domenica 10 marzo 2013

STORIA D'AMORE SENZA FINE

(Fonte: La Stampa)


Storia d’amore senza fine, da oltre 30 anni interpreta l’amante di Hugo
L’attrice Anne de Broca, nel giorno dell’anniversario, impersona Juliette leggendone le lettere in uno spettacolo che ogni anno è diverso
e si svolge in un posto diverso
 
alberto mattioli
corrispondente da parigi 
 
Per Victor Hugo e Juliette Drouet, la prima notte d’amore fu quella fra il 16 e il 17 febbraio 1833. Da allora, per i cinquant’anni seguenti, i due si scrissero una lettera nel giorno dell’anniversario (e anche molte altre: solo quelle di lei a lui sono più di 20 mila). Fu la relazione più lunga e più appassionata della letteratura francese. Juliette, fino a quel momento «attrice di coscia piuttosto leggera», come scrive «Libération», si trasformò in amante, badante, musa e sacerdotessa di Hugo, annullandosi nel suo «caro genio benamato», ma anche «mio Toto», «mio caro grande piccolo uomo», «mio povero amatissimo», formule dove l’ammirazione sfocia nell’adorazione ma conservando pur sempre una certa ironia. 
Fin qui la Storia con la maiuscola. La storia è invece quella dell’attrice Anne de Broca che dal 1989, in prossimità della data fatidica, impersona Juliette leggendone le lettere in uno spettacolo che ogni anno è diverso e si svolge in un posto diverso. Ha saltato solo l’appuntamento del 2012, però il peccato è un veniale perché anche Hugo, esattamente 140 anni prima, nel 1872, dimenticò l’anniversario. 

La performance di de Broca, fra l’appuntamento clandestino e l’estasi mistica, viene annunciata solo all’ultimo momento, via lettera di carta o elettronica, a due-trecento aficionados. Non ci sono repliche. Lei, racconta sempre «Libé», «parla, canta, grida e s’incolla sul corpo delle lettere di Juliette. E’ una trance almeno quanto una rappresentazione». Il pubblico dei fedelissimi, però, è in estasi anche lui. Tranne che nel 2005, quando il rito fu inaspettatamente compiuto su una spiaggia indiana, dove de Broca declamò e cantò indossando un abito rosso e un velo da sposa in testa, prima di immergersi nell’oceano fra lo stupore dei locali. 
Anche quest’anno, de Broca ha compiuto il suo «rituale teatrale», lei lo chiama così, in una piccola sala parigina.

Juliette scriveva così al suo Victor: «Noi facciamo, ognuno dalla sua parte, il nostro piccolo lavoro: tu scrivi un capolavoro, io ti amo. Mi sembra che la mia opera non sia inferiore alla tua». 

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