(Barbablog) Il ministro dell’Istruzione Gelmini annuncia nuovi tagli: ormai non si parla di contenuti, di progetti educativi o di formazione, si parla soltanto di soldi
Eppure ancora una volta sarà la scuola a sacrificarsi per sanare il deficit: lo prevede il Documento di economia e finanza approvato dal Consiglio dei ministri. In programma per i prossimi tre anni ci sono tagli di spesa per 35 miliardi di euro e di questi 13 verranno dall’istruzione. Come? «Non è ancora chiaro», spiega la Cgil. Ma come non è chiaro? Forse arriveranno dai già minimi stipendi degli insegnanti? Dai tagli all’organico ormai ridotto ai minimi termini? Dal personale non docente? Il tempo pieno assicurato, l’inglese insegnato da insegnanti qualificati, la compresenza dei docenti sono già ricordi del passato. Ormai ci si deve accontentare che la scuola pubblica esista, e non che funzioni: come in America (dove l’istruzione qualificata è tutta privata, e questo suggerisce a quale «uguaglianza» tenda il modello di questo governo). Non si parla più di contenuti, di progetti educativi, di formazione, ma solo di soldi: e per toglierli. E mentre si taglia alla scuola, non arriva nessun esempio rassicurante che mostri che si interviene anche sull’evasione fiscale, sugli sprechi e le pensioni dei parlamentari, sui contributi clientelari diffusi.
Mi rendo conto di ripetere stancamente cose banali: un’altra grande arma di questo governo è renderci noiosi a noi stessi, stufi per primi del nostro vittimismo. Ma ci sono vittimismi legittimati dal trovarsi a essere vittime. Che è quello che è successo, non per suo desiderio, alla scuola pubblica italiana. DARIA BIGNARDI
Mi rendo conto di ripetere stancamente cose banali: un’altra grande arma di questo governo è renderci noiosi a noi stessi, stufi per primi del nostro vittimismo. Ma ci sono vittimismi legittimati dal trovarsi a essere vittime. Che è quello che è successo, non per suo desiderio, alla scuola pubblica italiana. DARIA BIGNARDI
Nessun commento:
Posta un commento