Marco Travaglio, noto giornalista Rai della trasmissione “Anno Zero” con Michele Santoro, ha presentato il suo libro Se li conosci li eviti ed io ero tra il mucchio di persone rimaste fuori all’aperto sotto la pioggia perché l’enorme sala non conteneva più nessuno.
Con il solito aplomb, Travaglio è tornato sull’affaire Schifani, sottolineando che della connivenza del numero due del Governo con “Cosa Nostra” si era già parlato nel 2002 sull’Espresso, per cui anche i suoi detrattori non hanno potuto accusarlo di avere detto una cosa falsa. Schifani se l’è presa a morte con lui perché è andato a ripetere queste cose da Fabio Fazio.
Nel corso della serata ce c’è per tutti. Alemanno? “Un microcefalo. Non sa nemmeno reggere un dibattito”. Rutelli? “I romani credevano di essersene liberati, e invece si è ricandidato”. Lucia Annunziata? “La sua prosa non la capisco, è più forte di me”.
E mentre il suo libro andava a ruba, Travaglio continuava l’affondo su Schifani & company.
Per poi concludere: “Tutta questa storia ci dice una cosa: che il giornalismo italiano non è deciso dai giornalisti ma dai politici. Sono loro che decidono cosa deve passare e cosa no. Sono loro che rilasciano dichiarazioni e interviste. Ecco perché tutti i quotidiani nazionali sono uno la copia dell’altro. E sono destinati a morte sicura, visto che sulle prime pagine non compare altro ciò che è stato detto in televisione la sera prima. Ma quello che non passa in televisione è un mare magnum che non vi dico. Sapete perché “Libero” vende? Perché Vittorio Feltri, di cui io non condivido neppure come si taglia i capelli, è un giornalista capace ed intelligente, che ogni giorno fa una prima pagina contenente argomenti che non compaiono su nessun altro giornale. Solleticando anche la curiosità e gli istinti più bassi dei lettori. Ma del resto i giornali si fanno per essere venduti. Non per prendere i finanziamenti dello Stato. E “Libero” vende, e prende anche i finanziamenti dello Stato di cui non avrebbe bisogno”.
Devo dire che per Vespa, Gian Antonio Stella, Travaglio (che per altro mi è molto simpatico) questa nicchia – individua il politico corrotto e facci i libri – rende proprio bene. Basta che Travaglio accenni al “riporto” di Schifani ed al suo “rapporto” coi mafiosi che tutta la platea vada in visibilio.
Come se la corruzione nella politica fosse un’invenzione del XXI secolo.
Certo che no. Ma forse mai come oggi la “casta” solletica le curiosità popolari e rende ai giornalisti più esperti di comunicazione in termini di denaro. E’ questa la vera novità del XXI secolo.
Quindi, giovani aspiranti giornalisti che non vogliate rimanere anonimi cronisti di provincia: individuate un pezzo grosso e cominciate a lavorarci attorno. Oppure fate come Granellini che dei “Cuori allo Specchio” (fortunata rubrica di cuori afflitti che tiene settimanalmente su La Stampa) ci ha fatto pure un libro. E magari si diverte pure di più. Se vi va bene può diventare la vostra fortuna. Ma ricordate che bisogna essere all’altezza.
Con il solito aplomb, Travaglio è tornato sull’affaire Schifani, sottolineando che della connivenza del numero due del Governo con “Cosa Nostra” si era già parlato nel 2002 sull’Espresso, per cui anche i suoi detrattori non hanno potuto accusarlo di avere detto una cosa falsa. Schifani se l’è presa a morte con lui perché è andato a ripetere queste cose da Fabio Fazio.
Nel corso della serata ce c’è per tutti. Alemanno? “Un microcefalo. Non sa nemmeno reggere un dibattito”. Rutelli? “I romani credevano di essersene liberati, e invece si è ricandidato”. Lucia Annunziata? “La sua prosa non la capisco, è più forte di me”.
E mentre il suo libro andava a ruba, Travaglio continuava l’affondo su Schifani & company.
Per poi concludere: “Tutta questa storia ci dice una cosa: che il giornalismo italiano non è deciso dai giornalisti ma dai politici. Sono loro che decidono cosa deve passare e cosa no. Sono loro che rilasciano dichiarazioni e interviste. Ecco perché tutti i quotidiani nazionali sono uno la copia dell’altro. E sono destinati a morte sicura, visto che sulle prime pagine non compare altro ciò che è stato detto in televisione la sera prima. Ma quello che non passa in televisione è un mare magnum che non vi dico. Sapete perché “Libero” vende? Perché Vittorio Feltri, di cui io non condivido neppure come si taglia i capelli, è un giornalista capace ed intelligente, che ogni giorno fa una prima pagina contenente argomenti che non compaiono su nessun altro giornale. Solleticando anche la curiosità e gli istinti più bassi dei lettori. Ma del resto i giornali si fanno per essere venduti. Non per prendere i finanziamenti dello Stato. E “Libero” vende, e prende anche i finanziamenti dello Stato di cui non avrebbe bisogno”.
Devo dire che per Vespa, Gian Antonio Stella, Travaglio (che per altro mi è molto simpatico) questa nicchia – individua il politico corrotto e facci i libri – rende proprio bene. Basta che Travaglio accenni al “riporto” di Schifani ed al suo “rapporto” coi mafiosi che tutta la platea vada in visibilio.
Come se la corruzione nella politica fosse un’invenzione del XXI secolo.
Certo che no. Ma forse mai come oggi la “casta” solletica le curiosità popolari e rende ai giornalisti più esperti di comunicazione in termini di denaro. E’ questa la vera novità del XXI secolo.
Quindi, giovani aspiranti giornalisti che non vogliate rimanere anonimi cronisti di provincia: individuate un pezzo grosso e cominciate a lavorarci attorno. Oppure fate come Granellini che dei “Cuori allo Specchio” (fortunata rubrica di cuori afflitti che tiene settimanalmente su La Stampa) ci ha fatto pure un libro. E magari si diverte pure di più. Se vi va bene può diventare la vostra fortuna. Ma ricordate che bisogna essere all’altezza.
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