
Facciamo grazia del bla bla ricorrente in certe canoniche occasioni per avanzare alcunimodesti rilievi. Con i tempi che corrono, vale la pena che i rappresentanti dei cittadini si distraggano con repliche stantie di antifascismo postumo? Ha un senso espungere da un registro - quasi un cimitero cartaceo - il nome di un tiranno morto da un settantennio? Come se questa minima damnatio memoriae aggiungesse qualcosa alle sanzioni del giudizio storico? Ma c'è un'altra, più sostanziosa ragione che indurrebbe a lasciare le cose come stanno. E' il rispetto per un passato che non si può rimodellare e abbellire a piacimento. Non si tratta qui di antifascismo e antifascismo. Appare semplicemente conforme a giustizia che siano conservate le testimonianze, non soltanto degli onori, ma degli errori, delle acquiescenze e delle viltà che si annidano anche tra le più smalgianti corone di alloro. La Storia, piaccia o no, non fa sconti a nessuno. Una bella lezione arriva in proposito da Ravenna.
Anche qui si è scoperto che il Duce è un cittadino onorario. E il consiglio comunale, chiamato a decidere sulla cancellazione del misfatto, ha risposto di no. A votarecompattamente non è stata una congrega di reazionari, ma la maggioranza di centrosinistra. Se ne è fatto portavoce, mostrando di avere cervello, il sindaco Fabrizio Matteucci: l'errore storico non può e non deve essere cancellato, rappresenta anzi una salutare "occasione di riflessione". Per evitare, se possibile, di ricascare in questi e altri inganni.
LORENZO MONDO
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