sabato 21 aprile 2018

AGGESSIONI AI PROF, QUEL PATTO CHE E' SALTATO


GLI INSEGNANTI MERITANO RISPETTO E RICONOSCENZA DA TUTTI NOI

Leggete queste poche righe che stanno girando fra i gruppi di insegnanti.

“A tutti quelli che criticano la mancanza di reazione da parte del docente di Lucca, vorrei unicamente far presente che
1) se sbatti fuori il ragazzo, sei ripreso perché è vietato dal regolamento scolastico (sono minori e devono essere sorvegliati)
2)-se alzi la voce , puoi essere accusato di abuso di mezzi correttivi e ti prendi pure la sanzione disciplinare
3) se alzi le mani contro il minore, vai direttamente in galera
4) se chiami i collaboratori scolastici, quelli non è detto che ci siano o che possano prontamente venire, perché nella stragrande maggioranza delle scuole sono neanche un paio per piano
5) se chiami le forze dell'ordine, sei un incompetente che " non sa tenere la classe", come se insegnare significasse obbligatoriamente avere capacità circensi.

Sì, circensi, perché di fronte a certi studenti,ti aspetti di avere l'immediato sostegno dei tuoi studenti e non l'approvazione di scimmie ridenti.

Cosa avrei fatto io? Non lo so.
So di essermi trovata in passato più volte sul punto di piangere in classe per la frustrazione, la rabbia, l'impossibilità di reagire.
Poi il mio carattere ha preso il sopravvento e, in un modo o nell'altro, sono riuscita a uscirne senza avere abbassato lo sguardo.
Stessa dinamica davanti a certi genitori, coi quali il rischio di essere aggredita è stato (e tuttora è) reale.

Nervi saldissimi, ma non è facile

Perché non sta scritto da nessuna parte che questo lavoro debba comportare simili umiliazioni, rischi all'incolumità personale ed esaurimento nervoso dietro l'angolo.

A tutti quelli che commentano contro il docente inadeguato, pochi sanno che la categoria degli insegnanti è la più colpita dal burn out, e più passano gli anni, peggio è.

Questi sono anni in cui la delegittimazione dei docenti è diventata uno sport nazionale, con campagne stampa diffamatorie di cui si stanno raccogliendo i frutti avvelenati.

E allora nulla mi leva dalla testa che, a furia di dire che siamo dei privilegiati, incompetenti, con metodi didattici contestabili ( assegna poco/troppo/non sa spiegare/perché quel libro di testo?/perché questo argomento e non quello?) da parte di chi si permette di criticare senza avere nessuna competenza didattica - se non un'antica frequentazione delle aule da studenti, i risultati non possono che essere questi.

Mettici riforme scellerate come la scuola-azienda in cui il cliente ha sempre ragione, pena la riduzione degli iscritti e la conseguente contrazione delle cattedre, e il disastro è servito".

(Tristana Telesco)

venerdì 6 aprile 2018

MAFALDA CARUSO, STORIA DI UN'INTELLETTUALE IRPINA

In una edicola/libreria di Dentecane, graziosa frazione di Pietradefusi (AV), mi sono procurata il libro di MAFALDA CARUSO "Monografia del Comune di Pietradefusi", opera del 1936 e ristampato nel 2004 dal Corriere Quotidiano dell'Irpinia.
Mafalda Caruso era una giovane intellettuale irpina (Grottaminarda, 1911 - Avellino, 1943), scomparsa tragicamente, a soli 31 anni, nel corso dei bombardamenti aerei del settembre 1943.
Il padre, carabiniere, era solito spostarsi con la famiglia laddove il servizio lo richiedesse, per cui la giovane Mafalda dimorò presso la sorella a Dentecane, per studiare presso il prestigioso Liceo Classico "Emilio Pascucci". L'illustre giureconsulto Dionisio Pascucci, ben prima dell'unità d'Italia, volle una scuola nel borgo irpino, che mise a disposizione della collettività e che dedicò alla memoria del figlio, Emilio, scomparso nel fiore degli anni (un dispiacere che lo condusse alla morte).
La Caruso si sentì parte della comunità di Pietradefusi e volle dare il suo personale contributo alla conoscenza della sua storia. Il libro si presenta scritto in modo chiaro ed accattivante, con numerosi cenni sulla storia del paese, profili biografici di personaggi illustri ed una sezione finale dedicata ai ritrovamenti archeologici.
Laureatasi in Lettere, Mafalda Caruso cominciò ad insegnare prima nel suo paese di adozione, poi ad Avellino. Durante i bombardamenti di cui si è detto, morì mentre cercava riparo tra la Chiesa del SS. Rosario e la Villa Comunale. Il suo corpo, orrendamente straziato, fu riconosciuto a fatica dai familiari.
Dopo avere degustato i fantastici torroncini di Dentecane, apprezzato quello che offre un Liceo all'avanguardia e visitato la Chiesa di San Paolo, il mio giro è proseguito verso Venticano. Altro grazioso paese di cui ho apprezzato il decoro, la pulizia, l'aspetto nobile, il cielo aperto e la disposizione strutturale. Un'Irpinia fatta di storie complesse, di isole di profonda spiritualità, di paesaggi mozzafiato.
Poi ho chiesto dei materiali turistici in giro, un po' in tutti i paesi e paesini di questa parte di Irpinia, che si snoda scendendo dalla montagna di Montefusco, alta e fiera sul comprensorio circostante, a guardia di ben tre regioni italiane.

E purtroppo molti mi hanno detto che questi graziosi ed appetibili luoghi, così belli da vedere e con tante cose da offrire, scontano un ritardo atavico nella promozione delle loro bellezze.
Non siamo in Umbria, né in Trentino, ma magari abbiamo cose più belle che non sono conosciute perché mancano piani turistici adeguati. Così, la struggente bellezza dell'Irpinia, resta ancora un gioiello nascosto dal valore inestimabile, perché non sa parlare di se stessa.

mercoledì 4 aprile 2018

MONTEFUSCO, LA STORIA DI SUOR RAFFAELLA SUSANNA

C'è una storia tenerissima che è dato scoprire tra le mura del convento domenicano di Montefusco. Quella di suor Raffaella Susanna, che, ammalata dall'età di 13 anni e preda di violente convulsioni, aveva perso l'uso del braccio e della mano destra. Con l'età il male progrediva ed era dichiarato inguaribile. Ma le suore, fiduciose, implorarono la Vergine del Carmelo, di cui era conservata statua nel loro convento, ed il prodigio si ebbe. Il 5 Agosto 1864, quando la prostrazione di suor Raffaella era al suo punto più alto, ella si pose ai piedi della Vergine e pregò intensamente. Il miracolo fu istantaneo. Suor Susanna in quel momento recuperò l'uso della mano destra, che, come si vede nel quadro che riporta l'episodio, aveva appoggiato proprio sul simulacro. La paralisi si sciolse e l'uso dell'arto fu pienamente riacquistato.
Ai piedi del quadro, che abbiamo gentilmente fotografato grazie alla disponibilità delle suore, è scritto: "A futura memoria del segnalato benefizio la Comunità religiosa di Santa Caterina da Siena di Montefusco con animo devoto e riconoscente alla Gran Madre del Carmelo offre, dedica e consagra e mette sotto la sua materna protezione e custodia l'Educande presenti e future".

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