Ci sono voluti sei anni, tre mesi e un giorno, ma eccoli i funerali di Enzo Baldoni. Ora il giornalista freelance e pubblicitario ucciso in Iraq nell’agosto 2004 è sepolto nel paesino umbro dov’era cresciuto, sotto una lapide a forma di balena (animale a cui aveva intitolato la sua agenzia di pubblicità, scherzando sulla propria mole), e intorno un paio di allegre girandole che girano. E una frase di Marguerite Yourcenar che finisce così: “Talvolta dico tra me e me che ho avuto la buona vita di un cane al sole con varie risse e qualche osso da rodere”.
Quel che restava del suo corpo è tornato in Italia ad aprile, ma solo una decina di giorni fa - dopo controanalisi del Dna volute dalla famiglia, illusa e delusa molte volte - si è avuta la certezza che si trattava proprio di lui. "A quel punto - ha confessato la moglie, Giusi, in un breve discorso al termine della messa - la voglia era di una cerimonia privata, solo tra di noi. Ma adesso sono contenta di avere diviso il saluto finale a Enzo con così tanta gente che ha fatto così tanti chilometri".
Fonte: La Repubblica
Quel che restava del suo corpo è tornato in Italia ad aprile, ma solo una decina di giorni fa - dopo controanalisi del Dna volute dalla famiglia, illusa e delusa molte volte - si è avuta la certezza che si trattava proprio di lui. "A quel punto - ha confessato la moglie, Giusi, in un breve discorso al termine della messa - la voglia era di una cerimonia privata, solo tra di noi. Ma adesso sono contenta di avere diviso il saluto finale a Enzo con così tanta gente che ha fatto così tanti chilometri".
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