http://irpinianelmondo.wordpress.com/2010/07/15/p3-da-cervinara-av-ecco-pasquale-lombardi-luomo-che-sussurrava-ai-giudici/
Lo chiamano "l'intrallazzatore"
Cervinara, paesotto irpino di novemila anime in provincia di Avellino. Eccolo, forse non ci crederete, ma è proprio questo il paesotto. È lontano geograficamente, ma assai vicino idealmente al salotto tripiani di Bruno Vespa a piazza di Spagna dove il Vaticano s’incontra con le esigenze terrene, il luogo della P3 degli affari. È il luogo da dove il geometra Pasquale Lombardi, presunto giudice tributario che sussurrava ai giudici veri, decideva, o tentava di farlo spesso con successo, le nomine ai massimi vertici della magistratura, le maggioranze parlamentari sulle leggi berlusconiane, i grandi affari eolici destinati a Flavio Carboni, sospetto omicida assolto dall’impiccagione di Roberto Calvi sotto il Ponte dei Frati neri a Londra.
Dettava le regole a Cervinara, non a Londra, la fondamentale Colonna Irpina, l’antico lascito del demitismo transitato al berlusconismo, che grande fece con il terremoto questa terra.
È nativo proprio di Cervinara non solo Pasquale Lombardi, l’uomo finito in galera per ricostituzione di una loggia massonica segreta come la P2 di gelliana memoria, ma, guarda un po’, per nascita dei genitori, anche Marco Milanese, ex ufficiale delle Fiamme Gialle della Guardia di Finanza, oggi deputato del Pdl, ma soprattutto portaborse, anzi di più, alter ego in servizio diuturno effettivo del superministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il Tremonti che Berlusconi vive come il principale avversario, aspirante a sostituirlo alla premiership. Possibile che in un buco campano, ignoto ai più, s’intreccino tra l’ignoto Lombardi e il rampante Milanesi le sorti politiche d’Italia? O comunque i cuspidi dello scontro politico nazionale all’interno del Partito delle Libertà ?
Lì vicino impera ancora l’antica potenza irpina demitiana di Nicola Mancino, vicepresidsente del Consiglio superiore della Magistratura, il cui potere locale sembra intatto e che nella vicenda delle nomine ai vertici della magistratura dovrà dare anche lui qualche spiegazione , visto, che dalle intercettazioni è apparso piuttosto sensibile agli ordini della lobby di Cervinara.
Lo chiamano "l'intrallazzatore"
Cervinara, paesotto irpino di novemila anime in provincia di Avellino. Eccolo, forse non ci crederete, ma è proprio questo il paesotto. È lontano geograficamente, ma assai vicino idealmente al salotto tripiani di Bruno Vespa a piazza di Spagna dove il Vaticano s’incontra con le esigenze terrene, il luogo della P3 degli affari. È il luogo da dove il geometra Pasquale Lombardi, presunto giudice tributario che sussurrava ai giudici veri, decideva, o tentava di farlo spesso con successo, le nomine ai massimi vertici della magistratura, le maggioranze parlamentari sulle leggi berlusconiane, i grandi affari eolici destinati a Flavio Carboni, sospetto omicida assolto dall’impiccagione di Roberto Calvi sotto il Ponte dei Frati neri a Londra.
Dettava le regole a Cervinara, non a Londra, la fondamentale Colonna Irpina, l’antico lascito del demitismo transitato al berlusconismo, che grande fece con il terremoto questa terra.
È nativo proprio di Cervinara non solo Pasquale Lombardi, l’uomo finito in galera per ricostituzione di una loggia massonica segreta come la P2 di gelliana memoria, ma, guarda un po’, per nascita dei genitori, anche Marco Milanese, ex ufficiale delle Fiamme Gialle della Guardia di Finanza, oggi deputato del Pdl, ma soprattutto portaborse, anzi di più, alter ego in servizio diuturno effettivo del superministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il Tremonti che Berlusconi vive come il principale avversario, aspirante a sostituirlo alla premiership. Possibile che in un buco campano, ignoto ai più, s’intreccino tra l’ignoto Lombardi e il rampante Milanesi le sorti politiche d’Italia? O comunque i cuspidi dello scontro politico nazionale all’interno del Partito delle Libertà ?
Lì vicino impera ancora l’antica potenza irpina demitiana di Nicola Mancino, vicepresidsente del Consiglio superiore della Magistratura, il cui potere locale sembra intatto e che nella vicenda delle nomine ai vertici della magistratura dovrà dare anche lui qualche spiegazione , visto, che dalle intercettazioni è apparso piuttosto sensibile agli ordini della lobby di Cervinara.
http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=32419&sez=HOME_INITALIA&npl=&desc_sez=
ROMA (11 settembre) - La prima crepa nel muro di silenzi che i magistrati romani si erano trovati davanti fino a poche settimane fa l’ha aperta Arcangelo Martino, uno dei tre arrestati eccellenti dell’inchiesta sull’eolico. E anche uno dei presunti sodali di riferimento di quella che è già stata ribattezzata Loggia P3 per la rete fittissima di rapporti con magistrati, politici, uomini delle istituzioni che personaggi del calibro di Flavio Carboni e di Pasquale Lombardi erano riusciti a creare.
ROMA (11 settembre) - La prima crepa nel muro di silenzi che i magistrati romani si erano trovati davanti fino a poche settimane fa l’ha aperta Arcangelo Martino, uno dei tre arrestati eccellenti dell’inchiesta sull’eolico. E anche uno dei presunti sodali di riferimento di quella che è già stata ribattezzata Loggia P3 per la rete fittissima di rapporti con magistrati, politici, uomini delle istituzioni che personaggi del calibro di Flavio Carboni e di Pasquale Lombardi erano riusciti a creare.
Anche la seconda importante ammissione di Martino, e cioé che la P3, attraverso Pasquale Lombardi, si attivò sui vertici della Cassazione per ottenere un rinvio di una certa causa che stava per far abbattere sulla Mondadori una maxi-multa da 450 milioni di euro (e in effetti la causa fu rinviata alle Sezioni Unite, rinvio che ha permesso alla Mondadori di beneficiare del concordato fiscale presentata tra le pieghe della Finanziaria) non è sembrata sufficiente al gip. Anche il solo accenno di Martino a un supposto intervento dei vertici della Cassazione su questa materia, intervento che sarebbe stato sollecitato da Pasquale Lombardi detto «l’intrallazzatore», ha però suscitato l’irritazione del procuratore generale presso la Suprema Corte, Vitaliano Esposito, il quale smentisce ogni suo intervento.
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