sabato 2 giugno 2007

Recuperare la pazienza

Le persone di successo hanno un segreto. Sono quelle che di fronte agli ostacoli della vita hanno saputo resistere. Hanno tenuto duro. Hanno avuto la pazienza di perseverare nei loro obiettivi. Le delusioni e le difficoltà le hanno temprate. La fede -qualunque essa sia stata- le ha sorrette. Ogni ostacolo le ha fortificate. Un lungo esercizio di tenacia e pazienza le ha rese migliori. Ovviamente parliamo di un successo non regalato, ma duraturo perché conquistato. Queste persone sono tra noi. Ognuno ne conosce almeno qualcuna. E’ però anche vero che la follia che trasuda in questi giorni dalle pagine di cronaca ci parla di un mondo che ha smarrito il grande dono della pazienza. Dal marito fallito dal punto di vista esistenziale che ha liquidato brutalmente la madre dei suoi figli, alla madre che ha accoltellato la figlia di sei anni. Dagli scialbi ragazzetti delle scuole superiori che si sono sentiti qualcuno facendo sesso orale in classe e mettendo i video su Internet, agli orrori di preti pedofili smascherati dalla BBC e da Santoro, fino all’altro orrore consumatosi in una scuola elementare vicino Roma. Sembra di assistere ad un delirio collettivo e ad una degenerazione di umanità, priva di qualunque luce di grazia e degradata in una condizione vicina a quella dei gironi infernali di dantesca memoria. Un mondo che vuole tutto e subito, che si danna per il proibito, che freme per soddisfare gli impulsi più bassi ed oscuri nascondi nei più oscuri meandri dell’anima. Una perdita di controllo generale degli “istinti di base”, o per dirla col filosofo, un grande ammasso di monadi che tendono alla materia bruta invece di elevarsi al divino con la propria vita. Nel mondo in cui tutto corre veloce e ci si sente “connessi” solo al cellulare o dietro lo schermo di un pc, in questo mondo che non sa aspettare, che non ha la pazienza di ascoltare, che tutto pretende e che tutto afferra con la voracità di una mantide, le persone oneste e perbene, che sono tante, si chiedono se è rimasta la speranza. Ed i giovani vogliono risposte che ormai rari maestri possono dar loro. La storia, gran maestra di vita, al solito ci fornisce le risposte chiarificatrici sul significato dell’esistenza. Ne possiamo far tesoro. Primo: non tradire, mai, la propria reale vocazione, per non tradire sé stessi. Secondo: tenere duro e piantare bene i piedi a terra. Terzo: sforzarsi, sudare, sudare moltissimo e soffrire per raggiungere quello che si vuole, e per diventare uomini. Ma soprattutto addestrare la mente ed il cuore all’esercizio spesso ingrato, ma fruttuoso, della pazienza. “Quando avrai le vene e i polsi che ti tremeranno e non avrai nient’altro dentro di te, se non la volontà che dice loro: “Resistete!”, tua sarà la terra, e tutto ciò che è in essa. E soprattutto sarai un uomo, figlio mio” (Kipling).

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