giovedì 27 maggio 2010

CAULONIA AMICA DEGLI IMMIGRATI


Stasera nel cielo c'è una bella e splendente luna piena. La città ne acquista in fascino e atmosfera. La osservo estasiata, mentre dalla chiesa vicina si levano le note di un festival dedicato alla musica domenicana. Stamattina in una terza liceo ho spiegato il concetto di cosmpolitismo elaborato dagli Stoici nel quarto secolo avanti Cristo e sto appena tornando da una interessante e dibattuta conferenza sulle politiche di accoglienza e inclusione degli extracomunitari.
Ha preso la parola un ragazzo somalo, che c'ha parlato delle sue peripezie per giungere in Italia su un barcone a pagamento, poi sbarco a Lampedusa, poi amici arrestati, poi raggiungere il Nord Italia, i pranzi alla Caritas, le difficoltà immani che fanno desiderare di tornare in Somalia, paese straziato dalla guerra... e poi finalmente aver trovato una casa e un lavoro, la riuscita, la serenità.
Un prolungato applauso dalla platea suggella il suo racconto.
Segue l'intervento del sindaco di Caulonia, città calabrese. Si chiama Ilario Ammendolìa. Passione e senso civico sgorgano dalle sue parole. E così scopro che in Calabria ci sono tre minuscole cittadine, Riace, Badolato e, appunto, Caulonia, che fanno parte dello Sprar, ovvero il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.

IL DISCORSO DI AMMENDOLIA


Dice Ammendolia: «Quando abbiamo accolto questi immigrati che adesso costituiscono una comunità nel piccolo paese di Caulonia, che ha un'economia depressa, ci siamo dovuto scontrare con una serie di difficoltà, di tipo economico e anche culturale. Ma come amministrazione sentivamo che era nostro dovere accogliere, senza calcoli di nessun tipo. Vedere che una famiglia di iracheni cristiani si abbraccia con i nostri compaesani vale più di cento opere pubbliche».
E continua: «Un tempo nei nostri paesi la gente chiedeva un pezzo di terra da lavorare. Adesso i terreni sono abbandonati. Chiedeva case. Quelle case sono vuote. Allora abbiamo riaperto le case abbandonate e le abbiamo usate per accogliere gli immigrati. Abbiamo aperto dei laboratori di sartoria e di falegnameria per dare impulso alle attività artigianali che nel nostro paese sono scomparse, perché la gente è andata via.»

«Non crediate che la 'ndrangheta in Calabria venga combattuta da eroi o da efficienti forze dell'ordine. E' combattuta da gente normale, che lavora, che è morta per dire “no” alla criminalità organizzata. Come quell'operaio che è stato ammazzato per avere detto “nella mia ditta non ci metterò mai il ferro della 'ndrangheta. Uomini così, che non avranno mai un nome nei libri di storia. La Calabria è una terra bellissima, fatta di gente che ha sempre lavorato e che ha scontato sulla sua carne le difficoltà dell'emigrazione. Anche io ho vissuto queste esperienze nella mia famiglia. Ecco perché ci siamo sentiti in dovere di accogliere queste persone. Quando in una piccola comunità entrano tanti pezzi di mondo è bellissimo. Caulonia, prima dell'arrivo di questi immigrati, era un paese di vecchi, che non hanno più voglia di vivere, e di bambini. I giovani sono andati via tutti. I nuovi che arrivano per noi sono una risorsa. Sono pieni di voglia di vivere e di costuire.»

«Dopo i fatti di Rosarno noi come comunità, sentivamo di dovere scontare almeno in parte come calabresi quello che di male avevano commesso altri calabresi nell'uccidere delle persone per il colore della loro pelle. A Caulonia gli immigrati sono realmente in una rete di calore e di accoglienza umana. Certo, non è una sfida facile e le difficoltà ci sono. Ma nella nostra sfida c'è un pizzico di follia. Se questo principio passasse dappertutto, potremmo evitare che nella storia dell'umanità si ripetano tragedie già viste.»
Come lo sterminio degli ebrei, come quello degli armeni, quello dei popoli Inca e Aztechi, le Crociate medievali. Dove la responsabilità va imputata a ben più che ad un pizzico di follia ed alla perenne avidità dell'uomo di impossessarsi di ogni cosa.
Da Caulonia, quindi, un esempio di rinascita civile e morale. Per i caulonesi e per i popoli che essi accolgono.

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