lunedì 28 settembre 2009

FARSI UNA VITA

Un paio di ragazzetti di vent’anni, fermi su una panchina di una città del profondo Nord. Uno, biondino, con tono di voce lamentoso, rivolto al suo compagno, si sfoga in stretto dialetto partenopeo (traduco in italiano per gli internauti del globo): “Arrivi a 19 anni, arrivi a 30 anni che non ti sei fatto una tua vita”.
Ed il lamento continua per ore, mentre sulla piazza cittadina ci si sta preparando per una notte bianca, e tutto intorno c’è gente che lavora.
E lui, seduto lì, con quell’altro sfigato del suo amico, che continua a lamentarsi. E si lamenta, si lamenta, si lamenta, sempre lì, seduto, mentre intorno gli altri si danno da fare.
Ho una massa di alunni che oltre a studiare, prima dei 18 anni, lavorano tutti, e loro una propria vita se la faranno, perché da subito hanno imparato che il lavoro, qualsiasi lavoro, non è da disprezzare. Infatti, tra loro, c’è chi cucina al kebab, chi fa la commessa, chi la barista, chi la cameriera, chi vendemmia, chi fa stage in strutture sanitarie, chi sta estati intere con i bambini e fa volontariato, chi i campi scuola…
E lui, continua a lamentarsi. Continua a guardare standosene seduto.
Odioso…
E vorrebbe “farsi una vita”?
Giuvinò, alza il sedere. Vai a lavorare!

giovedì 17 settembre 2009

TANGO!

Ragazzi, che serata! Ieri sera ho preso la prima lezione di tango della mia vita!

Ero molto scettica, credevo che non mi avrebbe... acchiappato!
E invece...





Ho provato ed ora lo consiglio a tutti.

Un grazie ancora a Gabry, che in una piovosa sera torinese mi ha condotto nella prima milonga della mia vita.

Stamattina in classe ho parlato della mistica di Sant'Agostino e di Napoleone III Bonaparte, di Bismarck e di Kant.
Roba da impegnare la testa ed il fisico.
Ma ieri sera che leggerezza con 'sto' tango. Parte dai piedi e si diffonde in tutto il corpo.
Sublime.

PROMETTI A TE STESSO

Prometti a te stesso
di essere così forte che nulla potrà disturbare la serenità della tua mente.
Prometti a te stesso
di parlare di bontà, bellezza, amore ad ogni persona che incontri;
di far sentire a tutti i tuoi amici che c'è qualcosa di grande in loro;
di guardare il lato bello di ogni cosa e di lottare perchè il tuo ottimismo diventi realtà.
Prometti a te stesso
di pensare solo al meglio, di lavorare solo per il meglio, di aspettarti solo il meglio,
di essere entusiasta del successo degli altri come lo sei del tuo.
Prometti a te stesso
di dimenticare gli errori del passato per guardare a quanto di grande puoi fare in futuro;
di essere sereno in ogni circostanza, di regalare un sorriso ad ogni creatura che incontri;
di dedicare così tanto tempo a migliorare il tuo carattere, da non avere tempo per criticare gli altri.
Prometti a te stesso
di essere troppo nobile per l'ira, troppo forte per la paura,
troppo felice per lasciarti vincere dal dolore.


Christian L.Larson


Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti, di parole,
di parole scelte sapientemente, di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze, di sogni che abitino alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi...


ALDA MERINI

domenica 6 settembre 2009

UMBRIA


REVOLUTION DAY ED ORGOGLIO SANNITA

Qualche riflessione su quello che sta accadendo in Italia con la rivolta dei docenti precari licenziati in massa. Protesta partita dalla città di Benevento, dove, dopo secoli, si risveglia l’orgoglio che nel 341 a. C. fece sì che i Sanniti sconfiggessero i Romani nell’episodio delle Forche Caudine. Forse da quei tempi non si assisteva ad un impeto di orgoglio così forte come quello manifestato in questi giorni dai professori sanniti, e soprattutto dalle professoresse che presidiano l’ufficio scolastico provinciale, sfilano nei cortei per la città, urlano le loro ragioni dai megafoni, raccolgono consensi da tutt’Italia, dove la protesta si allarga a macchia d’olio.
Herbert Marcuse, grande teorico ed anticipatore della rivoluzione sessantottina, aveva capito che i moti di rivolta vengono solo da alcune categorie, quali donne e studenti, che sono fuori dal “sistema”, in quanto non produttori di reddito e pertanto fuori da logiche economiche, politiche, clientelari, sociali e di qualsiasi altra risma.
A questa indovinata analisi (il ’68 fu fatto da studenti e donne), alla luce dei fatti odierni, occorrerebbe fare un’aggiunta. La rivoluzione parte anche da ceti – quale quello docente –, che prima erano dentro il “sistema”, ma poi ne sono statio estromessi per qualsiasi ragione, e quindi non hanno nulla da perdere, se non cercare di recuperare la loro dignità.
Una dignità che oggi si vuole negare, proponendo politiche tampone, quale quella del sussidio mensile di 800 euro per docente rimasto senza lavoro. Peggio che un cassintegrato. E poi? E poi la prospettiva di non lavorare più, a vita.
Qualcuno propone: dimezziamo gli stipendi agli onorevoli deputati e senatori e paghiamo gli stipendi agli insegnanti. Gli onorevoli non ne soffriranno certo e forse cinquecento famiglie sannite non resteranno per strada.
Un Paese che non scommette sull’istruzione, che tagliuzza di qua e di là con l’unico scopo di fare cassa, che lascia andare in rovina plessi scolastici e banalizza tutto nella cultura delle veline e delle escort, che non ascolta i giovani e che fornisce loro una preparazione centellinata in base alle esigenze economiche ed alle “riforme” del momento, è un Paese perdente in tutti i sensi, che non regge la competizione ed il confronto con gli Stati più evoluti del mondo.
Berlusconi ha detto, a proposito del caso Boffo: “Con questa stampa, povera Italia!”.
Ma quello di Boffo è un caso privato. Invece, quello di cui parliamo qui, interessa milioni di individui. Per cui, che dire: “Con questa scuola, povera Italia!”.

Foto: www.ilquaderno.it

sabato 5 settembre 2009

AMICI A PAGAMENTO

La Stampa, 5 settembre 2009

Una società australiana, la Usocial, vende pacchetti di «amici» agli utenti di Facebook, la piazza gremita di tavolini virtuali (lo spiego a chi non passa la metà del suo tempo davanti al computer) in cui persone più o meno affini si incontrano per ciacolare. Qualcuno si è già scandalizzato: del cinismo di chi vende e della vanità di compra. L'amicizia è un bene sacro e i beni sacri non si commerciano né si ostentano. Ma lo scandalo non esiste. Da ragazzi chi aveva il maggior numero di invitati alle sue feste? Il più brillante, istruito e intelligente o quello che poteva garantire la casa più grande, i genitori più assenti, lo stereo più rumoroso e la cantina più fornita? L'amicizia di massa è soggetta alle regole della convenienza. La Usocial ha tolto il velo dell'ipocrisia a una pratica diffusa da sempre. Gli «amici» si comprano: con il potere, la comodità e, appunto, i soldi. Resta da intendersi sul significato della parola, di cui Facebook fa un uso spregiudicato. Gli «amici» della Rete assomigliano a quelli che si incontrano alle feste dei giovani e nei salotti degli adulti: conoscenze occasionali e relazioni utili. Gli amici senza virgolette sono pochi ma buoni, così si dice. Bisognerebbe aggiungere che, per essere buoni, devono necessariamente essere pochi. Un rapporto coltivato in profondità ha bisogno di tempo e gli amici stanno agli «amici» come l'amore di una vita all'avventura di un'estate. Ma ormai è tale l'abuso che forse dovremmo cominciare a chiamare gli amici con un altro nome.

MASSIMO GRAMELLINI

BENEVENTO: PRECARI IN CORTEO PER LE VIE DELLA CITTA'

“Se ci bloccano il futuro noi blocchiamo la città”. E’ il grido di protesta delle insegnanti precarie contro i tagli di posti di lavoro del Governo Berlusconi: 8.200 in Campania e circa 500 a Benevento. Un lungo corteo ha sfilato per le strade della città partendo da Piazza Gramazio, oramai simbolo della lotta, per arrivare alla Prefettura di Corso Garibaldi. Solo tre delle sei insegnanti che occupano il tetto dell’Ufficio Scolastico Provinciale (oggi è l’ottavo giorno) hanno partecipato alla manifestazione, le altre sono rimaste a presidiare il terrazzo. Intorno alle 13 l'incontro con il segretario nazionale dell'Udc, Lorenzo Cesa. Daniela Basile, presidente del CIP (Comitato Insegnanti Precarie) è stata in prima fila a gridare a squarciagola al megafono, poi, in Via Rummo è dovuta tornare indietro con un autobus urbano a causa di un lieve malore, ma nulla di preoccupante. “Il più grande licenziamento di massa della storia” recita lo striscione in testa al corteo, mantenuto da docenti e comuni cittadini. Tante le persone affacciate ai balconi per godersi dall’alto la scena e a incassare il rimprovero dei manifestanti che li invitavano a scendere con loro. A questo proposito ha preso la parola uno dei professori vittima dei tagli: “E’ un problema che riguarda tutti voi, non solo la scuola e gli insegnanti. Cinquecento posti di lavoro in meno metteranno in crisi la città con una conseguente ricaduta sull’economia locale”. Di “crisi” si è parlato anche con il neo-prefetto, Michele Mazza, insediatosi a Benevento lo scorso 1°settembre. Una delegazione del CIP ha avuto un colloquio di circa mezz’ora durante il quale è stato possibile elencare le problematiche dei precari in lotta. I manifestanti hanno atteso il termine dell’incontro dietro lo striscione, posizionato a pochi passi dal Palazzo del Governo. Le precarie dovranno stilare un documento con le istanze necessarie. Poi sarà il prefetto a inviarlo al Ministero dell’Interno. “Siamo stati ricevuti e ascoltati attentamente – ha dichiarato sull’uscio della Prefettura, Patrizia Lepore, portavoce del CIP - . Noi chiederemo attraverso quel documento la convocazione di un tavolo istituzionale. Non accettiamo proposte di contratti di disponibilità, sono un’elemosina. Avrebbero una durata di 8 mesi: un’agonia che non risolve il problema. Perché dobbiamo uscire dalle graduatorie dopo 20 anni di attività? Vogliamo una spiegazione”. Martedì si terrà un incontro presso la sede della Regione Campania di Napoli, l’ipotesi più accreditata è quella di traghettare dei finanziamenti a favore di 4.000 precari in Campania, la metà del totale. Una delegazione beneventana parteciperà al tavolo ed esporrà precise richieste insieme ai colleghi degli altri capoluoghi. Grande solidarietà quest’oggi dalle docenti napoletane che hanno sfilato a Benevento munite di grandi bandiere e alcune t-shirt ironiche in occasione del “No-precari-day”. “Siamo qui per protestare con i nostri colleghi – ha dichiarato al Quaderno.it Antonella Vaccaro, portavoce del Coordinamento Scuola Precari Napoli -. Il problema riguarda il mezzogiorno e dobbiamo essere tutti uniti. Abbiamo una maglietta che ben riassume la nostra condizione (Ogni lettera della parola “precarie” esprime un concetto – vedi FOTOGALLERY), basta leggere l’acronimo, così evitiamo di spiegare”. Grande sostegno anche dalla politica, in primis Rifondazione Comunista che da giorni presidia 24 su 24 l’ex provveditorato. In prima fila al corteo anche il deputato nolano di Italia dei Valori, Francesco Barbato che da due notti dorme nella sua Lancia blu parcheggiata al centro di Piazza Gramazio, sotto gli striscioni colorati. Appoggia la protesta gridando slogan, desideroso di finire nell’occhio delle telecamere, subito pronto a rilasciare lunghissime interviste. “Si stanno mettendo migliaia di donne e uomini per strada – ha dichiarato sotto la Prefettura - . Con classi di più di 30 alunni come si farà a insegnare? I docenti non riusciranno a imparare nemmeno i loro nomi e cognomi”. In coda al corteo anche l’assessore provinciale all’Ambiente, Gianluca Aceto. Al termine della manifestazione sono giunti anche il sindaco di Benevento, Fausto Pepe e il suo vice, Raffaele Del Vecchio. Anche alcuni sindacati, Rdb e Cgil, hanno partecipato alla lunga camminata che ha collegato il Rione Libertà al centro storico. Intorno alle 13 è arrivato all'ex provveditorato agli studi il segretario nazionale dell'Udc, Lorenzo Cesa, in compagnia del segretario provinciale Gennaro Santamaria, per dare solidarietà alle insegnanti sul tetto. Poca gente ad accoglierlo perchè erano tutti riuniti lungo Corso Garibaldi ad attendere l'esito dell'incontro con il prefetto Mazza. "Ci dispiace, eravamo in pochi - ha dichiarato telefonicamente al Quaderno.it, Daniela Basile - . I nostri colleghi e sostenitori erano tutti alla manifestazione al momento del suo arrivo. Vorrei ringraziarlo pubblicamente, è stato così gentile".Le “occupanti” scenderanno dal tetto solo quando avranno ricevuto delle risposte: il tavolo regionale di martedì sarà decisivo in questo senso. “Lottiamo dal 27 agosto – ha sottolineato la portavoce Lepore –, e non ci feremeremo facilmente. Valuteremo le risposte, per adesso non si possono fare previsioni. Siamo qui a difendere a denti stretti il lavoro ma soprattutto vogliamo proteggere la scuola pubblica e il diritto all’istruzione per tutti”.Intanto, lunedì 7 settembre alle 20,30, i Sancto Ianne terranno un concerto in Piazza Gramazio in una serata di solidarietà per i precari.

Lorenzo Palmieri

venerdì 4 settembre 2009

COLTIVATE IL TALENTO CHE E' IN VOI

Massimo Gramellini, vicedirettore della Stampa. Io amo quest'uomo.
Leggete cosa scrive nella sua rubrica Cuori allo Specchio:

Quando ricevo lettere come la tua (il lettore che gli scrive, certa Pepe, Ndr), per fortuna più numerose di quel che si immagina, mi convinco sempre di più che a questo mondo la felicità non stia nel paesaggio, ma negli occhiali con cui si sceglie di guardarlo. Si vive malissimo senza soldi, senza lavoro, senza salute, senza una casa e un affetto decenti. Ma si vive anche peggio avendo tutte quelle cose ma non la capacità di vederle. Mi risuona nella mente una frase che la leggenda attribuisce a re Artù: «Siamo dovuti andare in cerca di avventure perché non riuscivamo più a viverle nei nostri cuori». I condizionamenti sociali e familiari sono pesanti. Ma se uno fa silenzio dentro di sé e si chiede di che cosa ha davvero bisogno, la risposta sincera è sempre la stessa: di trovare il talento che è stato disseminato alla nascita dentro il suo cuore. E, una volta trovatolo, di coltivarlo e farlo crescere. Credo sia questa l’unica felicità possibile. Le emozioni non durano, se non nei ricordi struggenti e autolesionistici con cui le alimentiamo quando non ci sono più, spesso ammantandole di una meraviglia che non avevano. Il talento invece ci tiene compagnia per tutta la vita. Purtroppo molti di noi muoiono senza averlo mai conosciuto.
Alcuni lettori contestano questo approccio, sostenendo che il talento è di pochi, e che per gli altri - tutti gli altri - la vita è solo una dura lotta per la sopravvivenza. Forse dobbiamo intenderci sul significato della parola «talento», che la propaganda televisiva tende a far coincidere con quello artistico, procacciatore di fama e denaro. No, non siamo tutti John Lennon. Ma tutti siamo il John Lennon di qualche cosa. Qualche cosa nella quale siamo i migliori e non lo sappiamo. Può essere un’attitudine manuale, un afflato dello spirito (per esempio: la compassione), una vocazione specifica che magari la nostra nevrosi ha trasformato in vizio ossessivo. Ma tutti abbiamo un talento e il valore della nostra vita, secondo me, si misura sulla nostra capacità di farlo fruttare.
Scusa se sono andato un po’ fuori tema: sull’onda di una canzone adorabile, tu mi chiedevi di esaltare le emozioni semplici che spesso diamo per scontate, perdendoci invece all’inseguimento di quelle violente e bislacche, cantate altrettanto bene da Battisti, che ci procurano scariche di adrenalina. Ma tutto si tiene, cara Pepe: le emozioni violente rispondono al bisogno disperato di colmare un vuoto e di scrivere sopra il dolore. E che cosa rappresentano, quel vuoto e quel dolore, se non la mancanza di un senso dell’esistenza che proviene proprio dal non aver ancora individuato il proprio talento?

MASSIMO GRAMELLINI

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