sabato 31 maggio 2008

La bellezza ci salverà e si chiama suor Cristina

dal blog di Daria Bignardi
postato il 14 maggio 2008
Non ha tutti i torti Grillo quando se la prende con i giornalisti. L’ultima che hanno combinato è stata terrorizzare i visitatori della Fiera del libro di Torino: «Ci saranno disordini, attentati, inondazioni». Sarà stato anche merito di azioni di sicurezza preventive, ma non si era mai vista una Fiera tranquilla come quest’anno, e i cortei un po’ anacronistici che sabato hanno manifestato contro il Paese ospite Israele erano pacifici come non mai. L’unico terrorismo è stato quello dei media, e la vittima il Salone, con meno visitatori del solito: si facciano un esame di coscienza i miei colleghi che da settimane attizzavano inutili polemiche tra intellettuali pro e contro Israele. Se molti hanno deciso di non andare a Torino perché hai visto mai che sia pericoloso, la colpa è loro e del viziaccio insopportabile di cercare di alzare la temperatura di giornali e telegiornali senza idee con polemiche e scandali. Intanto Torino è più bella che mai e i torinesi sono giustamente orgogliosi del loro sindaco, della loro città pulita, coi caffè all’aperto, le mostre, i musei come quello del Cinema che è una favola e vale da solo il viaggio. Per non parlare del Museo Egizio, della stupenda Galleria Sabauda, di Palazzo Madama… Torino ormai è più bella di Milano e più contemporanea di Roma. È l’esempio fatto città che «si può fare», se si è capaci. Beati loro che hanno saputo usare i soldi dell’Olimpiade per fare bella la città: che Milano e la sua Expo vadano in gita alla Mole e prendano appunti.Il tema della Fiera era «Ci salverà la bellezza». Senza punto interrogativo. La cosa più bella che ho incrociato in Fiera è stata un’idea: quella della Biblioteca Vivente. Un progetto riconosciuto dal Consiglio d’Europa come strumento per la promozione dei diritti umani e della dignità umana. Una biblioteca con molti titoli da sfogliare, ma umani. «La femminista», «Il teenager», «La lesbica», «La ragazza dell’Est», «Il gay disabile», «L’arbitro», «L’uomo nato femmina». Io ho scelto di sfogliare suor Cristina delle figlie di san Vincenzo, che compariva nel Catalogo come «Suora e Musicista».L’ho richiesta, l’hanno chiamata, abbiamo parlato un’ora: 39 anni, originaria della provincia di Parma, l’attivissima suor Cristina mi ha detto di non trovarsi a disagio in un catalogo pieno di gay, lesbiche e transessuali perché secondo lei «oggi i veri devianti sono i religiosi». Lo diceva con un gran sorriso e molta concretezza perché a lei quel che interessa è fare del bene, non polemiche. Le ho chiesto come fa a vivere una vita di conoscenza senza il motore del dubbio e mi ha risposto che lei ha una certezza sola: Dio è amore. Tutto il resto, le regole e il potere della Chiesa, lo trova opinabile. Degli allarmismi dei giornali non le interessava niente: lei lavora coi senzatetto, sgobba tutto il giorno, non ha tempo da perdere. Abita a Torino in un convento donato al suo Ordine da un re. Metà l’hanno chiuso per risparmiare sul riscaldamento e le tasse sulla spazzatura. A suor Cristina è sembrata un’ottima idea, «tanto siamo poche perché c’è la crisi delle vocazioni».Se sarà la bellezza a salvarci, me la immagino spiccia e sorridente come suor Cristina, donna pratica e suonatrice di violino.








Risposta di suor Cristina Figlia della Carità a Daria Bignardi (estratto)






E’ vero che la diminuzione delle forze attive ci costringe alla chiusura di opere, spesso con non poca sofferenza, ma noi rimaniamo convinte che non è il numero che fa l’espressione dell’Amore, ma l’intensità, la qualità, il fuoco interiore con cui si vive il proprio cammino di vita!
Approfitto per qualche riga sul tuo post successivo… il problema non è lo straniero, il clandestino, il criminale, il diverso, poiché ognuno di noi può esserlo a secondo del contesto in cui vive e delle norme vigenti in quel momento - un giorno forse qualcuno approverà una legge in cui si decreta l’illegalità dell’amare il nemico: allora anch’io sarò una criminale - .
La questione è che questo nostro mondo non vuole più vedere la sofferenza, il dolore, non vuole più confrontarsi con il limite, perché nell’altra persona in difficoltà si specchia la nostra fragilità, la nostra debolezza, la nostra incapacità di affrontare veramente i problemi. L’idea dominante è l’efficienza - più che l’efficacia - , la produttività… occorre il sorriso smagliante e spensierato, il fisico in salute e tonico… Poco conta se tutto questo cela abissi di solitudine ed amarezza.
La realtà delle cose è che la vita non è facile per nessuno e se si riuscisse a vedere nell’altro il tassello che manca alla propria felicità da costruire ogni giorno, e a scoprire in se stessi l’immensa possibilità di partecipare alla crescita dell’altro allora, forse, inizieremmo a pensare che il benessere, la felicità, la pienezza dell’esistenza si raggiunge insieme, senza escludere nessuno. La presenza dell’altro, di ogni altro diverrebbe esigenza di vita. Da soli non si vive, infatti neppure l’eremita vive solo, ma con Chi gli porta in casa tutto il mondo grazie alla preghiera.

giovedì 29 maggio 2008

Il paese che odia i giovani

(Passi tratti dal testo di Curzio Maltese Come ti sei ridotto, pubblicato nel 2006)

Non capisco perché noi italiani odiamo tanto i giovani, a partire dai giovanissimi, dai bambini. Non ci hanno fatto (ancora) nulla. Senza contare che non esiste sentimento peggiore di un odio inconsapevole, camuffato addirittura dalla convinzione di amare. D’accordo, la questione giovanile non va più di moda, e meno male. Soltanto nominarla infastidisce tutti, a cominciare dai diretti interessati, i giovani. Era l’ossessione degli anni sessanta e settanta, quando i giovani avevano molte più speranze
Ma se la vitalità di un paese si misura con il ruolo delle nuove generazioni, allora l’Italia non è in declino. È in coma. E neppure tanto vigile. “Avevo vent’anni e non permetterò a nessuno di dire che è l’età più meravigliosa della vita”, scrive Paul Nizan. Ma qui l’età meravigliosa non arriva neppure a venticinque, trenta, trentacinque.
La società italiana i giovani li coccola, li vizia ma non li ama. Vanta di continuo i sacrifici fatti per loro, che non è bello, e li tiene stretti nella morsa familiare fino al limite.
Chi ama lascia libero. “I nemici si tengono stretti” è un precetto della mafia. È del resto strano che, in un paese dove i figli – le creature – sono tanto amati, una donna condannata a trent’anni per infanticidio come la signora Franzoni possa diventare una diva della tv, attraverso centinaia di ore di programmi dove si rivive nel dettaglio il massacro di un bambino di tre anni in una camera da letto trasformata in stanza degli orrori, senza che a nessuno scatti la normale, antica identificazione con il bambino o con gli altri due figli della signora che sono rimasti a casa a guardare.
A parte questi tratti patologici, l’odio per i giovani è nei numeri di una pazzesca emarginazione.
Nella nostra vita pubblica, le persone tra i venti e i quarant’anni non contano nulla. Abbiamo la classe dirigente più anziana d’Occidente e i livelli di occupazione giovanile più bassi dell’Europa ricca. In più, quelli che lavorano sono precari, mal pagati. Un ventenne o un trentenne italiano guadagna in media la metà di un coetaneo inglese o tedesco. Perfino mille euro in meno di uno spagnolo. La “paghetta” è la principale fonte di entrate per due terzi di giovani italiani, contro il 15 per cento dei britannici. Il 66 per cento degli italiani dai diciotto ai trentacinque anni abita ancora con i genitori. È il quadruplo degli inglesi, e con i confronti preferisco fermarmi qui […] La statistica agghiacciante sulla permanenza nella casa paterna non ha mai scatenato un dibattito sul diritto alla casa: comicamente, è considerata una prova di attaccamento ai valori della famiglia. E i giovani italiani amano la famiglia al punto che si guardano bene dal farsene una.
All’università è ridotto a fare il portaborse del barone e scrive in un metalinguaggio accademico lontanissimo dalla semplice bellezza delle parole amate nell’infanzia. I pochi studenti che per vent’anni hanno coltivato in clandestinità la propria intelligenza, alla laurea giustamente emigrano all’estero, in misura sempre crescente. L’anno scorso nei soli Stati Uniti sono scappati in seimila.
Un’altra missione cruciale del sistema dell’istruzione è proteggere e far accettare ai giovani l’immobilità sociale. L’Italia è un paese dove chi nasce povero muore povero e chi nasce ricco muore ricco anche se è un imbecille. Per un giovane italiano di talento le possibilità di migliorare la propria condizione economica sono un sesto rispetto a un coetaneo statunitense. L’antimeritocrazia è il criterio, lo strumento è il familismo. La rassegnazione che circonda la faccenda è deprimente.
CURZIO MALTESE

mercoledì 28 maggio 2008

Lettere alle Eccellenze di un Paese malato

a Renato BrunettaMinistro Pubblica amministrazione e l'Innovazione
di LUIGI MALFI - http://www.blogdelconfronto.it/
(estratto)

Eccellenza Illustrissima,
Nella Pubblica Amministrazione, Eccellenza, oltre ai fannulloni di vocazione esiste un’altra categoria di lavoratori che, da una stima troppo superficiale, sono associati alla macrocategoria dei fannulloni cronici: sono i “fannulloni indotti”, a cui fanno capo tutti quei lavoratori che, a causa di meri tornaconti dei politici, si vedono scippati della dignità del lavoro. Questo accade quando i signori amministratori della cosa pubblica hanno l’interesse di affidare a soggetti esterni compiti d’istituto sottraendoli a quei lavoratori che per decenni li hanno svolti con impegno e dedizione. Tutto ciò, Eccellenza, risponde alla logica del “profitto politico”.
Vorrei, Eccellenza, sottoporle qualche caso di cui sono stato testimone diretto e che ha interessato nella mia ex Amministrazione molte centinaia di operatori. La mia Amministrazione, onorevole, è quella tristemente famosa della Regione Campania, diventata triste cloaca con l’avvento delle Giunte Bassolino. Si sa, il personaggio è noto per la “munnezza”, ma mi creda tutto ciò che ha toccato questo novello “Re Mida” è diventato nel migliore dei casi spazzatura.
Veniamo a noi Eccellenza, sin dai tempi dell’istituzione dell’Ente, il servizio preposto all’amministrazione contabile del personale è stato sempre garantito da operatori interni, con efficienza, serietà e competenza; non si capisce, o meglio si capisce, perché è stato affidato dalla Giunta presieduta dall’anzidetto “Faraone della munnezza” ad una ditta esterna che non avrebbe neppure sede operativa in Campania. A proposito, volendo fare gli gnorri, non si spiega perché ogni foglio dello stesso statino paga venga imbustato singolarmente e a ciascun dipendente vengono recapitate tante di quelle buste. Sempre di “buste” si tratta.
Veniamo al secondo caso, quello della formazione professionale. Mi creda, Eccellenza, se con la munnezza e tutti i suoi risvolti ed implicanze il governatoricchio ha giocato con l’immagine della nostra terra e non solo, con la formazione l’ha fatta ancora più sporca, ha giocato con l’avvenire e le aspettative di decine di migliaia di giovani campani.
Esistevano nella Regione una quarantina tra CFPR (Centri di Formazione Professionale Regionali) e COP (Centri di Orientamento Professionale) che garantivano un servizio di Formazione Professionale, anche negli istituti di pena, più che accettabili, con qualche punta di vera eccellenza, tutto grazie all’entusiasmo, la volontà e l’abnegazione di centinaia di operatori.
Con la venuta del “Faraone” anzidetto, alle strutture regionali non sono state affidate più attività formative, questo a tutto vantaggio di soggetti gestori (lautamente finanziati) dalle dubbie capacità. Si sa, Eccellenza, gli operatori regionali preposti non erano omologabili tra i suoi clienti, mentre quelli “dipendenti” dai rabberciati soggetti gestori sono tenuti alle logiche della lottizzazione. A tanto va aggiunto lo scandalo delle attività autofinanziate. Un discorso a parte dovrebbe essere fatto per gli Istituti scolastici statali che dovrebbero spendere le loro energie a risolvere i problemi dell’istruzione senza andarsi ad impelagare in quelli della formazione, ma si sa una manciata di lenticchie fa comodo a tutti.
Eccellenza questi operatori sono stati lasciati, loro malgrado, per anni senza carico funzionale.
Per non cambiare settore si potrebbe affrontare il tema: delle società di revisione lautamente pagate per un servizio sempre garantito dal personale regionale; delle società di formazione a cui sono stati affidati corsi e corsini di aggiornamento del personale regionale che poi si voleva comunque tenere senza mansioni, solo perché ………………..
Complice in tutto questo una classe di pseudo dirigenti, raccattati nelle servitù partitiche, a cui è stato garantito un concorso per l’acquisizione del ruolo.
Eccellenza questo ha portato al prepensionamento di molte centinaia di dipendenti regionali che hanno preferito gettare la spugna anziché continuare a subire azioni di vero e documentato mobbing che potrebbe innescare un rosario infinito di azioni legali sia nei confronti dell’Ente che dei pseudo dirigenti. Un’operazione di pensionamento incentivato e artatamente preparato per far spazio ai manutengoli del governatoricchio. Come i Re egizi dell’antichità, anche il nostro “faraone della mutezza” tende a sopravvivere a se stesso attraverso le sue “opere”.
La ringrazio per la cortese attenzione.


Questo Post è pubblicato su “IL BLOG DEL CONFRONTO” all’indirizzo
http://www.blogdelconfronto.it/

lunedì 26 maggio 2008

Cottolengo e l’abbandono nella Divina Provvidenza

Pochi giorni fa la superiora di un convento mi ha messo tra le mani la biografia di San Giuseppe Cottolengo, il fondatore dell’omonima istituzione ospedaliera che si occupa del ricovero di storpi, paralitici, deformi, svantaggiati mentali, ammalati gravi, derelitti, orfani e dimenticati di tutto il mondo. Una missione che richiede un carisma particolare, e che è praticata amorevolmente dalle suore della Divina Provvidenza, la cui casa madre – com’è noto – si trova a Torino.
Devo dire che questa lettura mi ha fatto bene. Anche io quando parlo di Aristotele ai miei giovani e vispi alunni mi preoccupo di ricordare loro che il Dio dei cristiani è diverso dal Dio greco, perché non è un’entità lontana ed estranea alle cose del mondo, ma è Provvidenza e Amore. Questo è ben evidente nella vita di questo santo, che ha vissuto profondamente l’abbandono nell’aiuto di Dio, e che si diceva “ottimamente assistito dalla protezione della Vergine e dalla Provvidenza Divina”.
San Giuseppe Cottolengo dice: «La Piccola Casa è aperta per soccorrere gli abbandonati. Chi ha raccomandazioni non può considerarsi abbandonato. Se accettiamo chi non ha nessun appoggio umano, la Provvidenza è obbligata ad intervenire in loro aiuto». In un momento di difficoltà afferma: «Non ho confidato abbastanza nella Provvidenza, e così mi trovo in strettezze: il Signore mi castiga».
Ed ancora: «Non registrate quello che la Provvidenza ci manda. Essa sa tenere i registri meglio di noi. non cercate nemmeno di conoscere il numero dei ricoverati. Non immischiatevi negli affari della Provvidenza. E non affannatevi, perché essa non ha bisogno di voi»; «Nelle sue opere la Divina Provvidenza adopera non già continui miracoli, ma per lo più mezzi umani».
E la sua Piccola Casa lo sperimentò quotidianamente, con elargizioni inattese che arrivavano quando si raschiava il barile e si profilava il rischio chiusura.
Una vita eroica, che andrebbe fatta leggere ai giovani credenti o non credenti, ma ansiosi di vivere eroicamente.

Saviano e la caverna

“Gomorra” è un film crudo e realistico. Scampia, il più grande mercato all’aperto di droga di tutto il mondo, è senza speranza, tutti sono imprigionati dal “Sistema”, i morti ammazzati e le faide non si contano. Il degrado urbanistico e umano imperversa in ogni angolo, come la sporcizia e l’ignoranza. Perché i rifiuti in Campania? Perché la camorra li importa da tutto il mondo e li sversa nei terreni di questa regione, dietro compenso di imprenditori, lobby ed affaristi. La camorra, poi, reinveste i soldi sporchi delle estorsioni e dei traffici illeciti in numerose attività lecite: persino nella ricostruzione delle Torri Gemelle! Incredibile. Alla fine del film in sala cala il silenzio più totale e si rimane incollati alle sedie a cercare di riprendersi da quello a cui si è appena assistito. Viene da pensare alle palle ha avuto Saviano nel mettersi da solo contro questa colossale organizzazione criminale. Viene in mente il mito della caverna di Platone. Quelli che riescono a liberarsi dalle catene e a vedere il sole fuori dell’antro in cui sono imprigionati, tornano indietro per comunicarlo ai compagni. Ma hanno voluto vedere il sole, hanno voluto scoprire la verità. Hanno rivelato l’ignoranza che ottenebra le menti e i cuori dei loro compagni. Per questo vengono uccisi. Si sono resi odiosi per avere ferito nell’intimo l’amor proprio delle altre persone. E questo non è stato loro perdonato. E così Saviano deve vivere oggi una vita blindata, perennemente con la scorta alle costole, per avere effettuato un’operazione che ricorda in tutto e per tutto quella dei prigionieri usciti dalla caverna, che hanno mostrato le tenebre dell’ignoranza ai loro compagni.

lunedì 19 maggio 2008

Vivere da eroi

E’ quanto ha auspicato il parroco di Niscemi nell’omelia per il funerale di Lorena Cultraro, la 14enne uccisa e gettata in un pozzo da quattro bulletti di periferia che si spacciavano per suoi amici.
Una vicenda orribile, che ha fatto riflettere sul vuoto e sulla solitudine di queste giovani vite, e che sgomenta per la crudeltà e per l’assoluta incoscienza con cui tale delitto è stato commesso.
A me ha fatto riflettere su quanto la replica continua di episodi di bullismo sui giornali e sulle tv stia forse innescando un perverso meccanismo a catena, basato sull’imitazione di modelli negativi.
Che si cominci a parlare, di grazia, anche delle migliaia di giovani impegnati che nella società, in maniera quasi sempre silenziosa, portano il loro contributo in termini positivi, che hanno voglia di fare ed entusiasmo per le cose che fanno. Chi ci lavora a continuo contatto e questi giovani li conosce lo sa. Ed impara a voler loro bene. Perché sono una fonte continua di energia e perché danno il loro affetto in maniera disinteressata. Giovanni Paolo II aveva continue parole di incoraggiamento per i giovani ed era spesso tra di loro. Forse per questo sotto il suo pontificato non si sentiva parlare troppo spesso di violenza giovanile. Lui nei giovani ci credeva. Gli episodi di bullismo, violenza, razzismo, fanno più audience e fanno vendere più copie ai giornali, ma per fortuna non rappresentano tutto il mondo giovanile.

Senza speranza

“Gomorra” è uscito in questi giorni nelle sale cinematografiche ed ha già ricevuto un prestigioso premio a Cannes. Il regista, Matteo Garrone, definisce Gomorra – tratto dal libro inchiesta di Roberto Saviano – un “film apocalittico”: la rappresentazione di una condizione di vita che schiaccia la popolazione del Sud, senza che sia possibile uscirne. Chiunque, come la sottoscritta, sia nata e vissuta al Sud per poi migrare verso altri lidi, sa che non è un libro o un film ad essere apocalittico e senza speranza: è la condizione di vita del meridione d’Italia, coi suoi mali radicali da secoli ed inestirpabili dagli uomini di buona volontà. Con i suoi circoli viziosi da cui, per chi rimane, è impossibile liberarsi. Il capitolo “mondezza” e sommosse varie correlate è solo la punta di un iceberg del degrado sociale diffuso. Fa male affermarlo, da parte di una meridionale a cui manca il sole del Sud, che è legata alla sua terra ed ai suoi ricordi, che conosce il “core” della brava gente (tantissima) che abita in questi luoghi, ma che è dovuta fuggire perché ha imparato a sue spese che davvero sono luoghi senza speranza, dove nulla è destinato a cambiare (in meglio) e lottare, da soli o uniti, è combattere contro i mulini a vento.
Quel grande cronista che è Giorgio Bocca già diversi anni fa aveva pubblicato un libro dal titolo “Profondo Sud male oscuro”, in cui parlava delle piaghe della malavita, organizzata e non, dell’usura, dei commerci illeciti, degli appalti truccati, del mangia mangia post terremoto, della sanità malata, della politica impotente e corrotta. Bocca proviene dal Nord Ovest d’Italia, cioè da una delle zone più ricche e produttive della Nazione, e dopo un lungo viaggio nel Sud parlava a ragion veduta.
Poi sono venuti “Report” e “Striscia la notizia” e dai tempi di Bocca nulla è cambiato. La mia generazione è cresciuta e divenuta adulta, ognuno ha preso la sua strada (possibilmente lontano) e nulla è cambiato. Un giovane, Roberto Saviano, ha avuto il coraggio della denuncia e questa ha fatto molto male ai camorristi citati nel libro per nome e cognome, tant’è che Saviano oggi vive sotto scorta.
Il Sud ha bisogno di libertà. Invece sta morendo tra i rifiuti e l’inerzia più totale. Senza speranza.

Individua il soggetto e colpisci

Marco Travaglio, noto giornalista Rai della trasmissione “Anno Zero” con Michele Santoro, ha presentato il suo libro Se li conosci li eviti ed io ero tra il mucchio di persone rimaste fuori all’aperto sotto la pioggia perché l’enorme sala non conteneva più nessuno.
Con il solito aplomb, Travaglio è tornato sull’affaire Schifani, sottolineando che della connivenza del numero due del Governo con “Cosa Nostra” si era già parlato nel 2002 sull’Espresso, per cui anche i suoi detrattori non hanno potuto accusarlo di avere detto una cosa falsa. Schifani se l’è presa a morte con lui perché è andato a ripetere queste cose da Fabio Fazio.
Nel corso della serata ce c’è per tutti. Alemanno? “Un microcefalo. Non sa nemmeno reggere un dibattito”. Rutelli? “I romani credevano di essersene liberati, e invece si è ricandidato”. Lucia Annunziata? “La sua prosa non la capisco, è più forte di me”.
E mentre il suo libro andava a ruba, Travaglio continuava l’affondo su Schifani & company.
Per poi concludere: “Tutta questa storia ci dice una cosa: che il giornalismo italiano non è deciso dai giornalisti ma dai politici. Sono loro che decidono cosa deve passare e cosa no. Sono loro che rilasciano dichiarazioni e interviste. Ecco perché tutti i quotidiani nazionali sono uno la copia dell’altro. E sono destinati a morte sicura, visto che sulle prime pagine non compare altro ciò che è stato detto in televisione la sera prima. Ma quello che non passa in televisione è un mare magnum che non vi dico. Sapete perché “Libero” vende? Perché Vittorio Feltri, di cui io non condivido neppure come si taglia i capelli, è un giornalista capace ed intelligente, che ogni giorno fa una prima pagina contenente argomenti che non compaiono su nessun altro giornale. Solleticando anche la curiosità e gli istinti più bassi dei lettori. Ma del resto i giornali si fanno per essere venduti. Non per prendere i finanziamenti dello Stato. E “Libero” vende, e prende anche i finanziamenti dello Stato di cui non avrebbe bisogno”.
Devo dire che per Vespa, Gian Antonio Stella, Travaglio (che per altro mi è molto simpatico) questa nicchia – individua il politico corrotto e facci i libri – rende proprio bene. Basta che Travaglio accenni al “riporto” di Schifani ed al suo “rapporto” coi mafiosi che tutta la platea vada in visibilio.
Come se la corruzione nella politica fosse un’invenzione del XXI secolo.
Certo che no. Ma forse mai come oggi la “casta” solletica le curiosità popolari e rende ai giornalisti più esperti di comunicazione in termini di denaro. E’ questa la vera novità del XXI secolo.
Quindi, giovani aspiranti giornalisti che non vogliate rimanere anonimi cronisti di provincia: individuate un pezzo grosso e cominciate a lavorarci attorno. Oppure fate come Granellini che dei “Cuori allo Specchio” (fortunata rubrica di cuori afflitti che tiene settimanalmente su La Stampa) ci ha fatto pure un libro. E magari si diverte pure di più. Se vi va bene può diventare la vostra fortuna. Ma ricordate che bisogna essere all’altezza.

venerdì 16 maggio 2008

Esasperazione

Dopo che nel napoletano la popolazione esasperata ha preso d'assalto ed incendiato uno dei campi nomadi lo Stato si accorge che esiste un "problema sicurezza" ed inizia a fare rastrellamenti e controlli a tappeto in varie regioni italiane.
Dopo la "munnezza", il degrado, i palazzi fatiscenti, la gente del Sud dice basta. Tutto si può sopportare, ma non si può perdonare il tentativo di sequestro di una bambina indifesa da parte di una giovane rom di uno dei campi nomadi del luogo dove il fattaccio è successo. Eh no: i figli so' piezz 'e core. Le mamme ed i papà napoletani non ci stanno più.
Serviva un rigurgito di orgoglio e l'esplosione di rabbia di gente esasperata per puntare i riflettori su questa gente del Sud troppe volte ferita nella sua dignità. Gli immancabili buonisti di turno prendono le parti dei disperati rom, accusano gli italiani di razzismo, condannando il giro di vite e l'espulsione immediata di questi soggetti. Ma forse dimenticano che nella piramide sociale il "bisogno di sicurezza" sta scavalcando tutti gli altri, in questi tristi tempi.......

Figli di un dio minore

dal blog di Rosario Lavorgna (giornalista)

Che i panni sporchi si lavino in famiglia questo lo sapevamo ma che ci sia qualcuno che per forza vuole un lavacro pubblico, specie in politica, questa è una novità a cui ci ha abituati da qualche tempo un giornalista d'assalto come Marco Travaglio. Una lingua tagliente, un cervello acuto, una psicosi unica per Berlusconi e company, manco se il neo incaricato presidente del consiglio ed i suoi adepti fossero tanti criminali di guerra. L'impostazione di Travaglio non si è mai capita, almeno lui è stato bravo a non far intendere al suo interlocutorio le sue reali intenzioni, ma un fatto è scontato: da Luttazzi ad oggi Marco Travaglio ha accresciuto una popolarità da personaggio tv che mai si sarebbe sognato di poter ottenere con il giornalismo spicciolo. Facendo solo il giornalista non avrebbe mai raggiunto quella popolarità di cui gode adesso dopo essersi scagliato, unidirezionlmente, contro l'establishment Berlusconi. Ma chi ha armato e continua ad armare la lingua di Travaglio? Lo so che è stupido chiederselo, però siccome la politica ci ha insegnato a vivere d'aria fritta, almeno cerchiamo di insaporirla in modo tale che non sempre ci vada di traverso. Personalmente ricordo l'arrivo a Napoli di Marco Travaglio, invitato insieme a De Magistris ad una conferenza lo scorso dicembre. Si parlava di rifiuti, di emergenza in Campania e, ovviamente, del suo ultimo libro sulla politica. Mi trovavo in quella circostanza solo in veste di fotoreporter eppure le sue parole, il suo modo di porsi alla platea come un 'sapientino' della clementoni mi irritarono e non poco. Quattro battute mascherate dal perbenismo di cordata circa l'emergenza rifiuti e poi giù con valanghe di accuse ed improperi nei confronti del 'diablo' di Arcore e del suo enturage. Un copione oramai sgualcito ma che in certi ambienti fa sempre comodo riproporre. Ma forse Travaglio ha ragione: in questo mondo di ladri ed illusionisti, l'unico modo per far carriera nel nostro mestiere è prendere di punta qualcuno e darci dentro con il massimo dela perizia professionale. Prima o poi fotografi e cineopaeratori si apposteranno anche dietro le porte delle nostre case e ci condurranno diritti verso i salotti televisivi più in d'Italia. Che dite? ci provo anch'io?

giovedì 15 maggio 2008

Questione meridionale?

L’Italia cambia pagina, il Sannio no
di Gianandrea de Antonellis

I commentatori politici, nel considerare la schiacciante vittoria di Alemanno, sono stati concordi nell’attribuirne la causa all’incapacità della gestione Veltroni di affrontare alcuni temi importanti – innanzitutto la sicurezza – e nella impresentabilità di una coalizione (PD + Sinistra arcobaleno), fallimentare con Prodi (lo ha confermato lo stesso ministro degli Interni Amato nella sua ultima conferenza stampa) e presumibilmente fallimentare anche con Rutelli.
Alla luce della scelta oculata degli elettori romani, dunque, sembra ancora più incomprensibile la scelta dei Beneventani di riconfermare una coalizione che, a parte gettare un bel po’ di denaro pubblico in viaggi in America per il Columbus’ Day e per le dubbie installazioni “artistiche “ di Arcos, non ha espresso alcuna seria politica culturale né ha dato una impronta che non fosse quella della continuata subordinazione alla politica napoletana (le discariche di rifiuti incombono…)
In realtà il voto beneventano è stato abbastanza simmetrico a quello nazionale, con il Pd al 15% (quindi abbondantemente perdente nel caso si fosse presentato autonomamente), la Sinistra estrema sotto il 4% e con una buona affermazione delle liste Di Pietro e Socialista.
La sostanziale differenza rispetto al trend nazionale, fondamentale ai fini della vittoria di Cimitile, è stata data, ovviamente, dalla presenza dell’Udeur, sopravissuto solo (ahimè) a Benevento, che continua a condizionare la politica locale.
A questo punto, delle due l’una: o i Sanniti hanno capito (e sarebbero gli unici in Italia) che la via proposta dal partitino (dati nazionali alla mano) di Mastella è la soluzione migliore, perché coniuga valori cristiani a visione democratica e sociale della politica, oppure si sono lasciati abbindolare dalle usuali promesse elettorali di “posti fissi”.
Le proteste di una linea politica nobile, attenta ai valori cristiani, da tempo sbandierata da Mastella, vengono però smentite dall’alleanza utilitarista a livello locale con gli stessi ex alleati del governo nazionale (escluso l’ex assessore Medici, unico ad aver dimostrato un po’ di coerenza). Sfumato, come evidentemente pretestuoso, il richiamo ai valori cristiani, rimane la gestione della bassa politica, la promessa di posti fissi, lo scambio vicendevole di favori. Niente di più di quanto già visto in tante altre tornate elettorali, insomma.
Morale della favola: gli elettori hanno premiato la coalizione che ha portato la nostra città in fondo alla classifica della vivibilità… c’è ancora da chiedersi perché esiste una ”questione meridionale”?

lunedì 12 maggio 2008

Bambini italiani, i più curati al mondo

Finalmente una notizia che ci apre il cuore. Secondo una recente statistica effettuata a livello mondiale, l'Italia è al primo posto per le cure parentali rivolte ai bambini. I nostri bimbi sono i più curati, nutriti ed accuditi a livello mondiale.
E le mamme italiane? Diciannovesime per quanto riguarda la cura di sé stesse. Le prime al mondo sono le svedesi, islandesi e norvegesi.
All'ultimo posto il Niger: qui i bambini sono per la maggior parte malnutriti, soggetti a malattie ed inoltre una bassissima percentuale va a scuola.

sabato 10 maggio 2008

ALDO MORO, 30 ANNI FA: ISPIRAZIONE RELIGIOSA E RISPETTO DI OGNI COSCIENZA

dal blog di Stefano Gentili

Oggi per la prima volta al Quirinale si celebra il "Giorno della Memoria" per ricordare tutte le vittime del terrorismo interno e internazionale.Non è un caso che sia stato scelto il giorno in cui 30 anni fa veniva barbaramente assassinato Aldo Moro, la più importante personalità politica di quegli anni, intellettuale fine e complesso, capace di sintonizzarsi come nessun altro con quello che si muoveva nella turbolenta società di allora.Anche io voglio rispettare un minuto di silenzio per ricordare il suo esempio e il suo insegnamento e rileggere insieme a voi alcuni periodi di un articolo che ebbe a scrivere per il quotidiano "Il Giorno" nella Pasqua del 1977...........

venerdì 9 maggio 2008

Rete di donne extracomunitarie

Ieri sera ho assistito ad una convention in cui delle donne extracomunitarie emigrate in Italia erano invitate a parlare della loro esperienza. C'erano una bosniaca, due rumene, una senegalese ed un'altra africana. Quasi tutte di religione musulmana. Hanno parlato delle difficoltà immani di inserimento, sia lavorativo che sociale, delle loro solitudini e delle loro paure. Una di loro si è chiesta ed ha chiesto alla gremita platea: "Che rapporto c'è tra il velo, che io porto per libera scelta, ed il fare le pulizie? Quando mi vedono con questo velo non mi danno lavoro. Io porto il velo come una suora porta il suo e nessuno ha da ridire". Chissà la Santanché cosa avrebbe detto.
La cosa impressionante era la proprietà di linguaggio di queste donne, proveniente da mondi e culture molto lontani dalle nostre, e la rete che sono state capaci di creare, anche attraverso associazioni apposite.
C'è da riflettere su quanto queste donne, unite dalla sofferenza e capaci di compattarsi, potrebbero insegnare a noi donne italiane.
Che la prossima rivoluzione venga da loro?

mercoledì 7 maggio 2008

La tastiera del pc? Più sporca della tavoletta del water

di david frati Pensiero Scientifico

Nelle tastiere dei nostri computer vivono migliaia di specie batteriche, tra le quali molte pericolose per la salute, come l'Escherichia coli e gli stafilococchi. Lo dimostra un test condotto dal microbiologo britannico James Francis, che ha preso in esame e messo a confronto 33 tastiere di pc, una tavoletta del water e una maniglia di una porta di un bagno pubblico.

I risultati? Sconcertanti. In media la carica batterica delle tastiere è risultata più elevata di quelle della tavoletta del water e della maniglia, e in una tastiera addirittura era 5 volte più elevata!
"Le tastiere dei computer sono chiaramente contaminate", spiega Pascal James Imperato, primario del dipartimento di Medicina preventiva allo State University of New York Downstate Medical Center.

Aaron Glatt, presidente del New Island Hospital di Bethpage e portavoce della Infectious Disease Society of America, aggiunge: "Non è che sia una gran sorpresa: il water viene più meno regolarmente pulito, la tastiera invece quasi mai. Il trucco sarebbe minimizzare l'effetto negativo dei batteri limitando ragionevolmente l'esposizione. Come? Basta acqua e sapone. No, non sulla tastiera: lavarsi le mani spesso con il sapone è il miglior mezzo per evitare le infezioni da parte di pericolosi batteri. Ma è impressionante come la maggior parte delle persone non si lavino le mani..."

Maniaci del sesso

> L'ultimo in ordine di apparizione è il frate che nel varesotto ha stuprato una bambina di 13 anni.
> Ronaldino beccato in albergo con tre trans e mollato dalla fidanzata.

> Il noto chirurgo Marcelletti accusato di pedopornografia.
> L'ingegnere austriaco che ha segregato la figlia per 24 anni e per altrettanti l'ha stuprata, avendo da lei ben sette figli.

> Giovanni Cacioppo, il cabarettista di Zelig, indagato per festini a base di coca e
sesso con ragazze minorenni.
> La Milano bene coinvolta in suqallide storie di sesso sado-maso. Scoperti 300 appartamenti del centro che nascondevano case d'appuntamento. Coinvolti agenti immobiliari.

Mi sembra che il più pulito abbia la rogna.

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