"Appena arrivata non facevo altro che piangere. Il capo baracca, un'ebrea slovacca, mi dice: "Vuoi la tua mamma"? Te la faccio vedere io. Mi indica una colonna di fumo nero che si levava in lontananza. "Eccola, ne hanno fatto sapone come con la mia". Non c'era più un briciolo di umanità. Quelli che distribuivano il rancio si appropriavano per primi del fondo di rape e di patate, per gli altri c'era solo la nera brodaglia. Ho visto madri strappare una crosta di pane dalla bocca dei figli e viceversa".
"Chilometri e chilometri con gli zoccoli, nella neve (per portarla via da Auschwitz, Ndr). Partiamo in mille e arriviamo meno di cento. Mi costringono a pulire un campo di cadaveri e un uomo morente mi stringe la mano e sussurra, "racconta quello che hai visto altrimenti nessuno potrà credere che è veramente accaduto tutto questo". Non lo dimenticherò. Una mattina ci schieriamo tutti per l'appello e non si presenta nessun ufficiale. Erano scappati. Furono gli americani a liberarci, per fortuna: loro portavano i prigionieri in ospedale, i russi, invece, aprivano le cucine e la gente si buttava sul cibo morendo per l'abbuffata".
(Dall'intervista pubblicata su La Stampa del 15 marzo 2014, pag. VII dell'inserto "TuttoLibri")
Edith Bruk è nata nel 1932 a Tiszakaràd in ungheria. E' sposata con lo scrittore Nelo Risi
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