Si chiamava fra Giacomo da Poirino. Assolse Cavour sul letto di morte. Com'è noto, prima di morire, Cavour aveva pronunciato la frase: "Frate, libera Chiesa in libero Stato". Il grande statista era incorso nella scomunica per le leggi che sottraevano alla Chiesa beni e benefici.
L'altro ieri l'Osservatore Romano ha reso noto per la prima volta nella storia la testimonianza del frate francescano, attraverso la documentazione finora inedita conservata negli Archivi Vaticani:
"Il Conte di Cavour ha chiesto i sacramenti, lo confessai, e poi dopo averlo confessato disse alla presenza di alti personaggi, che spontaneamente ha chiesto i sacramenti, e che voleva che si pubblicasse su tutti i giornali che lui era cattolico, e che voleva morire da vero cattolico come era sempre stato. A tale confessione del Cavour mi pareva, gli dissi, che la ritrattazione fosse implicita".
Questa fu la spiegazione che frà Giacomo fornì a papa Pio IX. Il quale, non soddisfatto della risposta, insistette nel condannare il comportamento del frate, al quale chiese ripetutamente una esplicita dichiarazione pubblica del suo errore. Frate Giacomo resistette ("a fare tale dichiarazione non posso senza tradir la mia coscienza ed infamar me stesso, eppero' sono pronto a soffrir ogni cosa, anche la morte, piuttosto che cedere"), ma prima di morire, e dopo che era stato eletto papa Leone XIII, egli si decise a chiedere il perdono e la remissione delle censure ecclesiastiche.
Pochi giorni dopo la morte dello statista, avvenuta alle 9 di mattina del 6 giugno 1861, era stato il fratello, Gustavo Cavour, a spiegare pubblicamente dalle pagine dell’Opinione che non c’era stata alcuna ritrattazione e che il conte era morto senza ammettere errori riguardanti la sua politica di annessione dello Stato pontificio.
L'altro ieri l'Osservatore Romano ha reso noto per la prima volta nella storia la testimonianza del frate francescano, attraverso la documentazione finora inedita conservata negli Archivi Vaticani:
"Il Conte di Cavour ha chiesto i sacramenti, lo confessai, e poi dopo averlo confessato disse alla presenza di alti personaggi, che spontaneamente ha chiesto i sacramenti, e che voleva che si pubblicasse su tutti i giornali che lui era cattolico, e che voleva morire da vero cattolico come era sempre stato. A tale confessione del Cavour mi pareva, gli dissi, che la ritrattazione fosse implicita".
Questa fu la spiegazione che frà Giacomo fornì a papa Pio IX. Il quale, non soddisfatto della risposta, insistette nel condannare il comportamento del frate, al quale chiese ripetutamente una esplicita dichiarazione pubblica del suo errore. Frate Giacomo resistette ("a fare tale dichiarazione non posso senza tradir la mia coscienza ed infamar me stesso, eppero' sono pronto a soffrir ogni cosa, anche la morte, piuttosto che cedere"), ma prima di morire, e dopo che era stato eletto papa Leone XIII, egli si decise a chiedere il perdono e la remissione delle censure ecclesiastiche.
Pochi giorni dopo la morte dello statista, avvenuta alle 9 di mattina del 6 giugno 1861, era stato il fratello, Gustavo Cavour, a spiegare pubblicamente dalle pagine dell’Opinione che non c’era stata alcuna ritrattazione e che il conte era morto senza ammettere errori riguardanti la sua politica di annessione dello Stato pontificio.
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