martedì 8 marzo 2011

QUANDO LA SCUOLA FA SOGNARE E DA' IL BUON ESEMPIO


Che la storia delle donne nella cultura e nella vita civile sia stata una storia di emarginazione, tutti più o meno lo sanno. Basti pensare che in Italia solo nel 1946 alle donne fu concesso il diritto di voto e che, ancora oggi, in molti Paesi esso è negato o limitato.
Nella mia classe durante le lezioni di fisica, nonostante il programma e le poche ore a disposizione, la nostra professoressa ci ha insegnato a gettare lo sguardo sulla vita e sul talento delle donne scienziate che, superando stereotipi, pregiudizi e difficoltà economiche, hanno contribuito e contribuiscono, con la loro passione, la loro sensibilità e il loro impegno, allo sviluppo del progresso.
Lo scenario è sempre quello: una stazione mobile con un computer e un proiettore con cui, su un muro bianco, vengono trasmesse foto, esperienze, ricordi, testimonianze di donne che, a scavare bene, sono state tante: dai Premi Nobel per la Medicina Barbara McClintock (1983) per la scoperta dei trasposoni e Rita Levi-Montalcini (1986) per il fattore di crescita delle cellule nervose (Ngf), al caso di Lise Meitner che – a differenza di Otto Hahn che ricevette nel 1944 il Premio Nobel per la Chimica – non fu premiata sebbene per prima fornì la spiegazione teorica della fissione nucleare; a quello ancora più emblematico di Rosalind Franklin, le cui scoperte sul Dna furono oscurate dai più famosi James Watson e Francis Crick, entrambi Premi Nobel per la Medicina nel 1962.
L’obiettivo è quello di mettere in risalto e di comprendere l’eccellenza del loro lavoro per stimolare i giovani a misurarsi in campo scientifico, in contrapposizione al potere della bellezza e della popolarità mediatica.
È anche grazie a loro, insomma, se oggi siamo in grado di vedere più lontano. E allora sì che possiamo dire, con Bernardo di Chartres, che siamo nani sulle spalle dei giganti!
DANIELE TREMATORE LICEO V. GIOBERTI, TORINO

Che bella questa lettera che in poche righe fa piazza pulita di una serie di luoghi comuni: 1) che nelle scuole ormai regni il disinteresse e che i professori siano sfiniti e senza più alcuna spinta ideale; 2) che gli studenti di oggi siano tutti apatici e disinteressati e ogni sforzo con loro sia inutile; 3) che se una materia ha poche ore allora è impossibile poter immaginare un programma efficace capace anche di andare oltre il programma previsto; 4) che il matrimonio tra le donne e la scienza sia qualcosa di innaturale; 5) che i giovani non siano riconoscenti nei confronti di chi gli insegna qualcosa ed è capace di farli sognare.
(Mario Calabresi)

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