venerdì 11 febbraio 2011

FIGURANTI E BARBABLU

CONCITA DE GREGORIO

Abbiamo scritto molte volte che il veleno letale sarebbe stato nella coda. Che il pericolo sarebbe stato tanto più grande quanto più forte la paura della fine. La malattia del Caimano - la solitudine, l’orrore dell’impotenza, il delirio di onnipotenza e la violenza di chi sa solo corrompere e comprare, la protervia triste di chi non conosce la gratuità dei piaceri né dunque dell’Amore, qui solo un logo depositato, comprato anche quello - non prevede un’uscita di scena responsabile, non ci sono gesti di altruismo né di compassione in questa storia, non ci sono sentimenti che non siano la rabbia e il privato furore di rivincita. Che la storia sia all’epilogo, per quanto lungo ancora possa essere, lo si deduce senza possibilità di errore dalla frenetica chiamata alle armi di vassalli e valvassori, di scudieri e scriba, di figuranti e barbablù tutti al soldo dell’impresario mangiafuoco, tutti sull’attenti a prendere ordini e ciascuno per la sua parte ad eseguire.
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