venerdì 29 maggio 2009

UNA FIERA DEL LIBRO A BENEVENTO…

E se i nostri editori ci facessero un pensierino?

Dove sono le fiere dei libri a Benevento e provincia? Elementare la risposta: da noi non ci sono manifestazioni di questo tipo.
Reduce dalla visita alla Fiera del Libro di Torino, una kermesse a dir poco fantastica che ho girato per ore, fino a quando, in preda ai morsi della fame, me ne sono andata a mangiare in un ristorante, ho riflettuto su quanto una manifestazione del genere sarebbe salutare per l’editoria nostrana, che ne ricaverebbe ossigeno e visibilità.
Ho visitato anche fiere più piccole in cittadine italiane più piccole, e l’effetto sulla mia psiche è stato sempre di rilassatezza, meraviglia, interesse, benessere. E’ proprio vero che la semplice vista ed il tatto con i libri ricarica i nostri neuroni. Un piccolo editore dalla storia singolare incontrato a Torino, in un suo libro scrive il resoconto di una fiera da lui realizzata nella metropolitana di Milano: “I libri sono in grado di riequilibrare le vibrazioni negative dei pensieri della gente, purificandoli. Dopo 20 giorni di presenza costante dei libri nella metropolitana, abbiamo avvertito sensibilmente che la gente era realmente più serena e saliva sui treni per andare incontro ai suoi impegni e responsabilità affrancata e incoraggiata dalla conferma che esistono aspetti della vita degni di essere vissuti. E questa nuova energia da dove credete le sia venuta, se non dai libri? Bene, se me lo chiederanno, ora sono pronto ad allestire un banco di libri anche allo stadio, fra gli ultrà della peggior squadra nel giorno del derby.
Con i libri vicini un uomo non è mai disarmato”.
Una bella testimonianza che suggerisce molte cose.
Dopo quella fantastica fiera un sogno si è insinuato nella mia testa: vedere Benevento invasa dai libri. Dappertutto. Non è importante la location, visto che c’è chi ha venduto libri anche nei sotterranei della metro. Quello che ci sarebbe di bello sarebbe che tutti gli EDITORI SANNITI radunassero le forze per dare corpo a questa idea.
In fondo è proprio a loro che mi rivolgo.
Inventatevi una Fiera del Libro Sannita e consegnatela per almeno una settimana alla città.
Da quest’anno e per tutti gli anni.
Sono sicura che i vostri stand faranno affari d’oro, ed avrete consegnato ai sanniti il piacere di letture di qualità, come di qualità e pregio sono i libri che le piccole case editrici riescono sempre a produrre. Proprio perché sono al di fuori delle logiche puramente commerciali dei grandi editori.
Avrete dato a tutti noi il gusto di un piacere unico che è quello della lettura, del dedicarsi davvero a sé stessi e del non sentirsi mai soli, perché in compagnia di una buona dose di umanità che è quella contenuta in un libro.
Avrete affinato i gusti della gente e l’avrete resa più positiva e solidale.
Immaginate infatti i beneventani che si radunano ai tavoli di una caffetteria, magari allestita vicino ad uno dei vostri stands, a discutere dell’ultimo libro letto o ad ascoltare gli scrittori che parlano alla gente.
Renderete con il vostro già cospicuo operato questa città competitiva in cultura, e quindi in sapere, e quindi in civiltà. Ribadirete il reale significato della vostra funzione, che e è tra le più importanti che ci sono sulla terra. Perché la cultura produce uomini liberi e le società più competitive sono quelle più colte, gli uomini migliori sono quelli realmente, profondamente colti.
L’editoria sannita è un mondo vasto e variegato, che avete il dovere morale di portare allo scoperto.
E’ per questo che spero di poter dire presto a quelli che conosco: “Sì, Benevento, famosa per l’Arco di Traiano, per la chiesa di Santa Sofia, per l’anfiteatro romano, le streghe e il Premio Strega. Ed anche per una delle fiere librarie più importanti d’Italia!”.

martedì 26 maggio 2009

FACEBOOK SOTTO ACCUSA PER L'ARRESTO DI BILLY BALLO

Fonte: http://www.zeusnews.it/

Alessio Saro, il comico noto con i nomi d'arte di Billy Ballo e Nick Malanno, è stato arrestato: l'accusa è di aver adescato una tredicenne e di aver avuto rapporti sessuali con lei.
Orma non c'è praticamente più nessuno che non lo sappia: la notizia ha subito ottenuto un'eco notevole, sia per il fatto in sé sia perché coinvolge un personaggio pubblico.
Secondo il Gip che ha emesso l'accusa, "Saro è persona in preda a irrefrenabili impulsi sessuali che indirizza nei confronti di persone molto giovani e perciò indifese"; stando alle indagini condotte, l'attore avrebbe incontrato più volte la ragazza senza che la famiglia di questa sapesse o sospettasse alcunché e, una volta scoperto, l'avrebbe poi istruita per raccontare il falso agli inquirenti.
Messa così, si tratta certamente di una brutta storia, purtroppo non unica; se Saro sarà riconosciuto colpevole e condannato, l'intera vicenda diventerà un altro orribile caso di pedofilia, aggravato dall'approfittarsi da parte di un personaggio noto dell'infatuazione di una ragazzina.
Lasciando alle autorità la ricerca delle prove e il giudizio sulla vicenda, diventa invece facile prevedere quali saranno le conseguenze sulla Rete.
Saro, infatti, ha conosciuto la ragazzina tramite Facebook. Anche quando la differenza d'età è diventata palese, i due hanno continuato a scriversi e poi a frequentarsi.
È persino ovvia la voglia di proseguire nel rapporto se proviene da una ragazzina cui magari non sembra vero poter corrispondere così con un personaggio che esercita su di lei una forte attrattiva; è meno ovvia se proviene da un adulto che di tutto ciò dovrebbe essere cosciente.
Le conseguenze prevedibili di cui parlavamo comprendono la demonizzazione di Facebook per iniziare, e forse per estensione di Internet tutta: in fondo, i precedenti non lasciano ben sperare.
Tristemente, un fatto come questo potrebbe diventare la leva per introdurre - o almeno riproporre in forze - una stretta regolamentazione della Rete.
Inizialmente con la motivazione ufficiale di difendere i bambini, naturalmente, ma fatalmente con la possibilità che l'estensione alla protezione del diritto d'autore diventi automatica, senza in realtà che l'associazione tra le due cose sia chiara, come certi ddl fanno temere.
Se ciò è quanto succederà, la politica italiana dimostrerà ancora una volta di non voler capire che cosa sia Internet e che il problema non è - come al solito - nel mezzo, ma in chi lo usa (e, nel caso della ragazzina, in chi lo fa usare: possibile che i genitori si facciano fregare così, fino ad accorgersi solo quando è troppo tardi?).
Potrebbe anche darsi che l'abuso di un adulto su un minore passi in secondo piano a vantaggio della censura della Rete, emotivamente decisa.
Sarebbe l'ignobile sfruttamento di una vicenda che dovrebbe porre questioni più serie che non la ricerca di nuovi modi per bloccare Facebook e soci i cui log, tra l'altro, saranno utili agli inquirenti per appurare i fatti: chi adesca minorenni in Rete sappia che lascia sempre delle tracce.

giovedì 21 maggio 2009

DIPENDENZA DA INTERNET

E' la nuova malattia del XXI secolo. La chiamano IAD, o con un altro termine giapponese di cui non mi chiedete come si scrive o pronuncia perché non lo ricordo. Trattasi del fatto che milioni di ragazzi in età adolescente vengono così sedotti dal fascino della rete da farne non solo una "Second Life", ma la vita vera e propria. Al punto che, smarrito il contatto col reale e la cognizione del tempo, l'unico interesse diventa il computer, sul quale si dorme e si mangia, senza praticamente uscire più dalla propria stanza per anni. Una dipendenza peggiore della droga.
Se ne è discusso anche in questi giorni. Ne hanno parlato esperti e sacerdoti. La cura non è ancora stata trovata. Forse una causa c'è: la perdita della cultura orale e la diffusione della cultura visiva, che dovrebbe essere seconda alla prima (in quanto il feto nel grembo materno sviluppa prima l'udito e poi la vista, una volta uscito dalla pancia).
Ragazzi che stentano a trovare amicizie, a stringere rapporti di qualsiasi genere. Alcuni, data la loro fragile età, i convincono alla fine di essere dei sociopatici... Si fanno dei castelli in aria di smisurata grandezza...
Manca il tempo di starli ad ascoltare, con tutto il carico delle loro sofferenze giovanili. E manca in loro il coraggio di affrontare la vita a viso aperto, con tutto quello che questa grande avventura comporta.
Un problema di portata enorme, nato con l'avvento di Internet. Un problema che non esisteva nelle società contadine, dove non ci si "connetteva" virtualmente, ma realmente, e dove la fatica ed il lavoro erano così tanto che non appena l'infanzia finiva, che non si aveva neppure il tempo di pensare ad altro.

TURCHIA

Udite udite: questo blog è visto non solo in America, Polonia, Svizzera, Ungheria, Norvegia e tutta la mitteleuropa, ma stasera ho visto che su questo web diary si sono connessi anche alla Turchia.
Non male, vero?

venerdì 15 maggio 2009

EVVIVA LA DEMOCRAZIA

Fiera del libro di Torino, zona Lingotto. Uno accanto all'altro due stand di due fedi completamente diverse e agli antipodi: Lotta Comunista a sinistra ed Edizioni Missionarie a Destra, quasi una attaccata all'altra.

Evviva il pluralismo e la democrazia.

lunedì 11 maggio 2009

PRIGIONE

Prigione

Vivere una sola vita
in una sola città
in un solo paese
in un solo universo
vivere in un solo mondo
è prigione

Amare un solo amico
un solo padre una sola madre
una sola famiglia
amare una sola persona
è prigione

Conoscere una sola lingua
un solo costume
una sola civiltà
conoscere una sola logica
è prigione

Avere un solo corpo
un solo pensiero
una sola conoscenza
una sola essenza
avere un solo essere
è prigione

Poesia Keniana (N. Ngama)

mercoledì 6 maggio 2009

PER DELIBERATA SCELTA

Per scelta della sua proprietaria, su questo blog non compaiono e non compariranno news e indiscrezioni sul divorzio tra Berlusconi e Veronica Lario, né tantomeno commenti all'intervista rilasciata dalla moglie di Gigi D'Alessio alla giornalista Alda D'Eusanio, in merito alla relazione di D'Alessio con la cantante Anna Tatangelo.
Argomenti troppo cafonal per lo stile di alto profilo di questo blog.
Per saperne di più sugli argomenti predetti rivolgetevi a qualcun altro.

lunedì 4 maggio 2009

LA COLAZIONE

La parola “colazione” deriva dal francese colation che a sua volta risale al latino collatio-onis (il portare insieme, riunione), termine che si usava nei monasteri per indicare il primo pasto del mattino dei monaci.
Nella nostra tradizione regionale la colazione era composta da cibi poveri, d’inverno era un vero e proprio pasto e spesso si riscaldavano cibi della sera prima.
Gli elementi tipici della “nostra” prima colazione risalgono all’età moderna: dall’America giunsero il cioccolato (1523) ed il caffè (1700 circa); gli Austriaci inventarono i croissant nel 1683 (durante l’assedio dei Turchi a Vienna: la sua forma a mezzaluna voleva proprio rappresentare l’idea di mangiarsi i nemici); alla fine del 1700 fu inventata la conservazione del latte in bottiglia, nel 1800 la farina lattea istantanea ed il latte concentrato zuccherato, nel 1900 compaiono i cornflakes, le merendine al cioccolato, il caffè e il cacao solubili.
Oggi in Europa la prima colazione è indifferente da paese a paese.
In Grecia si usa pane di sesamo, formaggio con olive e caffè; in Germania latte, succo di frutta, gallette con burro; in Svezia pane con pesce affumicato, burro, caffè e succo di agrumi; in Spagna si mangiano frittelle con olio pomodoro e prosciutto, in Gran Bretagna uova, bacon, frittate, the al latte, pane tostato con burro, succo di frutta e cereali; in Francia caffelatte, cornetti, piccoli panini al cioccolato o panini al burro.


(Orangerie del castello di Pralormo)

APERITIVO

L’aperitivo, l’usanza cioè di ritrovarsi prima della cena per consumare stuzzichini e cocktali insieme agli amici, è nato proprio a Torino più di 200 anni fa.
Nel 1786 Antonio Benedetto Carpano cominciò a produrre in una bottega sotto i portici di Piazza Castello un vino aromatizzato ottenuto con infuso di erbe e spezie.
Da allora il vermouth è diventato l’aperitivo per antonomasia e uno dei simboli della città di Torino.
Da Torino la moda dell’aperitivo si è diffusa in tutte le grandi città italiane e soprattutto nelle città del nord si è imposta la moda di vari e ricchi buffets di stuzzichini che rendono il momento di ritrovarsi prima di pranzo e cena un “happy hours”.


(Orangerie del castello di Pralormo)

BRINDISI

Due sono le versioni che sembra spieghino il termine “brindisi”.
La prima sarebbe da mettere in relazione con la città di Brindisi presso la quale i giovani Romani, dopo una cena di saluto terminata con gli augurali libagioni, s’imbarcavano per raggiungere la Grecia dove avrebbero perfezionato l’educazione.
La seconda sarebbe legata al temine spagnolo “brindis”, variazione della formula tedesca “bring dir’s” (lo porto a te) trasmessa dai soldati mercenari lanzichenecchi alle milizie spagnole (XVI sec.). L’abitudine di accompagnare il brindisi con le parole: “salute” o “viva”, sarebbe ispirata al gesto secolare di versare un po’ del proprio vino nel bicchiere dell’ospite e viceversa, fatto per garantire che nessuno dei due fosse avvelenato.
Il bindare è diffuso in tutto il mondo; variano ovviamente le escalmazioni usate: la parola prosit di origine latina significa “sia utile, faccia bene, giovi!”, o anche “sia a favore”.
Cin cin ha origini cinesi: deriva infatti da ch’ing ch’ing, che in passato significava “prego prego” (attualmente significa “bacio”).
Usato tra i marinai di Canton come forma di saluto cordiale ma scherzoso, fu esportato nei porti europei. In alcuni paesi attecchì subito per il suono onomatopeico al rumore prodotto dal battere due bicchieri tra loro.


(Orangerie del castello di Pralormo)

PIC NIC

L’etimologia della parola “pic-nic” va attribuita al termine composto “piquenique” che in francese arcaico abbina “pique” (prendere, rubacchiare) e “nique” (oggetto di poco valore).
Sembra che questo termine sia nato verso la fine del 1600 ed inizialmente si riferiva alla frugalità di un pasto composto da pochi e semplici cibi direttamente sottratti alla cucina; un contesto ludico e sociale al di fuori dei riti imposti dal pranzo tradizionale. Era essenzialmente come ai giorni nostri, la gioia del contatto con la natura e la partecipazione di più persone che provvedevano a portare singolarmente il cibo che veniva poi condiviso.
L’uso della “colazione sull’erba”, una sorta di pic-nic, si diffuse nel XVIII° secolo anche nella classe nobiliare che però aveva però al seguito stuoli di servitori che imbandivano tavolate all’aria aperta a seguito di partite di caccia.
Il pic-nic aveva comunque un’estrazione più popolare; il motivo aggregante era la socializzazione ed il gusto del contatto con la natura. Un pasto in allegria quindi in un clima rilassato, sui prati, in riva ad un fiume, sulla spiaggia, con piatti freddi precedentemente preparati come pane, salame, formaggi, insalate, uova sode, torte salate e dolci, frutta.


(Orangerie del castello di Pralormo)

Ildegarda di Bingen (XIII sec.)

In tutte le cose l’uomo deve imporsi la giusta misura.

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