mercoledì 28 marzo 2012

E FINIAMOLA QUI

Non si può licenziare un popolo
I tg ci hanno mostrato la scena in cui il presidente Usa si avvicinava a Mario Monti per salutarlo. Vistosa sottolineatura di deferenza che ricordava, per contrasto, la penosa figuraccia di Berlusconi, quando infastidì il povero Obama per riversargli addosso i suoi deliri anti giudici. Fu l’inizio della fine, il momento in cui l’inadeguatezza del piazzista cosiddetto carismatico, si rivelò al mondo intero con la sua tragica carica di ridicolo.

Poi vennero le altre magre in sede europea, dove alla fine tutti lo ignoravano e la signora Merkel addirittura gli voltò le spalle. Perciò, c’è da essere contenti che il nostro attuale premier sia riverito e rispettato dovunque nel mondo. Anche se, come sottolineato da alcuni (tra i quali il professor Carlo Galli, all’Infedele), Mario Monti considera il popolo italiano probabilmente inadeguato alla sua statura professorale. Pazienza: se ne deve fare una ragione. Purtroppo o per fortuna, la politica è l’unico campo in cui gli inferiori licenziano i superiori. Con o senza articolo 18.

MARIA NOVELLA OPPO - L'Unità

L’ipocrisia della riforma sul lavoro
Entrando nel merito, la riforma del lavoro, sia per la forma in cui è scritta, sia per i contenuti nascosti, è un altro capolavoro di simulazione. L’avvocatese più ambiguo e mellifluo intinto con l’ideologia del marketing, come in un vecchio matrimonio d’interesse tra latifondisti del sud. Con il risultato che, concettualmente, ogni frase scritta significa il suo esatto contrario.

La qualità dell’occupazione è una grande vergogna di questo paese, al netto di qualsiasi riforma.

GIANCARLO LIVIANO D'ARCANGELO - L'Unità

Monti dà «buca» a Obama per colpa di Cicchitto

Le grane italiane inseguono Mario Monti fino in Corea. Il premier, secondo quanto si apprende, ha infatti perso il discorso tenuto da Barack Obama al summit di Seul, nel quale tra l'altro citava un passaggio dello stesso capo del governo italiano, perchè impegnato al telefono con Fabrizio Cicchitto.

lunedì 26 marzo 2012

'DAI GRAFFITI A INTERNET', IL NUOVO LIBRO DI LUCIA GANGALE

“Dai graffiti a Internet” è un viaggio di esplorazione sulla nascita e l’evoluzione dei mezzi di comunicazione di massa. Partendo dall’assunto che “è impossibile non comunicare”, formulato dalla Scuola di Palo Alto in California, questo volume intende offrire un excursus nell’affascinante mondo della comunicazione e delle arti visive. Libri, giornali e agenzie di stampa, radio, cinema, televisione, fotografia, Internet. Un percorso che dai primi writers della storia passa agli amanuensi medievali, esamina la funzione di giornali e gazzette quali veicoli di una nuova idea sullo Stato nel Settecento illuminato fino ad arrivare ai pionieri dell’era digitale. Comunicare è uno stile ed ognuno ha il proprio. Inoltre non mancano mai gli innovatori nel vasto campo della comunicazione. Un libro su un’esigenza profonda dell’uomo, che lo ha accompagnato in tutti i periodi della sua storia. A completamento una scelta di letture di esperti della materia ed una ricca bibliografia e sitografia. “Un libro consigliabile a tutti, ma indispensabile per chi fa informazione”, scrive nell’introduzione il giornalista ed editore Giovanni Fuccio, Consigliere Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Il volume è edito da Realtà Sannita.

giovedì 22 marzo 2012

ANTICA PERGAMENA IN SCRITTURA BENEVENTANA


Clicca per ingrandire
Questa preziosa pergamena è conservata nella Biblioteca Arcivescovile di Benevento ed è stesa in scrittura beneventana.

 ******************

La Curia di Benevento (11 gennaio 2013, Prot. 05/2013/BC) mi ha gentilmente chiesto di rimuovere l' immagine, in quanto manufatto di proprietà privata. Si espunge come indicato.

 

giovedì 8 marzo 2012

UN SAGGIO SULLA GLOBALIZZAZIONE NEI VIAGGI E NEL TEMPO LIBERO

Il breve saggio di Lucia Gangale, edito da “Edimedia” di Benevento, egregiamente diretta dalla giornalista Danila De Lucia, ricostruisce aspetti storico-sociali della vita degli italiani nell’ultimo cinquantennio del ventesimo secolo, inquadrandoli nel contesto delle trasformazioni mondiali di quegli anni. Le vacanze, il cinema, la televisione, Internet, le scoperte e le invenzioni più esaltanti, i viaggi più affascinanti e quelli più drammatici, gli avvenimenti culturali più importanti, i cantanti e le band di grido, la gestione del tempo libero. Come tutto questo si è evoluto e si è trasformato, quali sono state le mode giovanili, i divertimenti delle persone dal momento della ricostruzione post-bellica, passando attraverso i favolosi anni della “dolce vita”, per poi approdare agli anni di piombo costellati di stragi terroristiche, fino a scoprire le immense possibilità di comunicazione dei tempi attuali, nel contesto del ”villaggio globale” e dei mercati aperti, con tutti i pro e i contro che tali aspetti hanno comportato.

mercoledì 7 marzo 2012

LIBERA DONNA IN LIBERO STATO

(La Stampa) - Cercavo uno spunto per parlare dell’Ottomarzo senza farvi cascare troppo le braccia, quando mi sono imbattuto nell’intervista a una delle donne più famose del mondo, l’icona musicale Lady Gaga. Ha raccontato di essere stata vittima dei bulli durante il liceo: esclusa dalle feste, ignorata dai ragazzi e derisa dalle amiche, che una volta la gettarono persino nel bidone della spazzatura. Ho finalmente capito perché questa diva, appesa sui muri delle stanze di metà degli adolescenti del pianeta, continua a vivere in maschera e a mostrare uno sguardo sfuggente.
I problemi non si risolvono, si superano. Lady Gaga dev’essersi inerpicata sui suoi problemi per tentare di oltrepassarli, costruendo un personaggio che le ha dato fama e ricchezza, ma probabilmente non l’unica libertà che conta: quella di essere se stessa. Tornando ai comuni mortali (i divi servono a questo, a fornirci un pretesto per parlare di noi), non credo che oggi le donne siano chiamate a scegliere fra il modello Fornero e il modello Belen, ma fra un modello maschile e uno femminile. Molte di loro, per vedersi riconosciuto un ruolo in questa società, tendono a comportarsi come maschi. Ma non essendolo, si nascondono da se stesse, infelici e smarrite. La vera festa della donna è il coraggio di essere donna e di imporsi come tale ogni giorno, infischiandosene del giudizio. Sostiene «non del tutto a torto» (ormai parlo come Monti, scusate) una mia cara amica: il mondo avido e violento di voi maschi etero ha miseramente fallito, ora tocca a voi donne e ai gay costruirne uno più umano.
MASSIMO GRAMELLINI

Lettori fissi