
Un vuoto nel cervello che si riflette drammaticamente nelle interrogazioni e nelle verifiche scritte.
Ragazzi che faticano a concentrarsi. Che vivono non per dare il meglio nelle verifiche che sostengono in classe, ma che campano nel miraggio di un perenne "recuperare" (sempre all'ultimo minuto). Giovani afasici, o che balbettano quelle due o tre cose, dette male, all'interrogazione, nella pretesa di riuscire a strappare al docente un sei.
A tale riguardo ho letto un articolo di Paola Mastrocola sulla Stampa, e devo dire che nelle sue
parole si nota una (giusta) indignazione. Mastrocola dice: abbiamo una scuola elementare tanto ammirata, nella quale il cosiddetto nozionismo e/o la cultura sono stati sostituiti dalle competenze. Teatro, canto, danza, pittura, gare di corsa, letture di libri, che vanno benissimo, ma che non devono far dimenticare che la scuola è il luogo dove si apprende, con molta fatica, certo. Che è il luogo dove imparare la matematica, Dante, la metrica latina, insomma il sapere, sono tutte cose che servono a sviluppare la capacità di ragionare. E che un giorno ti potranno anche aiutare a superare un concorso da vigile urbano. Se non si capisce questo, conclude la giornalista, smettiamola anche di parlare degli asini che non hanno superato questo concorso. E dimentichiamoci, aggiungo io, anche di quelli che per gli stessi motivi non hanno superato il concorso per diventare magistrati...

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