LA LETTERA - «Sono sconcertata - scrive suor Rita - nell’assistere come da "ville" del potere alcuni rappresentanti del governo, eletti per cercare e fare unicamente il bene per il nostro Paese, soprattutto in un momento di così grave crisi, offendano, umilino e deturpino l’immagine della donna». «Di fronte a tale e tanto spettacolo l'indignazione è grande!» continua la religiosa che arriva a paragonare il palazzo del presidente del Consiglio a quello del re Erode e utilizza parole durissime: «Come non andare con la mente all'immagine di un altro "palazzo" del potere, dove circa duemila anni fa al potente di turno, incarnato nel re Erode, il Battista gridò con tutta la sua voce: «Non ti è lecito, non ti è lecito!». Anch'io oggi sento di alzare la mia voce e dire ai nostri potenti, agli Erodi di turno, non ti è lecito! Non ti è lecito offendere e umiliare la "bellezza" della donna; non ti è lecito trasformare le relazioni in merce di scambio, guidate da interessi e denaro; e soprattutto oggi non ti è lecito soffocare il cammino dei giovani nei loro desideri di autenticità, di bellezza, di trasparenza, di onesta. Tutto questo è il tradimento del Vangelo, della vita e della speranza».
L'"OMERTÀ" DI ALCUNI UOMINI - Suor Rita ha anche bacchettato quegli uomini che, seppur si proclamano di fede cattolica, sono troppo morbidi nel giudicare moralmente la vicenda. «Ma davanti a questo spettacolo una domanda mi rode dentro - conclude la religiosa - dove sono gli uomini, dove sono i maschi? Poche sono le loro voci, anche dei credenti, che si alzano chiare e forti. Nei loro silenzi c'è ancora troppa omertà, nascosta compiacenza e forse sottile invidia».
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