E’ quanto ha auspicato il parroco di Niscemi nell’omelia per il funerale di Lorena Cultraro, la 14enne uccisa e gettata in un pozzo da quattro bulletti di periferia che si spacciavano per suoi amici.
Una vicenda orribile, che ha fatto riflettere sul vuoto e sulla solitudine di queste giovani vite, e che sgomenta per la crudeltà e per l’assoluta incoscienza con cui tale delitto è stato commesso.
A me ha fatto riflettere su quanto la replica continua di episodi di bullismo sui giornali e sulle tv stia forse innescando un perverso meccanismo a catena, basato sull’imitazione di modelli negativi.
Che si cominci a parlare, di grazia, anche delle migliaia di giovani impegnati che nella società, in maniera quasi sempre silenziosa, portano il loro contributo in termini positivi, che hanno voglia di fare ed entusiasmo per le cose che fanno. Chi ci lavora a continuo contatto e questi giovani li conosce lo sa. Ed impara a voler loro bene. Perché sono una fonte continua di energia e perché danno il loro affetto in maniera disinteressata. Giovanni Paolo II aveva continue parole di incoraggiamento per i giovani ed era spesso tra di loro. Forse per questo sotto il suo pontificato non si sentiva parlare troppo spesso di violenza giovanile. Lui nei giovani ci credeva. Gli episodi di bullismo, violenza, razzismo, fanno più audience e fanno vendere più copie ai giornali, ma per fortuna non rappresentano tutto il mondo giovanile.
Una vicenda orribile, che ha fatto riflettere sul vuoto e sulla solitudine di queste giovani vite, e che sgomenta per la crudeltà e per l’assoluta incoscienza con cui tale delitto è stato commesso.
A me ha fatto riflettere su quanto la replica continua di episodi di bullismo sui giornali e sulle tv stia forse innescando un perverso meccanismo a catena, basato sull’imitazione di modelli negativi.
Che si cominci a parlare, di grazia, anche delle migliaia di giovani impegnati che nella società, in maniera quasi sempre silenziosa, portano il loro contributo in termini positivi, che hanno voglia di fare ed entusiasmo per le cose che fanno. Chi ci lavora a continuo contatto e questi giovani li conosce lo sa. Ed impara a voler loro bene. Perché sono una fonte continua di energia e perché danno il loro affetto in maniera disinteressata. Giovanni Paolo II aveva continue parole di incoraggiamento per i giovani ed era spesso tra di loro. Forse per questo sotto il suo pontificato non si sentiva parlare troppo spesso di violenza giovanile. Lui nei giovani ci credeva. Gli episodi di bullismo, violenza, razzismo, fanno più audience e fanno vendere più copie ai giornali, ma per fortuna non rappresentano tutto il mondo giovanile.
1 commento:
secondo me andrebbe ripensato il trattamento giudiziario per i minorenni. Oggigiorno i bambini crescono molto più in fretta che in passato, acquisiscono scaltrezza e astuzia ben presto, per cui anche la maggiore età a 18 anni è un parametro obsoleto e di conseguenza anche le condanne. Io tratterei un sedicenne alla stregua di un diciottenne, anche perchè l'efferatezza di certi crimini minorili è ancora più impressionante che di altri casi
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