Storia d’amore senza fine, da oltre 30 anni interpreta l’amante di Hugo
L’attrice Anne de Broca, nel giorno dell’anniversario, impersona
Juliette leggendone le lettere in uno spettacolo che ogni anno è diverso
e si svolge in un posto diverso
e si svolge in un posto diverso
corrispondente da parigi
Per Victor Hugo e Juliette Drouet, la prima notte d’amore fu quella
fra il 16 e il 17 febbraio 1833. Da allora, per i cinquant’anni
seguenti, i due si scrissero una lettera nel giorno dell’anniversario (e
anche molte altre: solo quelle di lei a lui sono più di 20 mila). Fu la
relazione più lunga e più appassionata della letteratura francese.
Juliette, fino a quel momento «attrice di coscia piuttosto leggera»,
come scrive «Libération», si trasformò in amante, badante, musa e
sacerdotessa di Hugo, annullandosi nel suo «caro genio benamato», ma
anche «mio Toto», «mio caro grande piccolo uomo», «mio povero
amatissimo», formule dove l’ammirazione sfocia nell’adorazione ma
conservando pur sempre una certa ironia.
Fin qui la Storia con la maiuscola. La storia è invece quella
dell’attrice Anne de Broca che dal 1989, in prossimità della data
fatidica, impersona Juliette leggendone le lettere in uno spettacolo che
ogni anno è diverso e si svolge in un posto diverso. Ha saltato solo
l’appuntamento del 2012, però il peccato è un veniale perché anche Hugo,
esattamente 140 anni prima, nel 1872, dimenticò l’anniversario.
La performance di de Broca, fra l’appuntamento clandestino e l’estasi
mistica, viene annunciata solo all’ultimo momento, via lettera di carta
o elettronica, a due-trecento aficionados. Non ci sono repliche. Lei,
racconta sempre «Libé», «parla, canta, grida e s’incolla sul corpo delle
lettere di Juliette. E’ una trance almeno quanto una rappresentazione».
Il pubblico dei fedelissimi, però, è in estasi anche lui. Tranne che
nel 2005, quando il rito fu inaspettatamente compiuto su una spiaggia
indiana, dove de Broca declamò e cantò indossando un abito rosso e un
velo da sposa in testa, prima di immergersi nell’oceano fra lo stupore
dei locali.
Anche quest’anno, de Broca ha compiuto il suo «rituale teatrale», lei lo chiama così, in una piccola sala parigina.
Juliette scriveva così al suo Victor: «Noi facciamo, ognuno dalla sua
parte, il nostro piccolo lavoro: tu scrivi un capolavoro, io ti amo. Mi
sembra che la mia opera non sia inferiore alla tua».
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