della medietà, sui banchi di scuola della quotidianità ci sono altri tipi di miti del tutto ignorati, cui i giovani forse dovrebbero prestare più accurata attenzione: tuo padre che ogni mattina si alza e va a lavorare, per esempio, al tornio nella oscura chiassosa dimenticata fabbrica o nella redazione ticchettante di un giornale di provincia a raccontare i nudi fatti, pochi soldi e tanta passione. Tua madre che pulisce le scale nei grandi stabili dove si muovono milioni di euro al minuto, un colpo di straccio, una goccia di sudore che le imperla il naso mentre pensa che è stanca, che non ce la fa più. Tua sorella che insegna in una scuola dove è precaria, aule fatiscenti, gessetti portati da casa, uno studente che sbadigliando pensa al Milan e la ignora, ignora il suo impegno per ficcargli un po' di sale in zucca.
Spegnere la televisione o il pc, ogni tanto, e guardare alla vita di chi ti circonda. Non sarà inebriante come l'inclinazione di Valentino in curva sulla sua Ducati, o abbagliante come le luci dei flash quando passa Justin Bieber. Ma partire dalla realtà e non dal sogno patinato è già capire che il mito è nelle piccole cose semplici. Poi, se verrà il tuo tempo di correre o inventare, saprai almeno raccontare da dove hai cominciato.

* Scrittore, autore de "La sfuriata di Bet" (Einaudi)

mercoledì 26 ottobre 2011

HEGEL, TROVARE LA ROSA NELLA CROCE

Hegel, la filosofia scandaglio della verità

Questa espressione è usata da Hegel nella “Prefazione ai lineamenti di diritto”, dove il filosofo afferma che gli uomini si affannano a conoscere la Natura, tuttavia lo fanno con metodo. Quando poi essi scandagliano anche la Storia lo fanno col metodo sbagliato. Infatti l’uomo vuole predicare al mondo come deve essere, non studiare il mondo per quello che è.

Cinque affermazioni di Hegel

1. La razionalità sta nell’essere stesso dell’uomo, produttore di Storia. Egli deve scoprire nella Storia la razionalità ad essa intrinseca.

2. La Filosofia è il proprio tempo appreso con il pensiero. Non è correre in avanti, ma è comprensione del proprio tempo attraverso la ragione. Engels e Lenin erano entusiasti della sua concezione storica e della dialettica della Storia.

3. Ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale. Frase mutuata da Parmenide, III frammento: “Pensare ed essere è la stessa cosa”. Struttura della mente e struttura della realtà sono identiche. Le leggi della Storia sono intrinseche alla Storia. Il reale, per Hegel, è ciò che ha una prospettiva di futuro. Lo storico e il filosofo devono “sentire il polso della realtà”, cioè il battito della vita, la dialettica che è dentro la Storia.

4. La Filosofia è una ricerca che deve trovare “la rosa nella croce”. Hegel la ricava dallo stemma di Lutero (una croce in un cuore contenuto in una rosa). Cioè nella croce dell’esistenza presente, noi dobbiamo trovare la rosa del futuro. La razionalità dovrà divenire, non è qualcosa di definito. Nella croce del presente bisogna trovare la rosa.

5. La Filosofia è la nottola di Minerva. Non ci dice cosa accadrà domani, non fa come gli indovini, è una disciplina seria. E’ interpretazione del proprio tempo. La Filosofia arriva quando il mondo è già fatto e quindi quando lei stessa vola sulla giornata di lavoro dell’onesto cittadino del mondo.

(Sintesi della relazione tenuta dal prof. Aniello Montano al Festival della Filosofia di Ascea Velia, ottobre 2011)

martedì 18 ottobre 2011

L'AUTUNNO DEI PATRIARCHI

(La Stampa) - D’Alema rilascia un’intervista dopo mesi di silenzio, ma non se lo fila nessuno: nel suo partito e oltre. Sul web spuntano le immagini eretiche dei leghisti varesini che osano contestare l’incontestabile Bossi, e l’audio di una telefonata col solito Lavitola in cui Berlusconi versione Caimano (o black bloc) minaccia di assaltare il Palazzo di Giustizia e i giornali di sinistra, ma con una voce così seria e sfibrata che non sai se averne paura o pietà. La giornata autunnale si chiude con Marco Pannella che chiede asilo politico alla Mongolia nella speranza che glielo respingano, perché in un Paese dove nessuno lo riconosce per strada e nessuna radio lo lascia parlare per dodici ore consecutive, il mobbizzato più famoso d’Italia non riuscirebbe a sopravvivere.

Se questi quattro personaggi - tutti piuttosto intelligenti o comunque perspicaci - si guardassero dal di fuori come li guardiamo noi, impiegherebbero un attimo ad accorgersi che la loro onda è passata. L’hanno avuta e sono riusciti a domarla, nonostante avesse assunto le proporzioni di un cavallone. Ma ora si trovano in bassa marea e nulla è più ridicolo e triste di qualcuno che nuota in una vasca vuota. Quando il presidente del Consiglio Massimo d'Azeglio fu messo alle corde dal più giovane Cavour, ebbe l’onestà intellettuale di farsi da parte. «Non sono più io l’uomo del momento», scrisse a un amico. «Però c’è stato un momento in cui lo sono stato». Non è da tutti congedarsi dal potere con tanta generosità. Ma insomma, un piccolo sforzo. (Anche se in giro non si vedono tanti Cavour).


MASSIMO GRAMELLINI

lunedì 17 ottobre 2011

RIVOLUZIONI E RIVOLUZIONI

Oggi il tiggì, La Repubblica ed altri quotidiani hanno reso noto il contenuto di un'intercettazione telefonica risalente al 2009. Berlusconi così si rivolge a Valter Lavitola (video qui): "Occorre una rivoluzione. Portiamo in piazza milioni di persone, facciamo fuori il palazzo di Giustizia di Milano, assediamo Repubblica: cose di questo genere, non c'è un'alternativa...". Le intercettazioni sono state depositate agli atti del processo per l'inchiesta di Pescara sui fondi dell'«Avanti», di cui Lavitola era direttore prima di diventare latitante.

Intanto è di oggi la notizia che c'è un fermento nuovo in seno alla Chiesa cattolica. Creare un "partito" di ispirazione cattolica? Fermenti nuovi sono nell'aria. Vi è un punto della relazione del cardinale Bagnasco alla riunione del Consiglio permanente dei vescovi del 26-29 settembre 2011 che merita particolare attenzione. Esso riguarda nuove modalità dell’impegno comune dei cattolici per contrastare quella che in una precedente occasione aveva definito “la catastrofe antropologica”: “La possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica”.
Più chiaro di così.
La Chiesa sta intercettando il crescente bisogno di moralizzazione della vita politica ed il malcontento diffuso nelle varie classi sociali.
Dopo il ventennio berlusconiano si aprono scenari nuovi.

sabato 15 ottobre 2011

PARMENIDE E BERLUSCONI

Come gli antichi filosofi spiegano la realtà moderna.
Come far capire l'Essere e il non-essere.
1) Berlusconi compra sesso (non-essere) ma non può comprare l'amore (Essere);
2) Berlusconi compra voti e persone (non-essere) ma non la fiducia del governo e dell'Italia (Essere).
"perciò non saranno altro che nomi
tutte quelle cose che i mortali hanno posto, convinti che fossero vere,

nascere e perire, essere e non-essere,

cambiare di luogo e mutare il luminoso colore".
(Parmenide, Poema sulla Natura)

INDIGNADOS, RIVOLTA GLOBALE

(Blogosfere) - La democrazia deve partire dal basso: è questo lo slogan fondamentale degli indignados, movimento di protesta nato il 15 Maggio scorso a Madrid con l'occupazione di Puerta del Sol, la piazza più rappresentativa della capitale spagnola. Un movimento di protesta che, inizialmente limitato alla Spagna, si scaglia contro la dissocupazione, l'incapacità del Governo di dare risposte concrete e il ruolo centrale delle banche nella crisi spagnola.

In poche settimane gli indignados hanno trovato terreno fertile in un'Europa sgretolata dopo la crisi del 2007, il movimento di protesta ha varcato i confini spagnoli, toccando Parigi, Berlino e arrivando fino ad Atene, centro di una Grecia messa in ginocchio dalla bancarotta.

In Spagna la situazione sembrava essersi tranquillizzata una settimana fa, dopo la decisione degli indignados di smobilitare la "cittadella libertaria" di Puerta del Sol ma ieri il movimento è tornato a farsi sentire per le strade della capitale spagnola con sei cortei che hanno confluito nel centro storico della capitale, spostandosi poi nelle vicinanze del Parlamento per alzare il loro grido di protesta. I rappresentanti del movimento parlano di oltre 150mila persone riunite a Madrid per protestare contro le politiche governative anti-crisi e contro le direttive europee del Patto dell'Euro colpevoli di aver portato Paesi come Spagna e Grecia in una situazione economica disastarata.

Tra le strade di Madrid i protestanti hanno le idee molto chiare su quale deve essere il modello da seguire per uscire dalla crisi: l'esempio di risposta che dovrebbe venire dai Paesi in crisi economica è quello islandese, dove gli abitanti per referendum, hanno deciso di non pagare i debiti delle proprie banche. Ad oggi l'Islanda è anche il primo paese al mondo che sta costruendo un modello di democrazia dal basso con la possibilità del popolo di interagire con i membri dell'Assemblea Costituente al lavoro in questi mesi per sviluppare un nuovo testo costituzionale.

Le proteste spagnole di ieri non hanno interessato solo Madrid ma anche Valencia e Barcellona programmando per il 15 Ottobre prossimo un Referendum che dia una svolta decisiva alla democrazia spagnola.

Passando per Parigi, Berlino e Bruxelles dove nella giornata di ieri si sono verificate manifestazioni legate al movimento degli indigandos arriviamo ad Atene, città fulcro delle proteste insieme a Madrid.

Nella serata di ieri oltre 5mila indignados si sono radunati sulla Syntagma, la piazza dove sorge il Parlamento greco, per protestare contro le misure di austerity imposte dal Governo per tentare di evitare la bancarotta. Per la quarta domenica consecutiva il popolo greco si è radunato di fronte al centro politico del Paese per chiedere di non pagare una crisi creata da banche e Governi.

L'Euro, pilastro fondamentale su cui si basa il futuro dell'Unione Europea, è uno dei principali bersagli delle proteste degli indignados. Il movimento nato in Spagna e cresciuto in Grecia ormai è diventato adulto e raccoglie proteste in tutta Europa: l'Unione Europea inizia a tremare, da Bruxelles arriveranno riforme forti per calmare le proteste?

venerdì 14 ottobre 2011

DODICI SBADIGLI

Dodici sbadigli e addio rivoluzione

Non ho contato gli sbadigli di Bossi perché stavo sbadigliando anch’io. Però mi hanno sinceramente sorpreso. Mai avrei immaginato che uno come lui si mettesse la mano davanti alla bocca.
Per fortuna le telecamere hanno tenuto la contabilità al posto mio, immortalando fin nei dettagli la performance dello stregone leghista seduto di sguincio accanto all’Anziano Leader durante il trascinante Discorso della Fiducia: dodici sbadigli in dodici minuti, alcuni davvero molto belli.
Di Pietro ha paragonato il Berlusconi di ieri a Wanna Marchi, ma è stato ingeneroso. Verso la Wanna, che almeno vendeva sogni, mentre l’Anziano Leader da qualche tempo commercia soltanto in paure.

Be. & Bo. ricordano certi pensionati seduti al bar davanti a un grappino. Uno borbotta, l’altro sbadiglia. Ed entrambi hanno un solo pensiero fisso: come resistere ancora un po’ per poter lasciare qualcosa ai figli, prima che i Casini e i Maroni si prendano tutto. Il resto è noia.


MASSIMO GRAMELLINI

giovedì 13 ottobre 2011

L'ITALIA ALLA RICERCA DI LEADER NORMALI

(Corriere della Sera) - Nuovo libro sulla classe dirigente


MILANO - Contemplare, attoniti, la nazione nella quale viviamo. E alla fine sentirci in un solo modo: «decapitati». È così che Giovanni Floris ammette di percepire se stesso e quelli che lo circondano in questo periodo. Non a caso è il titolo che ha scelto per il suo ultimo libro: Decapitati. Perché abbiamo la classe dirigente che non ci meritiamo (Rizzoli). Il conduttore di «Ballarò» compie un viaggio nella classe dirigente italiana, per bocciarla (quasi) in toto. Scrive Floris: «Suonano lontane le parole di Alcide De Gasperi: "Badate che nella vita pubblica non importerà tanto quello che voi direte, ma quello che voi sarete". In questi 60 anni chi lo ha ascoltato? In pochi, tra i politici di oggi. E in pochi anche tra noi cittadini, che in qualche modo li abbiamo scelti e tollerati». Risultato disarmante: «Ora i nostri capi si stanno incamminando sul viale del tramonto: politica, economia, cultura, da dove viene la crisi di leadership che ha decapitato l'Italia?».

È una storia della nostra Repubblica, quella che tratteggia Giovanni Floris, evidenziando le molteplici dicotomie italiane: Cavour e Garibaldi, Agnelli e Marchionne, Totti e Baggio, Riina e Giovanni Paolo II. Le tante volte in cui la fiducia è andata (sbagliando) all'Uomo della provvidenza, e quelle in cui invece sul ponte di comando sono finiti leader normali: i De Gasperi e i Pertini, i Ciampi e gli Amato. Secondo Floris quelli che, più di tanti altri, sono riusciti a tirar fuori il Paese dalla crisi in cui versava. Da promuovere, per lui, poi, sono soprattutto gli «eroi senza megafono». Due esempi su tutti: Carlo Rosselli e Giorgio Ambrosoli. Storie quanto mai attuali, le loro, e alle quali ispirarsi per individuare un criterio attraverso il quale tentare di costruire una nuova classe dirigente. Che infatti, per il conduttore di «Ballarò», è ciò che serve con maggiore urgenza. Il quesito più difficile al quale rispondere, però, è uno solo: dove cercarla? Scrive Floris: «In mancanza di investimenti sulla formazione, bisogna ripartire da quello che c'è: gli uomini e le donne italiani. Da quello che fanno, quindi dalle loro professioni. Da quello che pensano, quindi la loro attuale formazione politica e culturale».

Esiste poi, secondo l'autore di Decapitati, un forte parallelismo tra l'attuale periodo storico italiano, caratterizzato dal berlusconismo, e la fase craxiana degli anni Ottanta: «A partire dalla modernità tanto agognata e mai raggiunta, che a quei tempi sembrava impersonata dal Psi di Craxi e in questi anni dal pluribattezzato partito di Berlusconi». Adesso, invece, siamo in una fase di transizione, dove «la prossima leadership verrà raccolta, non conquistata... La mia idea è che questo Paese non verrà preso di slancio da un uomo forte, ma consegnato dagli elettori a chi avrà il coraggio di sobbarcarsi una nazione messa in ginocchio da una crisi pesantissima». L'Obama italiano, dunque? «No, una semplice persona per bene che si slanci oltre». Ma il primo passo «tocca ai cittadini: occorre la capacità di diventare un po' leader di se stessi. Ognuno nella sua vita deve riprendere il coltello dalla parte del manico e ricordarsi che il potere dei capi poggia sulle spalle di chi è comandato». Per non farsi più decapitare.

Angela Frenda

sabato 8 ottobre 2011

VAI CAMUSSO!


«C’è un Paese che non ne può più, un Paese che non vuole avere tutto sulle sue spalle, un Paese che sconta tre anni di negazione della crisi. E diciamola come va detta, c’è un paese che non recupera credibilità se questo governo non se ne va il più in fretta possibile».

(Oggi Susanna Camusso a Roma nel corso dello sciopero CIGL)

SAN JOBS

Steve Jobs era un genio, non un santo. Invece i siti e i giornali di tutto il mondo grondano di allusioni celestiali e riferimenti a Buddha e a Gesù, francamente eccessivi. Sono sicuro che lui si accontenterebbe di essere paragonato a Leonardo: un altro che ha cambiato il mondo nutrendosi di conoscenze spirituali per iniziati. Il discorso di Jobs all’università di Stanford - «La morte è la migliore invenzione della vita» - non smette di commuovermi, ma devo riconoscere di averlo già letto da qualche parte: in qualsiasi testo ispirato di new (e old) age.

Se milioni di persone non rendono omaggio soltanto al genio semplificatore di software ma al guru di una setta quotata in Borsa, significa che nei nostri cuori è successo qualcosa di meraviglioso e terribile. Siamo affamati, direbbe Steve. Affamati di valori, di esempi, di storie di successo che indichino una direzione di marcia. A molti le parole delle religioni di massa suonano stereotipate. E da quando neppure Obama è stato capace di fermare il suicidio del capitalismo (o meglio il suo omicidio, perpetrato da certa finanza), nei popoli delle democrazie è subentrata la convinzione che la politica non abbia più alcuna possibilità di cambiare il mondo. Jobs invece ci è riuscito e, nell’innalzarlo alla gloria degli altari laici, manifestiamo il desiderio struggente di altri cavalieri che illuminino il percorso di questo nuovo Medioevo. Il passaggio successivo sarà smettere di rispecchiarci in qualche eroe mitizzato e risvegliare il piccolo Jobs che sonnecchia dentro ognuno di noi.
MASSIMO GRAMELLINI

venerdì 7 ottobre 2011

I SEGRETI DELLA COMUNICAZIONE EFFICACE PER DISTRUGGERE LA TUA VITA

Credere fa miracoli (che si manifestano subito)

"Dovete credere in qualcosa: l'istinto, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa.
Questo approccio non mi ha mai tradito, e ha fatto la differenza nella mia vita.
" - Steve Jobs

Avrai sentito dire più volte che le parole creano la tua vita, che l’autostima è la chiave del benessere e tutte queste cose che hai letto in continuazione e che non hai mai voluto applicare. Continua a buttarti giù, a credere nei giudizi di chi ti sta intorno e soprattutto a non fare nulla per cambiare. Sii pessimista, questo ti permetterà di non assumerti responsabilità e di continuare a vivere la tua rassicurante esistenza. Non assumerti rischi, continua a portare avanti le tue abitudini ed i tuoi schemi e prova invidia per chi ce la fa nella vita perché ha deciso di assumersi dei rischi, prenditela a morte con i presuntuosi.

Chi ti esprime i suoi successi deve restarti antipatico, chi raggiunge obbiettivi ti deve apparire come fortunato. Evita di renderti conto che sei il padrone della tua vita, che hai libertà di scelta e che sei responsabile delle tue azioni. Lascia perdere chiunque ti voglia infondere ottimismo e motivazione…
Sii litigioso, non perdonare,ricordati di essere diffidente. Sii sopratutto conformista… presto vedremo come é facile farlo.

Benvenuto nella tua nuova vita…anzi no, nella tua vecchia vita perché in fondo vuoi rimanere fedele a te stesso e non migliorare la tua esistenza.

A presto,

Il tuo demotivatore preferito,

Marco

giovedì 6 ottobre 2011

CIAO STEVE


(Adnkronos) - San Francisco, 6 ott. - Steve Jobs era la star della tecnologia, e le reazioni alla notizia della sua morte ricordano quelle delle altri grandi icone pop. Alla sede della Apple, dove la bandiera della compagnia e' a mezz'asta, i fan a lutto portano fiori. Altri si sono ritrovati in un parco, dove hanno organizzato una veglia con i propri iPhone, alzando il volume sul suono di una campana da preghiera tibetana, in ricordo di Jobs, fervente buddista zen. A Palo Alto, in California, davanti alla sua casa, la polizia ha dovuto chiudere la strada. Sul marciapiede qualcuno ha scritto: "Steve, hai reso le nostre vite migliori". Anche le grandi personalita' della tecnologia e dell'informatica hanno voluto condividere il proprio ricordo di Steve Jobs. Paul Allen, cofondatore della Microsoft, ha ricordato le sue capacita' di lottare contro le avversita'. Il presidente della Google, Eric Schmidt, ha affermato che "Steve ha creato un connubio di stile e tecnologia che difficilmente si ripresentera' in futuro". Il cofondatore della Apple, Steve Wozniak, ha detto: "e' come quando sono morti Jhon Lennon, o John Kennedy ... sono impressionato, stupito". "Mi sono innamorato del mondo di Steve Jobs dal mio primo computer Apple" ha affermato lo scrittore Salman Rushdie, "e' stato uno dei grandi architetti del reale".

(Corriere della Sera) - «GENIO ASSOLUTO» – «È stato un genio assoluto – commenta in via Morgagni, a due passi dalla Sapienza, Francesca Piroli, 22 anni, studentessa di informatica, che ha appena acquistato una cover arancione per Ipad 2 – E un esempio da seguire, ha rivoluzionato il modo di comunicare». Il viavai (come al solito) è continuo davanti agli negozi della Capitale che vendono Macintosh. Tutti sanno della scomparsa del fondatore della Apple di Cupertino: un universo multiforme, e trasversale, quello dei “mac users” che giovedì ha rivolto l’ultimo saluto a Steve Jobs. «Stamattina quanto il mio coinquilino me l’ha detto pensavo fosse uno scherzo – dice Lorenzo Piccolo, 32 anni, ricercatore, davanti allo store Futura Grafica di via Merulana – Quando se ne va una persona così, il mondo diventa più povero».

VITTORIA DI NONENCICLOPEDIA

Nonciclopedia riapre i battenti

Cari lettori,

Ringraziandovi per il caloroso sostegno, vogliamo innanzitutto chiarire che ci dissociamo dalla violenza con cui il web ha reagito alla nostra decisione di oscurare il sito. Il nostro intento non è mai stato quello di incitare l'utenza contro Vasco, quanto quello di informarla dei fatti avvenuti.

Ci scusiamo se i contenuti della pagina di Vasco Rossi siano sembrati diffamatori, ma non c'è mai stata l'intenzione di offendere il cantante. Aggiungiamo che non abbiamo responsabilità su alcuni stralci della pagina di Vasco Rossi che circolano in rete (e che sono stati diffusi da alcuni TG) poiché non corretti, in quanto non sono mai stati presenti sul nostro sito.

Da entrambe le parti c'è una volontà di garantire umorismo di qualità, pertanto non escludiamo la possibilità futura che un giorno su Nonciclopedia tornerà ad esistere un articolo su Vasco Rossi che faccia ridere tutti quanti.

Tania Sachs, la portavoce ufficiale del rocker, ha assicurato che ritirerà la querela contro Nonciclopedia.

domenica 2 ottobre 2011

"DIARIO STRESIANO" SI PRESENTA A FRAGNETO MONFORTE

Il prossimo 5 ottobre, nella giornata inaugurale del XXV Raduno Internazionale delle Mongolfiere, alle ore 19.30, presso la casa municipale di Fragneto Monforte, sarà presentato il recente libro di Lucia Gangale, giornalista e docente presso il Liceo Classico Rosario Livatino di San Marco dei Cavoti. Relatore è il presidente del Conservatorio di Benevento, Achille Mottola.


“Diario Stresiano”, edito dalla Genesi di Torino, è l'ottavo libro dato alle stampe da Lucia Gangale. La scrittrice sannita ha da sempre prediletto la forma del saggio storico-sociologico, ma stavolta si presenta ai lettori utilizzando la forma del racconto. In ottantotto pagine è condensata l'esperienza umana e professionale vissuta dall'autrice a Stresa, dove ha insegnato nel 2006 (infatti il sottotitolo è “Racconto dei miei giorni sul Lago Maggiore”).

Il volume sembra articolarsi su almeno quattro assi: l’emigrazione, la donna, l’insegnante, la spiritualità. Il racconto si situa a metà strada tra il memoriale ed il resoconto di viaggio.

L'autrice parla della sua attività di insegnante presso l'antico e prestigioso Istituto Alberghiero d'Italia (il primo a nascere nel nostro Paese), gemellato con Losanna. Ma lo sguardo spazia sul paesaggio circostante e sulla vita degli abitanti. Così abbiamo un volume ricco di notazioni su tradizioni, usanze, stili di vita dell'alto Piemonte ed acute osservazioni sull'industria del turismo che qui è molto fiorente ed è legata alle bellezze dei laghi e degli scenari naturali di questi luoghi incomparabili e ricchi di fascino.

In un passo del suo libro la Gangale scrive: “L’isola più fascinosa, nel buio della notte, è sempre l’Isola Madre, con il suo intrico di verde e la facciata del palazzo che spicca nel mezzo. Sullo sfondo la lunga fila di luci gialle di Pallanza, con il campanile della chiesa di San Leonardo che si vede anche di sera. Altre infinite luci sulle montagne. Un incanto da cui non ti staccheresti mai. Ho veduto le cime innevate delle Alpi proiettarsi verso il cielo terso. Una vista che è paragonabile solo a quella del golfo di Napoli, la solare città dove ho compiuti gli studi universitari e vissuto per un breve periodo. Qui a fare da sfondo è il Vesuvio. Ho veduto anche tanti altri paesi e città, tutti differenti per bellezza e stili di vita”.

Una lettura da fare per sentirsi trasportare in epoche ed in dimensioni lontane dalla quotidianità, tra laghi scintillanti ed Alpi meravigliose, in una immersione totale nella natura incontaminata del posto e nella cultura legata a Rosmini ed alla duchessa di Genova, ai lungolaghi fioriti ed ai palazzi storici rappresentativi della Belle Époque.

L'editore, Sandro Gros-Pietro, dice: “Il paesaggio, le culture dei luoghi, l’esperienza alla prestigiosa Scuola di Stresa “Erminio Maggia”, l’Istituto Alberghiero più antico d’Italia, ed anche alcune occasioni di alta cultura letteraria e filosofica compongono un mosaico di interessi piuttosto composito, dove il filo rosso tra il Piemonte e la Campania costituisce l’asse del memoriale, quasi in chiave di ritrovata patria e di riunificazione del Bel Paese”.

Al libro di Lucia Gangale è dedicato un sito, www.diariostresiano.wordpress.com, dove è possibile trovare dei videoclip, i resoconti delle presentazioni, nonché il link alla scheda dell'autrice presente sul sito della Genesi Editrice (Via Nuoro, 3 - 10137 TORINO. Tel. 011.3092572. Email: genesi@genesi.org)

sabato 1 ottobre 2011

DIEGO DELLA VALLE COMPRA LE PAGINE DEI QUOTIDIANI PER ACCUSARE LA CLASSE DIRIGENTE ITALIANA

''Lo spettacolo indecente ed irresponsabile che molti di voi stanno dando non e' piu' tollerabile da gran parte degli italiani e questo riguarda la buona parte degli appartententi a tutti gli schieramenti politici.
Il vostro agire attento solo a piccoli o grandi interessi personali e di partito, trascurando gli interessi del Paese, ci sta portando al disastro e sta danneggiando irrimediabilmente la reputazione dell'Italia nel mondo.
Rendetevi conto che tanti Italiani non hanno piu' nessuna stima e nessuna fiducia in molti di Voi e non hanno piu' nessuna intenzione di farsi rappresentare da una classe politica che, salvo alcune eccezioni, si e' totalmente allontanata dalla realta' delle cose e dai bisogni reali dei cittadini. La grave crisi che ha colpito le economie mondiali, Italia compresa, impone serieta', competenza, buona reputazione, senso dello Stato ed amore per il proprio Paese, per uscire da questo momento molto preoccupante.
Invece, purtroppo, bisogna prendere atto che solo una piccola parte dell'attuale classe politica possiede queste caratteristiche, mentre il resto e' composto da persone incompetenti e non preparate che non hanno nessuna percezione dei problemi del Paese, della gravita' del momento e tantomeno una visione mondiale degli scenari futuri che ci aspettano.
Anche una parte del mondo economico del Paese (intendo quella che non vive di mercato e di concorrenza) ha le sue gravi responsabilita' della condizione in cui ci troviamo ora: per troppo tempo ha infatti avuto rapporti con tutta la politica (in base alle opportunita' e alle loro convenienze del momento) sostenendola in tanti modi, senza mai richiamarli al sesnso del dovere e nell'interesse dell'Italia.
Ora la gravita' della situazione impone che le componenti della societa' civile piu' serie e responsabili, che hanno veramente a cuore le sorti del Paese (politici-mondo delle imprese-mondo del lavoro) si parlino tra di loro e si adoperino e lavorino per affrontare con la competenza e la serieta' necessaria questo difficile momento.
Bisogna dare prospettive positive per il futuro dei giovani, creare e proteggere posti di lavoro e garantire a tutti una vita dignitosa, soprattutto a chi ha piu' bisogno.
Alla parte migliore della polita e della societa' civile che si impegnera' a lavorare seriamente in questa direzione, credo che saremo in molti a dire grazie.
A quei politici, di qualunque colore essi siano, che si sono invece contraddistinti per la totale mancanza di competenza, di dignita' e di amor proprio per le sorti del Paese, saremo sicuramente in molti a volergli dire di vergognarsi''.
DIEGO DELLA VALLE

SEXI CONTADINE PER RIPOPOLARE IL FUCINO

(Ecoblog) - Braccia rubate all’agricoltura? Forse gambe! Comunque le fanciulle che vedete in alto sono figlie di una giusta causa: ripopolare il Fucino di braccia agricole, possibilmente giovani e possenti. Sull’Altopiano della Marsica, la Piana del Fucino era un tempo rigogliosa di coltivazioni ortofrutticole. Ma la terra è stata lentamente abbandonata e i pochi appezzamenti sono stati tenuti in coltivazione da manodopera extracomunitaria.

Di qui il grido d'allarme, ammantato di fascino femminile, lanciato da fotografo Antonio Oddi che ha potuto notare come le braccia femminili siano scomparse dalla Piana del Fucino. Emancipazione dalla terra? O sconfitta generazionale? Ecco che Oddo ha pensato a una serie di scatti che saranno trasformati in 4000 cartoline, da distribuire in tutta la Regione. L’idea è di invogliare ragazzi e ragazze a tornare al lavoro nei campi.

Le modelle che hanno posato gratuitamente sono: Denitsa Ivanova , Giulia Capodacqua Serena Paponetti, Lucia Bucciarelli, Antonia D’Alessandro, Laura Jaskinaite Federica Ucci. Qui il video del backstage per la regia di Giampietro Nonni.

STUPITI DELL'ULTIMA GAFFE DELLA GELMINI? LEGGETE IL SUO CURRICULUM


(La Rete Viola) - Dopo l'ennesima gaffe del ministro Gelmini, secondo la quale l'Italia "avrebbe contribuito con circa 45 milioni di euro alla costruzione del tunnel tra il Cern ed il Gran Sasso" (leggi il comunicato del ministero), ci sembra il caso di riproporre il suo invidiabile curriculum vitae.

Scuole Superiori

Ha cambiato 3 licei nel corso dei 5 anni, l'ultimo dei quali, dove si è diplomata, privato.

Università

Laureata con 3 anni fuori corso

Voto di laurea 100, e tesi valutata meno di 1 punto!

Il ricordo del professor D' Andrea, suo relatore: «Per quella tesi non ho voluto dare neanche un punto in più alla media dei voti. Non soltanto per come era stata scritta, a tirar via, ma soprattutto per come la Gelmini venne ad esporla in sede di discussione».

Esame di Stato

Mariastella Gelmini ha superato l’esame di Stato per la Professione di Avvocato presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria, dopo 1 anno di praticantato a Brescia ed il secondo a Reggio Calabria.
(Nella sessione della Gelmini risulta quasi il 57% di ammessi agli orali. Il doppio rispetto a Roma o a Milano. Quasi il triplo che a Brescia. Giustificazione: Così facevan tutti, dice Mariastella)

Divenuta Ministro, poi ha iniziato a puntare il dito contro le scuole meridionali "...alcune scuole del Sud abbassano la qualità della scuola italiana. In Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata organizzeremo corsi intensivi per gli insegnanti".

Carriera Politica

Nel 1998 risulta la prima degli eletti alle amministrative ricoprendo, fino al 2002, la carica di Presidente del consiglio del comune di Desenzano.
Nel 2000 viene sfiduciata da presidente del consiglio comunale per inoperosità (delibera del consiglio comunale n. 33 del 31/03/2000).

Fonti: Corriere della Sera, LogiKaos

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