domenica 29 giugno 2008

Coglioni e magnaccia

Il leader dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, ha definito “magnaccia” il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. “Si crede il padreterno – ha affermato da Campobasso –, fa leggi che servono a lui, per non essere processato”. Il riferimento è alle telefonate con Saccà: “L’allora aspirante capo del governo mi sembra facesse un lavoro più da magnaccia per piazzare questa o quella velina”.
Dov’è la notizia? Nel fatto che per la prima volta nella nostra storia parlamentare qualcuno ha dato del “magnaccia” ad un premier.
Ma visto che Berluska ritiene di essere un uomo di spirito dovrebbe passare sopra l’epiteto a lui rivolto e non aspettarsi le scuse di Di Pietro, che non arriveranno mai. A meno di non voler emanare una legge che cancelli per sempre la magistratura italiana.
E poi non c’è la par condicio? Di Pietro sarà stato pure di una crudezza contadina, ma ricordiamoci che a suo tempo il primo ministro non esitò a definire “coglioni” gli italiani che avessero dato il voto a Prodi invece che a lui.
E mentre Napolitano si affanna a voler chiedere un “clima più sereno”, dovrebbe forse ricordare al premier che invece di fare a gettito continuo leggi che gli evitino le intercettazioni ed altro, dovrebbe pensare che il potere d’acquisto dell’euro è sempre più basso, che gli italiani stentano ad arrivare a fine mese, che ci sono problemi gravi come la delinquenza e la disoccupazione e che a noi del suo privato e delle sue veline non ce ne frega niente: piuttosto la smetta di sentirsi il centro del mondo e pensi che ha delle responsabilità sociali, ed in queste dovrebbe mostrare serietà e competenza.
La storia come al solito è maestra di vita: Cavour amò una donna di facili costumi, ma fu un grande politico che fece l’Italia.

giovedì 12 giugno 2008

La casta senese

Pensavate che la “casta”, ovvero il gruppo di potere politico che gode esclusivamente di privilegi e di niente affatto di doveri, fosse solo quella di cui parla il giornalista Gian Antonio Stella nel suo vendutissimo libro?
Vi sbagliavate.
Un recente libro dal titolo “La casta senese”, scritto e pubblicato da un anomino professore di scuola media della provincia in questione, svela tutte le connivenze e tutti i giochi di potere tra vertici politici, Monte dei Paschi ed ordini religiosi e sacerdotali.
Il volume ha già venduto cinquemila copie, il che per una provincia come Siena, è un vero record. L’autore dice che le tv ed i poteri locali hanno snobbato la sua opera (tant’è vero che nessuno lo ha denunciato per diffamazione o calunnia). Intervistato dalla tv nazionale, il presidente della provincia di Siena fa spallucce e liquida con sufficienza la situazione: “Una casta a Siena? Tutte sciocchezze”…
Ma chissà perché, ci viene il vago sospetto che la “casta” ufficiale, abbia miriadi di diramazioni in molteplici “caste” di provincia, ufficiose e nascoste, come tutte le cose di cui tutti sanno e di cui tutti tacciono nella silente e peccaminosa provincia italiana.
Comunque, come già detto su questo blog, il filone è indovinato e rende bene: dopo la casta e la casta senese, si potrebbero scrivere libri sulla casta reggiana, modenese, beneventana, palermitana, trentina, perugina, padovana, torinese, modenese e così via.

venerdì 6 giugno 2008

La giustizia non è di questo mondo

Anche oggi Gramellini ha redatto sulla Stampa un editoriale fantastico. Dieci ricercatori italiani, laureati in Fisica nucleare all'Università di Pisa, hanno creato in America un telescopio potentissimo che sarà utilizzato a Cape Canaveral. Quanto guadagnano questi giovani? 950 euro al mese. Cento volte in meno "di quel manager telefonico che parlava per frasi fatte e confondeva Waterloo con Austerliz".

Giustamente Gramellini fa notare che nella nostra economia di mercato, gli stipendi non sono corrlati al talento ed all'impegno profuso da una persona nel proprio lavoro, ma alla commerciabilità insita nel prodotto. Per cui, se i telescopi diventeranno appetibili da un punto di vista economico, i ricercatori che li hanno prodotti vedranno lievitare i loro stipendi. E conclude sconsolato: "Ritorno a leggere le notizie del calciomercato sul cellulare e mi sento un verme"!.

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