(La Stampa - 23 marzo 2014 - pag. 33) - Mussolini non può restare cittadino onorario di Torino. Facendo seguito a un'analoga decisione del Comune di Torre Pellice, da Pd e da Sei è partita una mozione che chiede di cancellare l'onorificenza conferita nel 1924 al Duce, capo del governo. Un invito a nozze per l'Anpi, l'Associazione dei Partigiani d'Italia, che invita i propri iscritti a verificare se altri Comuni si siano macchiati della stessa colpa e debbano essere depurati. Una verifica che si rivelerebbe presumibilmente fruttuosa, non soltanto nella provincia di Torino ma dell'intera penisola. I promotori della revoca elencano puntigliosamente - come se nonli conoscessimo - i vari crimini commessi da Mussolini e osservano che quel riconoscimento getta discredito sulla città e su personaggi accolti nell'albo d'oro per essersi battuti a favore della libertà, della democrazia, del progresso. In realtà, molti del fittissimo elenco risultano insigniti a diverso titolo, non esclusa qualche stravaganza (come Torre Pellice dove verrà conferita la cittadinanza onoraria a 50 bambini, figli di immigrati).
Facciamo grazia del bla bla ricorrente in certe canoniche occasioni per avanzare alcunimodesti rilievi. Con i tempi che corrono, vale la pena che i rappresentanti dei cittadini si distraggano con repliche stantie di antifascismo postumo? Ha un senso espungere da un registro - quasi un cimitero cartaceo - il nome di un tiranno morto da un settantennio? Come se questa minima damnatio memoriae aggiungesse qualcosa alle sanzioni del giudizio storico? Ma c'è un'altra, più sostanziosa ragione che indurrebbe a lasciare le cose come stanno. E' il rispetto per un passato che non si può rimodellare e abbellire a piacimento. Non si tratta qui di antifascismo e antifascismo. Appare semplicemente conforme a giustizia che siano conservate le testimonianze, non soltanto degli onori, ma degli errori, delle acquiescenze e delle viltà che si annidano anche tra le più smalgianti corone di alloro. La Storia, piaccia o no, non fa sconti a nessuno. Una bella lezione arriva in proposito da Ravenna.
Anche qui si è scoperto che il Duce è un cittadino onorario. E il consiglio comunale, chiamato a decidere sulla cancellazione del misfatto, ha risposto di no. A votarecompattamente non è stata una congrega di reazionari, ma la maggioranza di centrosinistra. Se ne è fatto portavoce, mostrando di avere cervello, il sindaco Fabrizio Matteucci: l'errore storico non può e non deve essere cancellato, rappresenta anzi una salutare "occasione di riflessione". Per evitare, se possibile, di ricascare in questi e altri inganni.
LORENZO MONDO
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