giovedì 16 giugno 2011

BRUNETTA E I PRECARI

Avete già visto il video in cui Renato Brunetta fornisce la sua versione sull'ormai celeberrima frase "questa è la peggiore Italia"? Sì?
Fa niente, guardatelo di nuovo insieme a me:
Ricapitoliamo, vi va? Ecco quello che si vede nel video:
  1. la precaria cerca di parlare;
  2. Brunetta si volta indispettito e se ne va, dicendo "grazie, arrivederci, buongiorno, arrivederci";
  3. subito dopo il ministro aggiunge: "questa è la peggiore Italia, grazie".
  4. Brunetta attraversa la sala e a questo punto arrivano gli insulti.
Eccovi, invece, la versione di Brunetta:
  1. la precaria cerca di parlare;
  2. Brunetta le dice "scusi, l'argomento è troppo complicato e lungo, non ho il tempo per trattarlo";
  3. il ministro scenda dal palco e arrivano gli insulti;
  4. solo a questo punto Brunetta aggiunge: "questa è la peggiore Italia, grazie".
Vedete come può essere cruciale, una questione di secondi?

METILPARABEN
Brunetta (dei Ricchi e Poveri)
Quella sì che era un mito, come diceva Maurizio Micheli anni e anni fa. Quando, appunto, non c'era l'altro Brunetta, vai mai ad immaginare che possa diventare ministro della Repubblica italiana uno così. Uno che, per il fulminante teorema di De André sui nani, sarebbe "una carogna di sicuro", se tutto si potesse risolvere con una canzone o una ballata dell'immenso Fabrizio.
Purtroppo non è così, e l'ultima del ministro small la conoscete ormai tutti, voltare le spalle ad un gruppo di precari che gli volevano fare una domanda."Siete la parte peggiore del paese" ha detto sghignazzando, mentre infilava la porta, lui che per dare un giudizio del genere deve porsi in alto rispetto agli altri, ed è veramente difficile, quasi impossibile, associare la parola "alto" con la parola "Brunetta": non ce ne voglia, ministro.
ALDRO (L'Unità)
Brunetta, il ministro in fuga dalla realtà

Brunetta ha poi spiegato che non ce l’aveva coi precari, ma coi provocatori. Come si dice dalle sue parti, «el tacòn xe peso del buso». Infatti il ministro si è dimenticato di ciò che aveva dichiarato la sera prima in tv da Lilli Gruber, quando si era esibito in una tiritera luogocomunista sui giovani che lamentano la mancanza del posto fisso invece di andare a scaricare le cassette di frutta al mercato. Ora, nel vasto campionario del precariato italiano, ci sarà anche una percentuale endemica di fannulloni e di schizzinosi. Ma le storie che piovono ogni giorno sui tavoli delle redazioni raccontano una realtà diversa. Raccontano di laureati costretti ad andare all’estero dopo aver attraversato decine di impieghi saltuari e sottopagati. Raccontano di giovani che invecchiano facendo di tutto, soprattutto i lavori più umili, nella vana attesa di trovare lo sbocco a cui li destinavano i loro studi e le loro attitudini. Raccontano di fallimenti professionali ed esistenziali, dovuti non all’incapacità della persona, ma a un sistema bloccato da troppi privilegi, in cui solo le conoscenze politiche e familiari consentono di ottenere ciò che il merito non basta mai a garantire. Il centrodestra era stato votato, immagino, per sfasciare con riforme liberali il vecchiume di questo Paese, non per eternarne i conservatorismi. Invece si è smarrito in una rappresentazione della realtà più adatta alle dispute da bar che a un ceto dirigente moderno. I disoccupati non lavorano perché non hanno voglia di farsi venire i calli alle mani (parola di Brunetta e Sacconi, che in un’altra era furono socialisti, forse a loro insaputa). E il popolo di sinistra è bravo a montare scenette spiritose sui siti Internet «perché non ha nient’altro da fare» (parola dell’onorevole Stracquadanio, lavoratore indefesso, a cui per carità di patria ho depurato il linguaggio da trivio).
La parabola del fustigator Brunetta racchiude la storia di questo governo e di questi anni. Il ministro che prendeva gli applausi quando diceva che gli statali erano dei fannulloni, adesso prende i fischi quando afferma che fannulloni sono tutti gli italiani senza un posto garantito, statali precari compresi. In mezzo è cambiato il mondo, ma Brunetta evidentemente non se n’è accorto. In questo assomiglia molto al suo principale.
MASSIMO GRAMELLINI
Qui il video di Brunetta in fuga dai precari
http://vukicblog.blogspot.com/2011/06/era-di-fretta.html

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