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mercoledì 15 aprile 2020

IL PROBLEMA DELLA LIBERTA' IN HANNAH ARENDT

La Arendt è convinta che a differenza della natura, la storia sia piena di eventi e che questa frequenza abbia la sua unica ragione nel fatto che gli eventi storici sono di continuo creati e interrotti dall' iniziativa dell'uomo, che è un initium in quanto agisce.

Leggi l'articolo su Gazzetta Filosofica, con splendide immagini di corredo


giovedì 30 agosto 2012

RISCOPRIRE LA CONVIVILITA' IN TEMPO DI CRISI. IL PENSIERO DI IVAN HILLICH

Hivan Hillic è un geniale filosofo austriaco (Vienna, 4 settembre 1926 – Brema, 2 dicembre 2002) che non è mai diventato famoso ed il cui pensiero comincia a circolare proprio in questi ultimissimi anni. E forse non è un caso, in quanto egli è il teorico della convivilità umana, della "disoccupazione creativa" e dell'uomo erroneamente considerato dalla società in quanto soggetto di bisogni inculcati dalla società industrializzata e non di sogni ed aspirazioni.
Come tutti gli innovatori ed i pensatori troppo in contrasto con la propria epoca, Hillic è stato a lungo destinato a rimanere nel dimenticatoio. Ma i tempi sono maturi per una sua scoperta, proprio per i temi da lui affrontati ed in linea con i tempi che stiamo vivendo.
David Cayley, amico e biografo di Hillic, sostiene che l’originalità e l’anticonformismo del pensiero di Illich risiedano nella sua capacità di guardare la società con lo sguardo di un archeologo che studia le tracce di una società diversa. Hillic diceva di essere stato fortunato a non ricevere un'educazione non formale, in quanto, all'età di sei anni, quando già parlava correntemente tre lingue, la scuola a cui venne iscritto, dopo avergli somministrato dei test psicologici, decretò che era una bambino con un ritardo nello sviluppo. Questo gli diede il vantaggio di poter passare due anni a esercitare la sua curiosità all’interno della fornita biblioteca di casa della nonna.
Dopo aver frequentato le scuole media a Vienna ed il liceo scientifico a Firenze, studiò Teologia e Filosofia (occupandosi anche di istologia e cristallografia) ed ottenne anche un dottorato in Storia Medioevale. Ricevette l’ordinazione sacerdotale nel 1951. Negli anni Settanta fu un teorico dell'apprendimento condiviso e dei sistemi di archiviazione di Educational Objects per l’accesso libero, reti per lo scambio di abilità, basate sull’elenco delle competenze di chi le possiede a disposizione di chi cerca persone da cui imparare.

La convivilità. I bisogni. "La Convivilità" è un libro del 1973. In esso Hillic presenta alcune critiche al modello industriale e ne ipotizza il possibile superamento. Secondo Illich, in molti casi lo strumento industriale ha superato la soglia critica ed è diventato controproduttivo. Per esempio, l’iperproduttività produce crisi economiche legate all’eccessiva disponibilità di beni, oppure la larga diffusione di automobili crea il traffico che riduce significativamente la velocità media degli spostamenti rendendo controproducente lo spostamento in auto. Alla società della “produttività” Illich contrappone la società della “convivialità”. Se nella società “produttiva” i valori sono la conoscenza tecnica e il bene materiale, nella società “conviviale” i valori sono l’etica e il bene realizzato. Inoltre, se nella società industriale il fine ultimo è l’accumulazione della ricchezza nella società conviviale il fine è l’amicizia e la reciprocità fraterna. Per Illich, la giustizia è sempre più importante della prosperità materiale. Quest’ultima per Illich impedisce all’uomo di sperimentare la piena libertà e la vera gioia che possono essere percepiti solo in uno stile di vita “austero”. Il progresso, lo sviluppo o la crescita hanno prodotto nell’umanità una larga e diffusa forma di dipendenza dai beni materiali e dai servizi. Questa dipendenza si chiama bisogno! La cultura occidentale – secondo Illich – ha fissato per tutti gli uomini del pianeta quali fossero i bisogni e gli standard di vita dell’umanità, stabilendo che sotto alcune soglie ci sia la povertà e sopra alcune soglie il benessere. Di conseguenza, l’uomo non è più visto per i suoi sogni, le sue aspirazioni, le sue potenzialità ma attraverso la misurazione economica di ciò che gli manca, di cui ha “bisogno”. L’irruzione sulla scena umana dei bisogni ha cambiato la natura umana. La speranza è stata rimpiazzata dall’aspettativa. C’è differenza, dice Illich, tra aspettativa e speranza. La speranza indica una fede ottimistica nella bontà della natura, mentre l’aspettativa è contare sui dei risultati programmati e controllati dall’uomo. (Fonte: Knowledge Addiction)

La disoccupazione creativa. Solo due delle sue principali opere (“Descolarizzare la società” e “La Convivialità”) hanno avuto in Italia una buona diffusione, mentre altre opere sono state ingiustamente considerate minori come, ad esempio: “Per una storia dei bisogni”, “Il genere e il sesso” o “Disoccupazione creativa”. In quest’ultima opera Illich enfatizza, in antitesi alla valorizzazione assoluta del lavoro come finalità dell’uomo, il diritto alla disoccupazione creativa, ossia l’attività dell’uomo libera e fuori dalla logica del salario e del mercato, per dedicarsi ad attività individuali e collettive che lui chiamava vernacolari. Vernacolare era secondo lui quello che nasceva dalla logica del fare qualcosa per sé o per gli altri, dall’orto all’asilo gestito in comune, dal mutuo appoggio al fare artigiano, artistico o letterario. Le tesi di Illich oggi sono riprese da Richard Sennett o da Serge Latouche, mentre le sue “visioni” sul superamento della scuola sono alla base di tutti i moderni sistemi di condivisione della conoscenza. (Fonte: Knowledge Addiction)

mercoledì 20 giugno 2012

IL BAMBINO E IL RE TIBERIO (FILOSOFEGGIANDO SULLA SPIAGGIA)

Mentre ero sulla fantasmagorica spiaggia di Capri, in queste torride giornate di giugno, tra panorami di sconvolgente bellezza e l'acqua limpidissima che bagna il litorale, ho visto passeggiare sulla spiaggia un bimbetto nero dagli occhi vivacissimi e pieni di gioia. Ho pensato subito al Superuomo di Nietzsche: il bimbo innocente, colmo di vita e di gioia, che non ne sa niente delle convenzioni umane, dei falsi valori della civiltà, delle morali preconfezionate, e che inventa la vita giorno per giorno come se fosse un gioco. E poi ho pensato all'imperatore Tiberio, che di Capri aveva fatto la sua residenza e di quella meraviglia naturale che è la Grotta Azzurra il suo bagno privato. E così, sempre filosofeggiando e prendendo il sole, mi sono chiesta chi fra i due, il bambino pieno di gioia e di vigore, ed il potente imperatore Tiberio, sia più felice. Se non c'è un solo uomo che possa dirsi veramente felice, nemmeno nella ricchezza e nella potenza assoluta, forse forse che negli occhi e nel sorriso di quel bambino ci sia il segreto della vita?

domenica 8 gennaio 2012

THIS IS THE TRIP

All'età di cinque anni ci chiedevano cosa volevamo fare da grandi, e noi rispondevamo cose tipo astronauta, presidente, o nel mio caso principessa.
Quando ce lo richiedevano a dieci anni noi rispondevamo rockstar, cowboy, o nel mio caso medaglia d'oro olimpica.
Ma ora siamo cresciuti perciò ci chiedono una risposta seria, quindi noi rispondiamo: e chi cavolo lo sa?!
Questo non è il momento di prendere decisioni definitive, adesso è il momento di sbagliare, di prendere il treno sbagliato e arrivare chissà dove, di innamorarsi, spesso.
Di prenderla con filosofia, perchè nessuno fa mai carriera in filosofia.
Di cambiare idea, e di ricambiarla, perchè niente è immutabile.
Perciò fate più sbagli che potete, così quando ci chiederanno cosa vogliamo fare, non tireremo più a indovinare.
Lo sapremo.
(S. Meyer)

mercoledì 26 ottobre 2011

HEGEL, TROVARE LA ROSA NELLA CROCE

Hegel, la filosofia scandaglio della verità

Questa espressione è usata da Hegel nella “Prefazione ai lineamenti di diritto”, dove il filosofo afferma che gli uomini si affannano a conoscere la Natura, tuttavia lo fanno con metodo. Quando poi essi scandagliano anche la Storia lo fanno col metodo sbagliato. Infatti l’uomo vuole predicare al mondo come deve essere, non studiare il mondo per quello che è.

Cinque affermazioni di Hegel

1. La razionalità sta nell’essere stesso dell’uomo, produttore di Storia. Egli deve scoprire nella Storia la razionalità ad essa intrinseca.

2. La Filosofia è il proprio tempo appreso con il pensiero. Non è correre in avanti, ma è comprensione del proprio tempo attraverso la ragione. Engels e Lenin erano entusiasti della sua concezione storica e della dialettica della Storia.

3. Ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale. Frase mutuata da Parmenide, III frammento: “Pensare ed essere è la stessa cosa”. Struttura della mente e struttura della realtà sono identiche. Le leggi della Storia sono intrinseche alla Storia. Il reale, per Hegel, è ciò che ha una prospettiva di futuro. Lo storico e il filosofo devono “sentire il polso della realtà”, cioè il battito della vita, la dialettica che è dentro la Storia.

4. La Filosofia è una ricerca che deve trovare “la rosa nella croce”. Hegel la ricava dallo stemma di Lutero (una croce in un cuore contenuto in una rosa). Cioè nella croce dell’esistenza presente, noi dobbiamo trovare la rosa del futuro. La razionalità dovrà divenire, non è qualcosa di definito. Nella croce del presente bisogna trovare la rosa.

5. La Filosofia è la nottola di Minerva. Non ci dice cosa accadrà domani, non fa come gli indovini, è una disciplina seria. E’ interpretazione del proprio tempo. La Filosofia arriva quando il mondo è già fatto e quindi quando lei stessa vola sulla giornata di lavoro dell’onesto cittadino del mondo.

(Sintesi della relazione tenuta dal prof. Aniello Montano al Festival della Filosofia di Ascea Velia, ottobre 2011)

sabato 15 ottobre 2011

PARMENIDE E BERLUSCONI

Come gli antichi filosofi spiegano la realtà moderna.
Come far capire l'Essere e il non-essere.
1) Berlusconi compra sesso (non-essere) ma non può comprare l'amore (Essere);
2) Berlusconi compra voti e persone (non-essere) ma non la fiducia del governo e dell'Italia (Essere).
"perciò non saranno altro che nomi
tutte quelle cose che i mortali hanno posto, convinti che fossero vere,

nascere e perire, essere e non-essere,

cambiare di luogo e mutare il luminoso colore".
(Parmenide, Poema sulla Natura)

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