Con l’allegra famiglia – si fa per dire, perché ero dannatamente in cerca di un impiego che non si trovava – ci recammo nella villa bunker del nostro, tra le distese verdi della terra irpina.
Portammo anche una bottiglia di Chevas Regal, che fu subito carpita dal personaggio, ed iniziò il colloquio. “Ma vostra figlia è professionista o pubblicista? No, perché se era professionista…”.
Mio padre disse: “Onoré, di solito si bussa alla chiesa grossa”. L’uomo politico rispose: “La chiesa grossa è chiusa”. Mia madre ne ebbe così un nervoso che lì per lì non disse niente, ma poi a casa si sfogò: “Gli stavo dicendo: allora manco i santi ci stanno più!”.
Aggiungo che durante tutto il tempo della conversazione nel suo salottino, sul tavolino davanti a noi c’era un enorme vassoio strapieno di grossi cioccolatini avvolti nella carta rossa. Il grande politico mica si degnò di dirci: “Prendete pure”. Manco per sogno…
Quella fu la prima e l’unica volta che ci parlai. E’ stato un piacere non rivederlo.
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