(La Stampa) - Una donna seduta, con le mani in grembo, colta da Henri
Matisse in un momento di malinconia. Un quadro scomparso per oltre mezzo
secolo, ufficialmente bruciato nei bombardamenti di Dresda del 1945.
E invece è riemerso, assieme ad altri 1.500 capolavori, due anni fa
in un appartamento di Monaco intestato a un innocuo vecchietto, in mezzo
a montagne di immondizia, di scatolette di cibo vecchie di decenni, di
mobili dozzinali. Adesso quel quadro perduto del grande pittore francese
si candida a diventare il lieto fine di una sensazionale storia, anche
piena di veleni, che si trascina dal 2012.
A febbraio di quell’anno, la polizia doganale fa una perquisizione
nell’appartamento di un quartiere residenziale del capoluogo bavarese in
cui vive in condizioni modestissime Cornelius Gurlitt.
A febbraio di
quell’anno, la polizia doganale fa una perquisizione nell’appartamento di un
quartiere residenziale del capoluogo bavarese in cui vive in condizioni
modestissime Cornelius Gurlitt.
Gli agenti si
sono insospettiti del 79enne dopo averlo trovato su un treno, di ritorno dalla
Svizzera, con 9.000 euro in contanti nascosti nella giacca. Quando decidono di
andarlo a trovare, scoprono una miriade di tesori nascosti dalla sporcizia,
opere di Picasso, Munch, Beckmann, Klee. Capolavori del padre di Cornelius:
Hildegard. Un mercante d’arte che aveva approfittato del bando nazista
dell’«arte degenerata», confiscata a migliaia di ebrei, per mettere insieme un
patrimonio stimato oggi attorno al miliardo di euro - ma non è ancora chiaro se
gli inquirenti hanno trovato tutto. Gurlitt padre aveva poi dichiarato
distrutti quei tesori, inghiottiti dagli incendi di Dresda.
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