sabato 31 maggio 2008

La bellezza ci salverà e si chiama suor Cristina

dal blog di Daria Bignardi
postato il 14 maggio 2008
Non ha tutti i torti Grillo quando se la prende con i giornalisti. L’ultima che hanno combinato è stata terrorizzare i visitatori della Fiera del libro di Torino: «Ci saranno disordini, attentati, inondazioni». Sarà stato anche merito di azioni di sicurezza preventive, ma non si era mai vista una Fiera tranquilla come quest’anno, e i cortei un po’ anacronistici che sabato hanno manifestato contro il Paese ospite Israele erano pacifici come non mai. L’unico terrorismo è stato quello dei media, e la vittima il Salone, con meno visitatori del solito: si facciano un esame di coscienza i miei colleghi che da settimane attizzavano inutili polemiche tra intellettuali pro e contro Israele. Se molti hanno deciso di non andare a Torino perché hai visto mai che sia pericoloso, la colpa è loro e del viziaccio insopportabile di cercare di alzare la temperatura di giornali e telegiornali senza idee con polemiche e scandali. Intanto Torino è più bella che mai e i torinesi sono giustamente orgogliosi del loro sindaco, della loro città pulita, coi caffè all’aperto, le mostre, i musei come quello del Cinema che è una favola e vale da solo il viaggio. Per non parlare del Museo Egizio, della stupenda Galleria Sabauda, di Palazzo Madama… Torino ormai è più bella di Milano e più contemporanea di Roma. È l’esempio fatto città che «si può fare», se si è capaci. Beati loro che hanno saputo usare i soldi dell’Olimpiade per fare bella la città: che Milano e la sua Expo vadano in gita alla Mole e prendano appunti.Il tema della Fiera era «Ci salverà la bellezza». Senza punto interrogativo. La cosa più bella che ho incrociato in Fiera è stata un’idea: quella della Biblioteca Vivente. Un progetto riconosciuto dal Consiglio d’Europa come strumento per la promozione dei diritti umani e della dignità umana. Una biblioteca con molti titoli da sfogliare, ma umani. «La femminista», «Il teenager», «La lesbica», «La ragazza dell’Est», «Il gay disabile», «L’arbitro», «L’uomo nato femmina». Io ho scelto di sfogliare suor Cristina delle figlie di san Vincenzo, che compariva nel Catalogo come «Suora e Musicista».L’ho richiesta, l’hanno chiamata, abbiamo parlato un’ora: 39 anni, originaria della provincia di Parma, l’attivissima suor Cristina mi ha detto di non trovarsi a disagio in un catalogo pieno di gay, lesbiche e transessuali perché secondo lei «oggi i veri devianti sono i religiosi». Lo diceva con un gran sorriso e molta concretezza perché a lei quel che interessa è fare del bene, non polemiche. Le ho chiesto come fa a vivere una vita di conoscenza senza il motore del dubbio e mi ha risposto che lei ha una certezza sola: Dio è amore. Tutto il resto, le regole e il potere della Chiesa, lo trova opinabile. Degli allarmismi dei giornali non le interessava niente: lei lavora coi senzatetto, sgobba tutto il giorno, non ha tempo da perdere. Abita a Torino in un convento donato al suo Ordine da un re. Metà l’hanno chiuso per risparmiare sul riscaldamento e le tasse sulla spazzatura. A suor Cristina è sembrata un’ottima idea, «tanto siamo poche perché c’è la crisi delle vocazioni».Se sarà la bellezza a salvarci, me la immagino spiccia e sorridente come suor Cristina, donna pratica e suonatrice di violino.








Risposta di suor Cristina Figlia della Carità a Daria Bignardi (estratto)






E’ vero che la diminuzione delle forze attive ci costringe alla chiusura di opere, spesso con non poca sofferenza, ma noi rimaniamo convinte che non è il numero che fa l’espressione dell’Amore, ma l’intensità, la qualità, il fuoco interiore con cui si vive il proprio cammino di vita!
Approfitto per qualche riga sul tuo post successivo… il problema non è lo straniero, il clandestino, il criminale, il diverso, poiché ognuno di noi può esserlo a secondo del contesto in cui vive e delle norme vigenti in quel momento - un giorno forse qualcuno approverà una legge in cui si decreta l’illegalità dell’amare il nemico: allora anch’io sarò una criminale - .
La questione è che questo nostro mondo non vuole più vedere la sofferenza, il dolore, non vuole più confrontarsi con il limite, perché nell’altra persona in difficoltà si specchia la nostra fragilità, la nostra debolezza, la nostra incapacità di affrontare veramente i problemi. L’idea dominante è l’efficienza - più che l’efficacia - , la produttività… occorre il sorriso smagliante e spensierato, il fisico in salute e tonico… Poco conta se tutto questo cela abissi di solitudine ed amarezza.
La realtà delle cose è che la vita non è facile per nessuno e se si riuscisse a vedere nell’altro il tassello che manca alla propria felicità da costruire ogni giorno, e a scoprire in se stessi l’immensa possibilità di partecipare alla crescita dell’altro allora, forse, inizieremmo a pensare che il benessere, la felicità, la pienezza dell’esistenza si raggiunge insieme, senza escludere nessuno. La presenza dell’altro, di ogni altro diverrebbe esigenza di vita. Da soli non si vive, infatti neppure l’eremita vive solo, ma con Chi gli porta in casa tutto il mondo grazie alla preghiera.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Confucio una volta disse : "sgnfgnfreannnthblll". Lo citi nel suo blog

Anonimo ha detto...

Perche non:)

Lettori fissi