(FRANCO ARMINIO) - Siamo assediati dai moderati, dagli ipocriti, dagli animali a sangue
freddo, coccodrilli mummificati che all’improvviso si sciolgono e
spalancano le loro fauci. Siamo in un mondo di fango. Vogliono
distruggere la bellezza e chi la ama, hanno ridotto il mondo a un
porcile di inganni, ma non sono contenti, vogliono che tu sia come loro.
Gli estremisti della moderazione dominano la scena. Se dici una verità,
una sola, ecco che diventi estremista parolaio. Il mondo non era mai
stato tanto miserabile, perché non era mai stato tanto impregnato di
questa ipocrisia, di questa melma di parole senza pensiero, di cuori
senza sangue, di anime senza inferno e senza paradiso. Un limbo
limaccioso di dementi e presuntuosi, ecco il panorama che ci offrono
quelli che stanno sulla scena. Gente che non merita tanti riguardi ma
una feroce contestazione. Peccato che adesso la contestazione non sia
più di moda. Adesso è chic essere intelligenti e distaccati, col
disincanto di chi ha sempre qualcosa di meglio da fare che non posare
l’occhio sulla melma che ci circonda. Il bersaglio della mia
lotta è l’estremismo moderato che imperversa un po’ ovunque. Non è tempo
di fare i sofisticati ed è inutile fingersi impegnati a capire chissà
cosa. Il mondo è soffocato dagli invasati del denaro e del quieto
vivere. Gente che ama le cresime e le bomboniere, gente che vuole
semplicemente consumare il mondo e non sa amare il mistero e la
bellezza, ma solo i suoi simulacri. Bisognerebbe aprire un conflitto,
bisognerebbe che questa accolita di moderati venga smascherata nella sua
vera natura di gente che vuole solo mangiare, organismi ciechi che non
sanno niente del vivere e del morire. Siamo di fronte a una vera
mutazione genetica dell’umano. Siamo circondati da signori dall’eloquio
fluente e intimamente inconsistente. Possono fare teatro, politica,
possono essere semplici pensionati o sindaci o ministri, il tratto che
li accomuna è il compromesso, è la svendita di ogni principio in base
all’unico principio che vale: mangiare, divorare il mondo e le sue
merci. Di fronte a questa planetaria fornicazione dei mediocri, di
fronte a questa capillare distribuzione della viltà e dell’ipocrisia,
non c’è da esitare e bisogna combattere, bisogna spendersi, giocarsi la
partita. Non c’è bisogno di essere più precisi. Chi vuole può intendere.
Penso agli operai, a quelli che danno cento per prendere dieci. Penso a
quei giovani che sono costretti ad affidare l’esile canna della loro
vita al vento di padroni ingordi e senza scrupoli. Qui dove io vivo la
partita non può che essere giocata anche contro noi stessi, contro
quella parte di noi che tende a uniformarsi, a lasciar correre i
forsennati dell’imbroglio. Non vi illudete di essere da un’altra parte. I
miserabili rendono misera anche la nostra vita. Non possiamo pensare di
coltivare un mondicello che sia solo nostro, tutto è mischiato pur
essendo tutto implacabilmente separato. Se abbiamo capito qualcosa del
mondo in cui ci tocca vivere, allora dobbiamo raccontarle le nostre
visioni, dobbiamo farle sentire, senza stancarci, senza farci affliggere
più di tanto dagli eroi dei luoghi comuni e della conservazione. Ci
sono anime disposte ad accendersi, ci sono cuori che possono riavviarsi.
A volte basta poco, basta far capire che questo mondo è impossibile e
che bisogna attimo per attimo costruirne un altro. Sentire che lo stiamo
già facendo, che forse, senza che se ne accorgono, i nostri nemici già
stanno perdendo.
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1 commento:
Ottime osservazioni, ma non da una vera risposta se non una generica indicazione alla ribellione, che può avere molte strade: rivoluzione, lotta armata, non violenza, risposta religiosa...
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