sabato 30 marzo 2013

LAUREATI ARTIGIANI

"Mentre il mondo cade a pezzi/ci si inventa nuovi spazi/nuove diverse abitudini". Si potrebbe dire dell'attuale situazione lavorativa italiana, parafrasando il brano sanremese di Marco Mengoni. Rispetto al 2008 la crisi picchia duro e rispetto ad allora i disoccupati registrano un più 43%. Più di trecentomila disoccupati nel solo 2012, cioè più numerosi di quanti si laureano in un anno. Allora nasce quella che il filosofo Hillich chiamava la 'disoccupazione creativa', ovvero la voglia di battere strade alternative al sistema economico e lavorativo e mettersi in gioco. Così, una certa percentuale di laureati italiani, dopo aver sudato il famoso pezzo di carta, o anche dopo master e pubblicazioni, si scoprono artigiani e mettono sù un'attività manuale. Le storie di molti di loro sono raccolte nel nuovo blog di una giornalista, Elisa Di Battista, la quale spiega che è la riscoperta del made in Italy con inoltre competenze accademiche che si affiancano alle attività puramente manuali. Nel blog si racconta la storia dell'ingegnere-calzolaio, della manager che gestisce il chiosco di piadine, della laureata in Scienze Ambientali che fa la sarta, ecc. ecc. E l'economista Stefano Micelli, autore del libro "Futuro artigiano", sostiene che le nuove generazioni, dopo anni di immersione digitale, potrebbero fare la differenza proprio attraverso la riscoperta dei mestieri manuali, spesso negletti dall'errata percezione che si ha di loro.
Mi viene da pensare ai vecchi paesi dei nostri trisavoli, pullulanti di attività artigianali lungo le strade che diventavano luogo di raccolta e socializzazione, prima della desertificazione dovuta ad emigrazione, televisione, Internet.

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