mercoledì 10 novembre 2010

TUTTO IL RESTO E' GIOIA


Signor Franco Califano, ho appena saputo che lei è un anziano povero e solo, tanto da essersi appellato alla legge Bacchelli che garantisce un sussidio statale agli artisti in disgrazia. Non mi scandalizza l’attenzione mediatica riservata al suo caso, mentre della povertà e solitudine degli anziani ignoti non importa un fico secco a nessuno. E non punterò il dito sui milioni da lei sperperati nel corso della vita in amorazzi, fuoriserie e sostanze assortite: fatti suoi. Ma le canzoni no, sono fatti anche nostri. Una in particolare: «Tutto il resto è noia». Ha idea dei disastri causati da quel manifesto della superficialità umana, che esalta le emozioni a scapito dei sentimenti e considera «noia» qualsiasi cosa non produca una scarica di adrenalina?

Eugenio Finardi provò a metterci una pezza («l’amore è fatto di gioia ma anche di noia») e un Franco più spirituale di lei, Battiato, cercò «un centro di gravità permanente che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente», ma ormai era troppo tardi: i materialisti avevano trovato l’inno a cui appoggiarsi per giustificare il loro sfarfallio esistenziale privo di senso, salvo ritrovarsi alla fine della giostra isolati e depressi. Perché quella che lei chiama «noia», Califano, è la vita vera. E non è affatto così noiosa. Noiosi, e un po’ patetici, sono i settantenni che continuano ad abitare il mondo come ragazzini. Da contribuente sono disposto a finanziare la sua vecchiaia, ma a una condizione: se proprio non vuol cambiare registro, cambi almeno il testo.

MASSIMO GRAMELLINI
La Stampa, 9.11.10

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