L’Italia cambia pagina, il Sannio no
di Gianandrea de Antonellis
di Gianandrea de Antonellis
I commentatori politici, nel considerare la schiacciante vittoria di Alemanno, sono stati concordi nell’attribuirne la causa all’incapacità della gestione Veltroni di affrontare alcuni temi importanti – innanzitutto la sicurezza – e nella impresentabilità di una coalizione (PD + Sinistra arcobaleno), fallimentare con Prodi (lo ha confermato lo stesso ministro degli Interni Amato nella sua ultima conferenza stampa) e presumibilmente fallimentare anche con Rutelli.
Alla luce della scelta oculata degli elettori romani, dunque, sembra ancora più incomprensibile la scelta dei Beneventani di riconfermare una coalizione che, a parte gettare un bel po’ di denaro pubblico in viaggi in America per il Columbus’ Day e per le dubbie installazioni “artistiche “ di Arcos, non ha espresso alcuna seria politica culturale né ha dato una impronta che non fosse quella della continuata subordinazione alla politica napoletana (le discariche di rifiuti incombono…)
In realtà il voto beneventano è stato abbastanza simmetrico a quello nazionale, con il Pd al 15% (quindi abbondantemente perdente nel caso si fosse presentato autonomamente), la Sinistra estrema sotto il 4% e con una buona affermazione delle liste Di Pietro e Socialista.
La sostanziale differenza rispetto al trend nazionale, fondamentale ai fini della vittoria di Cimitile, è stata data, ovviamente, dalla presenza dell’Udeur, sopravissuto solo (ahimè) a Benevento, che continua a condizionare la politica locale.
A questo punto, delle due l’una: o i Sanniti hanno capito (e sarebbero gli unici in Italia) che la via proposta dal partitino (dati nazionali alla mano) di Mastella è la soluzione migliore, perché coniuga valori cristiani a visione democratica e sociale della politica, oppure si sono lasciati abbindolare dalle usuali promesse elettorali di “posti fissi”.
Le proteste di una linea politica nobile, attenta ai valori cristiani, da tempo sbandierata da Mastella, vengono però smentite dall’alleanza utilitarista a livello locale con gli stessi ex alleati del governo nazionale (escluso l’ex assessore Medici, unico ad aver dimostrato un po’ di coerenza). Sfumato, come evidentemente pretestuoso, il richiamo ai valori cristiani, rimane la gestione della bassa politica, la promessa di posti fissi, lo scambio vicendevole di favori. Niente di più di quanto già visto in tante altre tornate elettorali, insomma.
Morale della favola: gli elettori hanno premiato la coalizione che ha portato la nostra città in fondo alla classifica della vivibilità… c’è ancora da chiedersi perché esiste una ”questione meridionale”?
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