venerdì 7 gennaio 2011

L'INFERNO DELLE DONNE DI HAITI

Dina Galano

La denuncia di Amnesty international: «Gli stupri sull’isola sono all’ordine del giorno». A raccontare i dettagli di ciò che avviene nei campi sono le stesse vittime, il più delle volte minori.
Dopo il tramonto le donne haitiane sono prese dal terrore. «Di notte non possiamo dormire a causa delle continue violenze. Perché gli aggressori non dormono, non smettono di sparare, per tutta la notte. Ieri abbiamo lasciato il campo raggiungendo la strada, senza avere un posto dove andare. E mi sono corsi dietro, colpendomi al piede. Noi non possiamo dormire, dobbiamo stare sveglie accanto ai nostri bambini».
Guerline è una delle cinquanta sopravvissute alla violenza sul proprio corpo che ha scelto di raccontare nel dettaglio inseguimenti, rapimenti ed abusi che quotidianamente assillano la vita delle tendopoli alle porte di Port au Prince. Le testimonianze, raccolte dalla Ong Amnesty international, denunciano la marginalizzazione della componente femminile della popolazione e l’abbandono da parte delle autorità pubbliche. Quando si recano alla polizia per denunciare una violenza subita, poi non accade nulla. «Mentre le donne vivono in campi insicuri, il già fragile sistema che garantiva il rispetto della legge e dell’ordine pubblico è completamente collassato dopo il terremoto», ha spiegato Gerardo Ducos, ricercatore di Amnesty su Haiti. «Non c’è alcuna sicurezza, le bande armate fanno ciò che vogliono, sapendo che sarà ben difficile fare i conti con la giustizia».
Nel rapporto pubblicato ieri dall’organizzazione, si evidenzia come soltanto nei primi 150 giorni successivi al terremoto furono segnalati oltre 250 casi di stupro. A un anno di distanza, i programmi di sostegno alle donne continuano a ricevere segnalazioni. Ma molte donne si costringono al silenzio. «La già limitata assistenza delle autorità è stata compromessa dalla distruzione delle stazioni di polizia e dei tribunali e ciò ha reso più difficile denunciare la violenza sessuale», segnala Amnesty. Tuttavia, sarebbe riduttivo spiegare la violenza di genere in termini di puro imbarbarimento. Nelle situazioni di crisi umanitaria, «lo stupro è diventato una strategia di guerra, lo strumento con cui condurre l’offensiva», ha spiegato Luisa Del Turco, esperta in cooperazione internazionale e politiche di genere.
«Negli ultimi dieci, quindici anni», ha aggiunto Del Turco, «si è registrato un cambiamento sostanziale per cui la violenza sulle donne non è più considerata “un effetto collaterale”». Ad Haiti, poi, la condizione è esasperata da povertà, ineguaglianze ed esclusione sociale. Rimandate a febbraio le elezioni presidenziali, l’instabilità politica è il primo ostacolo per qualsiasi prospettiva di riappacificazione. L’appello delle Ong impegnate sull’isola continua a richiedere l’adozione di un piano di supporto nei campi profughi, dove vivono ancora circa un milione e 50mila persone. «Il governo deve implementare la sicurezza per donne e ragazze, dando attenzione alle dinamiche di genere. Dai bisogni di quelle donne - ha scritto Amnesty - dipende la piena realizzazione del lavoro di ricostruzione e recupero».

http://www.terranews.it/news/2011/01/cosi-la-crisi-umanitaria-espone-le-donne-continue-violenze

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