(La Stampa) - D’Alema rilascia un’intervista dopo mesi di silenzio, ma non se lo fila nessuno: nel suo partito e oltre. Sul web spuntano le immagini eretiche dei leghisti varesini che osano contestare l’incontestabile Bossi, e l’audio di una telefonata col solito Lavitola in cui Berlusconi versione Caimano (o black bloc) minaccia di assaltare il Palazzo di Giustizia e i giornali di sinistra, ma con una voce così seria e sfibrata che non sai se averne paura o pietà. La giornata autunnale si chiude con Marco Pannella che chiede asilo politico alla Mongolia nella speranza che glielo respingano, perché in un Paese dove nessuno lo riconosce per strada e nessuna radio lo lascia parlare per dodici ore consecutive, il mobbizzato più famoso d’Italia non riuscirebbe a sopravvivere.
Se questi quattro personaggi - tutti piuttosto intelligenti o comunque perspicaci - si guardassero dal di fuori come li guardiamo noi, impiegherebbero un attimo ad accorgersi che la loro onda è passata. L’hanno avuta e sono riusciti a domarla, nonostante avesse assunto le proporzioni di un cavallone. Ma ora si trovano in bassa marea e nulla è più ridicolo e triste di qualcuno che nuota in una vasca vuota. Quando il presidente del Consiglio Massimo d'Azeglio fu messo alle corde dal più giovane Cavour, ebbe l’onestà intellettuale di farsi da parte. «Non sono più io l’uomo del momento», scrisse a un amico. «Però c’è stato un momento in cui lo sono stato». Non è da tutti congedarsi dal potere con tanta generosità. Ma insomma, un piccolo sforzo. (Anche se in giro non si vedono tanti Cavour).
MASSIMO GRAMELLINI
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