martedì 19 ottobre 2010

MARGHERITA SARFATTI, L'ALTRA DONNA DEL DUCE


Altro che escort. Ogni uomo di potere ha amato circondarsi di amanti, cortigiane, etère. Solo che quelle di una volta avevano un cervello, oltre che un corpo, e servivano devotamente il proprio uomo. Nel caso di Margherita Sarfatti, anche lavorando dietro le quinte per costruire una inossidabile immagine del regime fascista (ma non diventò mai ministra, come forse sarebbe accaduto oggi).
La Sarfatti, figura ormai dimenticata del ventennio fascista, nasce a Venezia nel 1880 da una ricca famiglia ebrea. Nata Grassini e poi sposata a soli 18 anni con l'avvocato ebreo Cesare Sarfatti, che condivide la sua stessa fede socialista, Margherita inizia ad affermarsi come critica d'arte e come redattrice di quotidiani dell'epoca. I coniugi Sarfatti lasciano l'amosfera opprimente di Venezia nel 1902, anno in cui si trasferiscono a Milano dove prendono casa in un piccolo appartamento in via Brera 19. Sono amici della coppia Turati - Kuliscioff nonché di Luigi ed Ersilia Majno. Quest'ultima era presidente della Lega femminista milanese. Alla morte del padre di Margherita, arriva una cospicua eredità che permette a lei e suo marito di prendere dimora in un lussuoso appartamento a Corso Venezia 95, ben presto noto a tutti gli artisti italiani. Lei si afferma sempre più come critica d'arte e nel 1912 avviene l'incontro fatale con Mussolini, trasferitosi a Milano e divenuto il direttore de "L'Avanti!". Margherita Sarfatti diviene la sua amante segreta per circa vent'anni. Sono entrambi sposati e nascondono la relazione alle rispettive famiglie. Lei è la segreta ispiratrice dell'apparato di regime. A lei si deve quel tocco di artistico e di originalità che manca al regime nazista di Hitler. Buona parte della propaganda di regime diffusa attraverso i mezzi di comunicazione di massa è opera sua. E' lei la principale responsabile della creazione del mito di Mussolini.
Nel 1924, alla morte del marito, la Sarfatti scrive la biografia del duce. Si intitola "Dux". Un successo travolgente. Ben 17 ristampe e traduzioni in 18 lingue.
Nel 1938, in seguito alle leggi razziali, la Sarfatti ripara a Parigi (mentre uno dei suoi figli se ne va in Uruguay, seguito da lei l'anno successivo) dopo aver portato al sicuro in Svizzera le lettere ricevute da Mussolini.
Verso la fine della sua vita, in preda alle ristrettezze economiche dopo un'esistenza di lussi estremi e di agiatezze, ed anche per sentimento di vendetta verso Mussolini che l'aveva abbandonata, la Sarfatti cerca di rivendere le lettere scambiate col duce al migliore offerente. L'acquisto non interessa però a nessuno e perciò dell'affare non se ne fa niente. Dimenticata da tutti, la Sarfatti muore nella sua casa al Soldo (Como) il 30 ottobre 1961.

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