Visto che per Wikipedia è sempre difficile inserire le cose buone e si viene tacciati di aver scopiazzato e violato copyright, riporto qui, nel mio blog, il contenuto di questa biografia, di cui non esiste traccia su Internet.
NINO BAZZETTA DA VEMENIA (Novara, 12 novembre 1880 - 26 giugno 1951) è stato un giornalista, scrittore, storico e polemista italiano. La madre, la nobildonna Fanny Princisvalle Lampugnani, marchesa di Dairago, era figia di un magistrato del Lombardo Veneto. Il padre, il tenente colonnello Giulio Gerolamo Bazzetta, di illustre e storica famiglia omegnese di notai e uomini politici presenti nel borgo lacstre già nel XVI secolo, era figlio del dottor fisico Giovanni, medico di Omegna e Domodossola e di Marianna Ratti di Massiola, sorella di quel don Giulio che fu prevosto di San Fedele della Scala di Milano nonché guida spirituale ed intimo amico di Alessandro Manzoni. Giulio Bazzetta aveva partecipato alle guerre per l'indipendenza italiana ed alla repressione del brigantaggio. Nino trascorse la sua infanzia e giovinezza a Domodossola, studiando presso il collegio Mellerio Rosmini, tra i padri rosminiani, ove frequentò le scuole dalle elementari al liceo. Ne 1899 si iscrisse alla facoltà di Legge di Torino, conseguendo la laurea il 10 dicembre del 1904 con il massimo dei voti e la lode. Non esercitò però l'avvocatura, avendo iniziato molto presto, a 14 anni appena, l'attività giornalistica. Salottiero, curioso, di ingegno vivace, ben presto si circonda di una schiera di ammiratori e nemici. Diresse il giornale "La Libertà", da lui fondato ed alla morte del padre, nel 1906, gli subentrò in alcune delle cariche pubbliche, tra cui la direzione del museo e della biblioteca della Fondazione Galletti, dovefu presto criticatoa causa del suo carattere irruente e disinvolto. Dopo la chiusura della "Libertà" passò al "Corriere dell'Ossola" e poi al "Sempione" settimanale cattolico della città di Arona. Tuttavia la sua attività artistica stentò a decollare a causa delle numerose critiche che mettevano in discussione la serietà delle sue ricerche storiche e della sua "integrità morale". A causa di alcune querele, sfociate in condanne giudiziarie, lasciò quindi l'Ossola. Nel 1923 dava alle stampe "I Savoia e l donne", creando l'ennesimo scandalo della sua vita. Infatti nel libro si metteva in dubbio la regalità di Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia, e figlio, a suo dire, del macellaio fiorentino Gaetano Tiburzi detto "Il Maciacca". Per questo venne sfidato a duello. Nel 1928 pubblica un libro sulla contessa di Mirafiori, la "Bella Rosin", amante dello stesso Vittorio Emanuele II, esaurito in un mese. Nel 1929, a 48 anni, sposa la trentasettenne Piera Campo, omegnese, ostetrica di Novara. Il matrimonio va a rotoli dopo soli sei mesi, in quanto la Campo mette ala porta il marito fedifrago, viveur e sciupasoldi. I rapporti di amicizia tra i due, però, contnuan o negli anni, documentati anche da un fitto scambio epistolare tra i due. Bazzetta avrebbe voluto che la sua ex moglie curasse il suo archivio personale che lui stava cercando faticosamente di costruire e che dovette invece svendere poco alla volta per sopravvivere, dato il dissesto finanziario che caratterizzò gli ultimi anni dellasua vita. Piera Campo, segretamente, attraverso intermediari acquistò poco a poco i volumi, evitando la dispersione di questo patrimonio. Intanto Nino continuava l'attività giornalistica e dopo la morte di sua madre, nel 1939, iniziò a vagare di locanda in locanda, di albergo in albergo senza fissa dimora, oppure ospite a casa di amici. Nel 1941 comunicò alla stampa di essere in possesso delle memorie scritte di don Giulio Ratti, che svelavanotizie inedite sulle vite di Manzoni, Rosmini e D'Azeglio. Non riuscì mai a pubblicarlo. Si scoprì poi (1954) che il manoscritto di Ratti era spurio: ne era autore lo stesso Bazzetta, ormai morto da alcuni anni. Sepolto a Novara, viene successivamente esumato e trasportato presso il cimitero di Omegna,ittà dei suoi avi, dove in tempi recenti gli è stata dedicata una via.
Opere
NINO BAZZETTA DA VEMENIA (Novara, 12 novembre 1880 - 26 giugno 1951) è stato un giornalista, scrittore, storico e polemista italiano. La madre, la nobildonna Fanny Princisvalle Lampugnani, marchesa di Dairago, era figia di un magistrato del Lombardo Veneto. Il padre, il tenente colonnello Giulio Gerolamo Bazzetta, di illustre e storica famiglia omegnese di notai e uomini politici presenti nel borgo lacstre già nel XVI secolo, era figlio del dottor fisico Giovanni, medico di Omegna e Domodossola e di Marianna Ratti di Massiola, sorella di quel don Giulio che fu prevosto di San Fedele della Scala di Milano nonché guida spirituale ed intimo amico di Alessandro Manzoni. Giulio Bazzetta aveva partecipato alle guerre per l'indipendenza italiana ed alla repressione del brigantaggio. Nino trascorse la sua infanzia e giovinezza a Domodossola, studiando presso il collegio Mellerio Rosmini, tra i padri rosminiani, ove frequentò le scuole dalle elementari al liceo. Ne 1899 si iscrisse alla facoltà di Legge di Torino, conseguendo la laurea il 10 dicembre del 1904 con il massimo dei voti e la lode. Non esercitò però l'avvocatura, avendo iniziato molto presto, a 14 anni appena, l'attività giornalistica. Salottiero, curioso, di ingegno vivace, ben presto si circonda di una schiera di ammiratori e nemici. Diresse il giornale "La Libertà", da lui fondato ed alla morte del padre, nel 1906, gli subentrò in alcune delle cariche pubbliche, tra cui la direzione del museo e della biblioteca della Fondazione Galletti, dovefu presto criticatoa causa del suo carattere irruente e disinvolto. Dopo la chiusura della "Libertà" passò al "Corriere dell'Ossola" e poi al "Sempione" settimanale cattolico della città di Arona. Tuttavia la sua attività artistica stentò a decollare a causa delle numerose critiche che mettevano in discussione la serietà delle sue ricerche storiche e della sua "integrità morale". A causa di alcune querele, sfociate in condanne giudiziarie, lasciò quindi l'Ossola. Nel 1923 dava alle stampe "I Savoia e l donne", creando l'ennesimo scandalo della sua vita. Infatti nel libro si metteva in dubbio la regalità di Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia, e figlio, a suo dire, del macellaio fiorentino Gaetano Tiburzi detto "Il Maciacca". Per questo venne sfidato a duello. Nel 1928 pubblica un libro sulla contessa di Mirafiori, la "Bella Rosin", amante dello stesso Vittorio Emanuele II, esaurito in un mese. Nel 1929, a 48 anni, sposa la trentasettenne Piera Campo, omegnese, ostetrica di Novara. Il matrimonio va a rotoli dopo soli sei mesi, in quanto la Campo mette ala porta il marito fedifrago, viveur e sciupasoldi. I rapporti di amicizia tra i due, però, contnuan o negli anni, documentati anche da un fitto scambio epistolare tra i due. Bazzetta avrebbe voluto che la sua ex moglie curasse il suo archivio personale che lui stava cercando faticosamente di costruire e che dovette invece svendere poco alla volta per sopravvivere, dato il dissesto finanziario che caratterizzò gli ultimi anni dellasua vita. Piera Campo, segretamente, attraverso intermediari acquistò poco a poco i volumi, evitando la dispersione di questo patrimonio. Intanto Nino continuava l'attività giornalistica e dopo la morte di sua madre, nel 1939, iniziò a vagare di locanda in locanda, di albergo in albergo senza fissa dimora, oppure ospite a casa di amici. Nel 1941 comunicò alla stampa di essere in possesso delle memorie scritte di don Giulio Ratti, che svelavanotizie inedite sulle vite di Manzoni, Rosmini e D'Azeglio. Non riuscì mai a pubblicarlo. Si scoprì poi (1954) che il manoscritto di Ratti era spurio: ne era autore lo stesso Bazzetta, ormai morto da alcuni anni. Sepolto a Novara, viene successivamente esumato e trasportato presso il cimitero di Omegna,ittà dei suoi avi, dove in tempi recenti gli è stata dedicata una via.
Opere
- Storia di Domodossola e dell'Ossola Superiore, 1911
- I Savoia e le donne, 1923
- I caffè storici d'Italia, 1939
Opere inedite:
- La papessa Giovanna nella leggenda e nella storia
- Augusta Lepontiorum
- La Madonna delle Rose
- Ballerine d'Italia, memorie di palco e d'alcova
- Dame e Aspasie nell'Ottocento
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